LA FALCONERIA
La falconeria e la caccia con animali consistono nell'utilizzo di uccelli rapaci (falchi, aquile, gufi, civette).
Oggi è un'attività molto diffusa, purtroppo, e comprende sia l'allevamento in cattività, sia le mostre e la detenzione in generale, sia la falconeria applicata a scopi "didattici", di spettacolo e di caccia.
Gli amanti di questa rievocazione, che ci riportano nel del buio periodo del Medioevo (dove, ricordiamo, si solevano mostrare in piazza "orsi con le unghie mozzate e i denti recisi, costretti a ballare incatenati al suono dell'organetto" e allo stesso modo gente di colore catturata direttamente dall'allora remota Africa e persone nate menomate, i così detti "fenomeni da baraccone", ma anche impiccagoni e inquisizioni di persone innocenti... un periodo storico di cui andare fieri, insomma), si attaccano alla questione didattica, poiché credono di fare un piacere alla comunità mostrando da vicino la bellezza di animali da sempre inarrivabili finalmente rinchiusi e sottomessi. In realtà quel che può avere di istruttivo questo modo di avvicinare (solo fisicamente) la gente alla natura inerme è lo stesso che possono avere zoo e circhi: nulla di quel che viene mostrato di questi animali è lontanamente simile alla loro vera natura (i veri rapaci reagiscono con paura al confronto umano, quello è il vero animale selvatico che da un falconiere non si può trovare). La Natura vera degli animali è apprezzabile solo tramite documentari girati nei loro ambienti naturali, dove vivono allo stato brado. Oppure recandosi direttamente in loco ed osservandoli da lontano cercando di carpire l'attimo in cui si mostreranno per svolgere le loro funzioni primarie di sopravvivenza. È dunque incontestabile che quello che si ha davanti quando ci si reca in una falconeria non è che l'ombra del fantomatico "Re dei cieli".
Ma la questione non è solamente quella didattica. Anche i metodi di sottomissione e di addestramento non sono così amichevoli e spontanei, come sperano di farci pensare i falconieri.
Seguiremo tali procedimenti per ordine.
INFORMAZIONI GENERALI
LO SVILUPPO NEGLI ANNI
Storia
Praticata in Asia anche da più di 3'000 anni, la caccia con i rapaci, o falconeria, è una delle più antiche forme di caccia in tutto il mondo. Sviluppandosi poi anche in Medio Oriente, probabilmente quest'usanza è stata portata in Europa tramite i Crociati, come Federico II, il quale scrisse successivamente un trattato di falconeria ancora oggi considerato come il migliore in circolazione (e questo la dice tutta sulla cultura dei falconieri di oggi...).
La falconeria era un'usanza dei re medievali, poiché gli splendidi animali venivano considerati gli "orgogliosi re dei cieli" ed addomesticarli, rinchiuderli in gabbia ed esibirli poi durante le battute di caccia o ad apposite ricorrenze era considerato un privilegio che solo i nobili e la loro cavalleria elitaria potevano fregiasi di avere.
In Europa, si usava cucire le palpebre dei rapaci (cosa che in certi casi avviene tutt'oggi), solo in seguito, si sostituì gradualmente con il cappuccio.
Il ritorno di questa "moda"
Un forte ruolo di innovazione ed allargamento nella schiera dei falconieri o aspiranti tali lo ebbero, all'inizio degli anni '90, alcune iniziative intraprese da giovani gruppi che, senza i retaggi della elitaria tradizione del passato e con l'apertura di contatti sia culturali che pratici soprattutto all'estero, contribuirono alla divulgazione della falconeria in tutti gli ambienti sociali.
Il fattore fondamentale di questa crescita probabilmente è in gran parte dovuto alla relativa facilità e convenienza con cui da anni è possibile venire in possesso di un rapace, grazie all'allevamento in cattività di tutti i soggetti utilizzati in falconeria.
L'approvigionamento di uccelli dalla natura, ormai anacronistico ed incompatibile con le moderne sensibilità ambientali, è sempre stato un fortissimo limite sia culturale che economico posto alla divulgazione di questa passione. Oggi paradossalmente l'offerta supera la richiesta e chiunque può acquistare un rapace perfettamente in linea con le norme internazionali di protezione naturale ad un prezzo minore di quello di un cavallo o di un cane di razza.
Purtroppo non sempre la passione è supportata dalla competenza e talvolta, come accade per qualsiasi altro animale, la buona fede non basta per gestire l'oggetto delle nostre attenzioni, con conseguenze poco felici.
Per questo motivo sono nate un pò dovunque associazioni di appassionati in grado di indirizzare gli "aspiranti falconieri" verso questa disciplina senza far loro correre il rischio di delusioni premature e di danni irreversibili agli animali.
Tutto questo è stato il terreno di cultura su cui si è sviluppata la Falconeria degli ultimi anni.
La "fornitura" di rapaci
La tecnologia ha inciso in modo fondamentale anche sul processo di allevamento in cattività dei rapaci, fornendo strumenti di analisi cellulare e di sviluppo embrionale (incubatrici, schiuditrici, etc.) fondamentali per la riuscita della riproduzione.
La crescente conoscenza etologica dei rapaci in ogni ciclo vitale, riproduzione compresa, e l'utilizzo moderno dell'imprinting, hanno dato un apporto fondamentale per l'utilizzo della fecondazione artificiale cooperativa, che ha permesso la riproduzione in cattività delle specie aggressive interspecificamente. I soggetti utilizzati sono allevati a mano dall'uomo ed imprintati. In questo modo sia il maschio che la femmina si "accoppiano" con la mano dell'uomo, da pochi soggetti riproduttori si riescono ad ottenere molte uova feconde.
Con la crescente richiesta di uccelli rapaci, però, anche il mercato nero è andato sviluppandosi. Ripetutamente le autorità tedesche, ad esempio, hanno riscontrato presso i falconieri e nelle mostre, esemplari selvatici catturati illegalmente. La vendita di un uccello del genere frutta diverse migliaia di euro sul mercato nero. Un business redditizio per il quale vale la pena rischiare, perché i profitti sono elevatissimi come nel commercio di droga, mentre le sanzioni sono simili a quelle per un'infrazione come il divieto di parcheggio. Vengono scambiati anche uccelli adulti, trasportati attraverso le dogane in piccoli tubi, con gli occhi cuciti. A stento si può immaginare la sofferenza di questi animali selvatici durante e dopo l'agoniante operazione.
DATI
Numeri
Secondo il comitato contro l'uccisione di uccelli eV Bonn solo in Germania, vi sono circa 80.000 tra aquile, falchi, gufi e civette nei giardini zoologici, nelle falconerie e tra i circa 1.500 falconieri privati. Gli uccelli trascorrono la loro vita incatenati come uno status symbol del loro proprietario o come attrazione le mostre di uccelli da preda. In altri paesi, tuttavia, vi sono leggi che limitano la detenzione di rapaci e vietano la falconeria.
Con l'uso di differenti sottospecie di rapaci (come il Falco Pellegrino) e ibridi nella falconeria e nei programmi di allevamento in cattività in Europa, c'è stata una modificzione genetica graduale delle popolazioni indigene che causa parecchi problemi alla biodiversità e al normale corso della natura.
Le leggi
IN SVIZZERA:
La pratica della falconeria è permessa in tutta la Svizzera ma la sua regolamentazione varia a seconda dei Cantoni, poiché la decisione spetta a loro (si deve seguire la legge sulla protezione degli animali, ma essendo molto libera è facilmente sviabile):
Legenda:
Falconeria menzionata nella Legge e regolamentata
Falconeria menzionata nella Legge, ibridi non permessi
Falconeria menzionata e sottoposta ad una Regolamentazione
Falconeria menzionata in una Regolamentazione, permesso solo
l'uso di corvidi
Falconeria permessa con un'autorizzazione di base ma non inserita
nella Legge
Falconeria non regolamentata né dalla Legge né
da una Regolamentazione, ma prevista tramite decisione amministrativa
IN ITALIA:
La legge italiana che regolamenta la falconeria è la legge nazionale sulla caccia 157/92. I falconieri sono soggetti a dei vincoli: andare a caccia con i rapaci in Italia richiede una Licenza di Caccia e, di conseguenza, un Porto d'Armi per armi ad un colpo (come per la caccia con l'arco).
Il rapace o i rapaci utilizzati per falconeria o riproduzione devono essere nati in cattività da almeno due generazioni e ciò deve essere dimostrato dalla presenza di un anellino inamovibile (che viene messo quando l'animale è ancora piccolo e poi non può più essere tolto) con un codice che deve corrispondere al codice presente nel certificato di nascita o nel documento CITES.
Paesi che vietano la falconeria:
SVEZIA E FINALNDIA: proibita la falconeria in ogni sua forma, sia detenzione, che spettacolo o a scopi didattici, sia allevamento, sia utilizzo in forma di caccia
NORVEGIA E DANIMARCA: proibito l'utilizzo a scopi di caccia, didattici e di spettacolo ma permessa la detenzione
GRECIA: vietata la falconeria e limitata la detenzione
ITALIA: solo in alcune regioni come Trentino e Sardegna è vietata la falconeria
AUSTRALIA E NUOVA ZELANDA: divieto di falconeria e detenzione di rapaci
NAMIBIA: divieto di praticare la falconeria
IRAN: divieto di praticare la falconeria
USA: solo in Connecticut, Delaware, Hawaii, West Virginia vi sono divieti a proposito della falconeria.
La Svizzera dimostra, anche in questo caso, di essere ancora indietro rispetto ai tempi moderni in cui la sensibilità verso la Natura e i suoi abitanti non è solo una questione sommaria di apparenza a scopi turistici ma un pensiero assodato nella mentalità di un'intera nazione (la Svezia ne è un esempio concreto per diverse tematiche ambientaliste ed animaliste ma anche umaniste).
L'ADDESTRAMENTO
DA CACCIATORE A FALCONIERE
Per praticare la falconeria, oggi, è necessario procurarsi prima la licenza di caccia, sia che si voglia utilizzarlo a questo scopo, sia che lo si utilizzi solo a scopo lucrativo o didattico. Inoltre, si deve possedere una prova di legittimità per i rapaci e, a seconda della situazione, di un'approvazione per la loro collocazione.
L'uso della telemetria elettronica nella falconeria è ormai consolidato da una ventina d'anni. In pratica consiste nell'applicare sul falco (ad una zampa, sulle timoniere della coda o al collo) un piccolissimo trasmettitore di frequenza che viene captata da un ricevitore con antenna tipo Yagi. Il trasmettitore consente di rintracciare il falco nel caso dovesse essersi allontanato fuori dalla vista anche diversi chilometri ed ha una durata di utilizzo di diversi giorni continuativi.
vedi anche "Gli animali come arma" in caccia e pesca - la verità
ASSOGGETTAMENTO FORZATO
Per essere in grado di utilizzare i rapaci per la caccia o per le manifestazioni, questi devono essere assoggettati all'essere umano, annullando la loro volontà.
I: Un esempio della procedura seguita durante l'addestramento è quella in cui il timido animale posto su una barra e legato alla zampa, viene costretto a salire sul pugno del falconiere ad oltranza, anche se l'uccello pone resistenza. Solo una volta che si sarà rassegnato a stare sul pugno, gli sarà dato da mangiare. Questa procedura viene ripetuta giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, fino a quando il rapace non opporrà più resistenza e verrà di sua volontà sul pugno, sapendo che otterrà del cibo.
II: Ci sono altri altre fasi di addestramento, come quella di abituare i falchi a stare sul pugno di diverse persone, non solo quello del falconiere con il quale ha eseguito la prima parte dell'assoggettamento. Questa consiste nella cosiddetta "Wachtragen" (wach = veglia, tragen = indossare), ovvero per giorni e notti, verrà passato da persone a persona in continuazione, cambiando nel contempo anche l'ambiente circostante. L'uccello, confuso dalla vicinanza con le persone e i continui stimoli ambientali, dovrà continuare così fino al suo completo sfinimento. Quando non mostrerà più alcun segno di paura, la procedura potrà arrivare ad una fine.
III: Un metodo particolarmente crudele è la "camera d'acqua". Si porta il rapace in una stanza con il pavimento coperto dall'acqua (abbastanza profonda perché questi non tocchi il fondo in piedi). Per l'uccello atterrare sull'acqua significa la morte, poiché non può nuotare. Viene dapprima spaventato dalla gente e questi, dirigendosi in acqua cercherà disperatamente di trattenere il fiato il più possibile, fino a quando, senza più fiato, per sopravvivere, dovrà appoggiarsi al pugno del falconiere, a pelo d'acqua. Al rapace viene così insegnato che non ha altra scelta per salvarsi se non quella di tornare sul pugno del falconiere.
Una descrizione delle fasi di un addestramento è la seguente (presa da un sito di falconeria ufficiale):
L' addestramento di un rapace si basa su questi punti principali:
1) Imprintig: L'imprinting è per definizione quel processo attraverso il quale un animale memorizza quasi in maniera indelebile tutto ciò che lo circonda a partire da quando apre gli occhi dopo la nascita per un periodo che dura per quasi tutta la vita dell'animale ma esso è anche reversibile. In giovane età un animale è molto più portato a "legarsi" alle persone e dunque la prima fase di addestramento (ammansimento) può essere praticamene saltata se si parte con un rapace giovane.
2) Assuefazione: Si parla di adattamento, assuefazione o "abituazione" quando, alla presenza costante di uno stimolo, non si ha più risposta. Un esempio è che si cerca di accarezzarlo lui avrà paura e cercherà di beccarvi; ma si ripete costantemente questo stimolo tutti i giorni,il rapace si abituerà allo stimolo e non reagirà più. Questo processo di adattamento agisce esponendo il rapace a stimoli così continui e costanti che l'animale cessa di rispondere a essi.
3) Condizionamento: Il condizionamento psicologico è lo strumento più potente che il falconiere solitamente utilizza per addestrare un rapace. Il principio del condizionamento si basa sul concetto di "premio" e di "collegamento". Fu l'etologo Pavlov a studiare per primo questo fenomeno partendo da un semplice esperimento: ogni volta che il cane aveva fame e lui gli forniva del cibo, emetteva un fischio particolare, nel cane, col tempo, si era creata una "associazione" tra il fischio ed il cibo, per cui se il cane udiva il fischio, in lui iniziava una reazione di salivazione. Su questo esperimento di Pavolv si basa per esempio il condizionamento dei rapaci al fischietto.
Per ottenere un salto sul pugno, i falconieri mettono quindi del cibo (stimolo) sul pugno invitando il rapace a saltarvi sopra avvicinandosi a lui, facendogli chiaramente vedere il bocconcino sul pugno, magari facendogli dare qualche beccata; una volta che il rapace ha compiuto il primo salto sul pugno, saranno avvenute due cose 1) il rapace ha "collegato" che saltando sul pugno avrà del cibo e 2) il rapace ha capito che per avere il suo premio (cibo) dovrà saltare sul pugno.
In natura si insegue la preda solo quando si è affamati e la si uccide per sopravvivere. Se un falconiere vuole usare un rapace per la caccia, quest'ultimo non può essere stanco, ma deve comunque conservare una certa dose di fame per voler cacciare, pur non arrivando ad essere troppo debole per farlo. I falconieri hanno sempre negato di aver lasciato morire di fame i loro volatili, ma è certo che in periodi determinati non danno loro nulla da mangiare anche se il metabolismo lo richiede per mantenerli affamati. I falconieri proprio non vogliono saperne di usare la parola "fame" in questo contesto e continuano a negare (anche se poi nella spiegazione seguente, scritta proprio da un falconiere, la parola è usata eccome).
4) Fisiologia alimentare: il fulcro su cui lavora il falconiere per incitare il rapace a saltare sul pugno o a ritornare quando viene richiamato ma anche ad attaccare una preda (vera o simulata) durante i voli liberi è la fame. Ogni animale ha dei cicli fisiologici che alternano la sensazione di fame che viene percepita molte ore dopo aver assunto un pasto alla sensazione di sazietà che viene percepita subito dopo aver mangiato. Il falconiere sfrutta questi cicli fisiologici per incitare il falco durante l'addestramento a volare sul pugno o sul logoro quando viene richiamato. Per incoraggiare il rapace ad eseguire gli esercizi di salto sul pugno si sfrutta il momento in cui esso ha fame (cioè, nel ciclo fisiologico, il momento in cui il rapace ha completamente digerito l'ultimo pasto e il suo organismo richiede nuovamente del cibo). Il processo di addestramento è molto graduale: si parte abituando il rapace a mangiare il cibo sul pugno, si prosegue facendogli compiere dei saltelli da brevissima distanza sul pugno per avere il cibo e col tempo si allunga la distanza dei salti al pugno fino anche a svariate centinaia di metri. La gestione alimentare dei rapaci e del loro peso svolge dunque un ruolo fondamentale nel loro addestramento ed è la fase in cui il neofalconiere può fare degli errori che possono danneggiare il falco oppure possono provocarne la fuga durante i voli liberi. Il rapace deve essere pesato quotidianamente, anche due o tre volte al giorno, ed il suo peso deve essere registrato su un apposito diario (il "diario del falconiere"); attraverso il controllo del peso il falconiere individuerà il "peso di volo" cioè il peso al quale il rapace offre le migliori performance di volo e di caccia mantenendo un buon margine di sicurezza che ne garantisce il ritorno se richiamato. Quando si inizia ad addestrare un rapace dunque, la prima cosa da fare è pesarlo; se il rapace fino a quel momento è stato alimentato "ad libitum" cioè ha sempre mangiato abbondantemente, sicuramente esso si troverà nel suo peso massimo (grasso); a questo punto verrà ridotta la razione alimentare e, di conseguenza, nel giro di qualche giorno, anche il peso del rapace inizierà a ridursi ed il suo livello di fame sarà maggiore. A questo punto si può iniziare a tentare di insegnare il primo semplice esercizio al rapace: il salto sul pugno; se dopo i primi tentativi il rapace non risponde bene, si abbasserà ulteriormente il suo peso e si riproverà il giorno dopo. La regola generale dice che il peso ideale per l'addestramento, il volo libero e la caccia, è di circa il 10-15 % inferiore al peso normale di un rapace ben nutrito.
Durante l'addestramento di un rapace per prima cosa bisogna ammansire il rapace, abituandolo a stare sul pugno, mangiare sul pugno, farsi incappucciare e toccare. Successivamente, usando la gestione della fame e il condizionamento si insegna al rapace a saltare sul pugno, da distanze via via maggiori in un ambiente chiuso e contemporaneamente lo si condiziona anche al fischietto (ogni volta che si richiama il rapace sul pugno offrendogli del cibo il falconiere fischia col fischietto per fare associare questo suono al cibo nella mente del rapace). Dopo all'addestramento all'aperto, ripetendo sempre gli esercizi di richiamo al pugno fischietto, ed utilizzando la filagna così da evitare fughe. Sempre usando la filagna si addestra il rapace anche al logoro. Quando il rapace imparerà a venire al pugno e al logoro in filagna da distanze molto elevate, sarà pronto per fare i primi voli completamente libero. A questo punto si passerà all'addestramento di specializzazione.
Nella falconeria classica, il volo di specializzazione consiste nell'addestrare il rapace alla caccia per poi essere utilizzato come arma al posto di fucili o archi.
LA DETENZIONE
La prigionia nella voliera
È ormai evidente a tutti la differenza tra una gabbia e il cielo sconfinato. I rapaci vivono alla stregua di carcerati ai quali si regala l'ora di ginnastica all'aperto due volte al giorno (ma non certo per concessione, solo per restare in allenamento e servire al meglio "il padrone").
Durante la reclusione nella voliera capita che gli animali che non hanno la possibilità di scansarsi a vicenda si colpiscano. Spesso sono i maschi, più piccoli, che vengono sbattuti a terra dalle ali più ampie delle femmine. Per evitare questi incidenti mortali, i falconieri tagliano una parte delle ali dei rapaci femmina, così che sia più difficile che l'inconveniente avvenga. Come potrà mai sentirsi un volatile, il dominatore del cielo, privato delle proprie ali?
I perché
I rapaci sono animali affascinanti, vederli volare trasmette un senso di libertà. Non importa quanto sia grande una voliera (da sempre unico fattore considerato dal Veterinario Cantonale per stabilire se viene rispettata la dignità degli animali reclusi a scopo di lucro, cosa non poco limitante), il comportamento di un animale in cattività non rispecchierà mai quello naturale. Anche se questi uccelli sono in condizioni di "libertà" durante la caccia o una rappresentazione, sarà sempre una libertà in cattività, le cui regole sono stabilite dagli esseri umani. Per questo saranno perennemente soggetti ad una condizione di stress fisico e psichico.
L'acquila, ad esempio, per volare ha bisogno delle correnti ascendenti che ci sono sulle cime dei monti dove trovano le correnti ascensionali. Le acquile che si vedono volare alla falconeria su 30-50 metri di altezza, sbattono le ali spasmodicamente come passeri e anche questo è un fattore stress.
La legge sulla protezione degli animali stabilisce che questi due fattori (dignità e stress) devono essere garantiti, ma non si preoccupa affatto di definirne i parametri per la loro misurazione. Per questo ci sarà sempre una scappatoia che permetterà agli aguzzini di cominciare e di perpetrare le loro attività obsolete, antiquate e diseducative, oltre che crudeli ed antietiche.
Non visitate mai falconerie e mostre di animali (da caccia e non), perché sono da considerare alla stregua di zoo (e circhi) e dunque da boicottare e bandire, come hanno fatto già diversi Paesi civilizzati.
Un'analisi psicologica
Il reclusore (in questo caso il falconiere):
Questi uomini sono affascinati davvero dalla bellezza dell'animale, che diventa ben presto l'oggetto dei loro desideri. Ciò porta ad un egoistico e morboso sentimento di possessività verso tale/i oggetto/i; un sentimento che si può trovare in maniera identica in certi maniaci ossessionati dalle cose belle.
In effetti, è esattamente la stessa cosa: un uomo che vede una bella fanciulla ma sa che è irraggiungibile (come un rapace che vola alto nel cielo), può arrivare a pensare di rapirla (cosa che avviene per davvero quando la mente non ha inibizioni) per averla tutta per sé, anche se in gabbia. Ci sono diversi casi umani di fanciulle rapite e tenute in una cantina o una casa... anche per anni o per tutta la vita. Se si sostituisse la parola "falco" con la parola "ragazza", la situazione non risulterebbe del tutto simile?
I falconieri puntano molto, nel giustificarsi, sul sentimento di complicità che si instaura tra loro e i loro rapaci. Sempre tenendo lo stesso paragone, si potrebbe tranquillamente associare al desiderio di uno di quei maniaci di cui sopra di avvicinare la vittima, dopo averla rinchiusa per lungo tempo ed averla svilita. Questo per ovviare al senso di colpa che a volte lo affligge, nel profondo del suo cuore, sapendo che il prigioniero soffre e non è dunque al massimo del suo splendore.
Inoltre, avendo anche la fiducia della vittima, la si possiederà completamente: oltre che fisicamente, sarà sua anche mentalmente.
I falconieri, come i rapitori, confondono questo per "amicizia", ma è un sentimento falso, dato dalla manipolazione di una psiche indebolita dalla prigionia.
Il recluso (in questo caso i rapaci):
A volte si sente parlare di un prigioniero (o ostaggio) che crede di essersi innamorato dell'uomo che lo ha rinchiuso e stenta a separarsene quando poi gli viene data l'opportunità di farlo.
Questo fenomeno si chiama "Sindrome di Stoccolma", e si riferisce ai casi in cui la vittima si "affeziona" al suo aguzzino in un legame di dipendenza diretta, visto che nel periodo della segregazione la realtà cognitiva della vittima viene limitata alla sola presenza dell'aguzzino:
"La sindrome di Stoccolma è una condizione psicologica nella quale una persona vittima di un sequestro può manifestare sentimenti positivi (in alcuni casi anche fino all'innamoramento) nei confronti del proprio rapitore.
Viene talvolta citata anche in riferimento ad altre situazioni simili, quali le violenze sulle donne o gli abusi sui minori e tra i sopravvissuti dei campi di concentramento.
Le vittime provano una forma di attaccamento emotivo verso i rapitori fino a giungere al punto, una volta liberati, di prenderne le difese e richiedere per loro la clemenza alle autorità."
(fonte: Wikipedia)
Nella mente del prigioniero, indebolita dalla disperazione di non poter più sfuggire, compare uno spiraglio di luce quando l'uomo gli tende la mano per dargli del cibo o un'accenno ad un gesto di affetto. Si crea così l'illusione di attaccamento a questo spiraglio di luce e dunque alla persona che gliel'ha donato, anche se è la stessa che gli ha tolto tutto il resto.
Quindi una volta liberi, ci si sente del tutto sperduti e ci si volta verso il rapitore come per chiedergli "e adesso che devo fare? Aiutami..." perché si è totalmente incapaci di immaginarsi una vita all'esterno delle mura che hanno costituito la sua esistenza da sempre. Stessa cosa per i rapaci, da sempre, dalla nascita, chiusi ed abituati ad avere come riferimento il falconiere che li illude di proteggerli ed essere colui che procura loro il cibo. Ovviamente quando poi spiccheranno il volo tenderanno a far ritorno sul braccio dell'aguzzino, poiché non immaginano come potrebbero altrimenti avere del cibo e un riparo, volando via (e perché la loro mente è stata da subito soggiogata e convinta che nel pugno del falconiere vi è la salvezza, il "luogo in cui tornare", come visto nella descrizione dell'addestramento).
In realtà l'istinto selvatico è parte del proprio patrimonio genetico, quindi basterebbe un periodo di riabilitazione (breve o lungo a dipendenza dei casi) e potrebbero tornare o imparare a vivere in Natura.
È chiaro che finché la falconeria sarà tutelata a nessuno verrà mai in mente di togliere i rapaci, "in ostaggio" dai falconieri "rapitori-detentori", così come invece verrebbe fatto per gli esseri umani.

Rapace morto poco dopo aver tentato la fuga in volo, aveva attaccato alle zampe un peso e nonostante questo ha fatto diversi metri. Purtroppo, per lo stesso motivo, si è incagliato su un palo dell'alta tensione, rimanendo fulminato... un'altra vittima della vanità e bramosia umane!
(foto scattata in Tunisia nell'estate del 2010)
FONTI:
- http://www.die-tierfreunde.de/inhalte/themen/jagd/falkner.htm
- http://www.savethefalcons.org/science_archive/science_archive_14.asp
- http://www.uncf.it/attua.html
- diversi siti svizzeri, italiani, tedeschi ed internazionali sulla falconeria che non riteniamo di dover citare