|
CACCIA
E PESCA:
La verità
Entrambi questi "passatempi" consistono nell'uccidere
animali per puro divertimento! Un divertimento da vigliacchi.
Pesca
a strascico
da
Wikipedia:
La
pesca a strascico è un metodo di pesca che consiste
nel trainare attivamente una rete da pesca sul fondo del mare.
La rete può essere trainata da una o due barche.
La parte della bocca (l'apertura della rete) e delle ali (parte
laterale) che strascica il fondale è in genere armata
di piombi e catene con la funzione di smuovere il sedimento
e di farne venir fuori pesci ed altri animali che vi fossero
intanati mentre la parte superiore degli stessi è dotata
di galleggianti con lo scopo di tenere aperta la bocca.
Effetti
sull'ambiente
La
pesca a strascico bentonica è fonte di notevole impatto
sull'ambiente marino. Le reti a strascico infatti distruggono
o asportano qualunque cosa incontrino sul fondale, pesci,
invertebrati, coralli, alghe, posidonie, eccetera e lasciano
un ambiente devastato dove le comunità biotiche originarie
si potranno reimpiantare solo dopo molto tempo.
Le
contraddizioni dei cacciatori
- Sono
contro il bracconaggio, ma poi dicono che
gli animali presi dai bracconieri verranno IMPAGLIATI e
venduti come TROFEI per BENEFICENZA PER I CACCIATORI (vedi
Matrioska
21.01.09).
E infatti alla Borsa delle Armi così è stato
(vedi Quotidiano
07.02.09)
- Dicono
che ci sono troppi animali di certe specie (ungulati, caprioli,
camosci, cervi, conigli, ...) ma poi condannano anche i
loro predatori naturali (lupi, linci ed orsi)
-
Lo stesso per la pesca, voglion far sparire cormorani, aironi
e altri uccelli pescatori ma poi si devono sentire obbligati
a "regolare la proliferazione dei pesci" altrimenti
affollerebbero troppo i fiumi.
Come
rispondere alle obiezioni più frequenti che vengono
mosse dai cacciatori e dai pescatori a chi li accusa di crudeltà
contro gli animali?
Affermazione: Gli esseri umani hanno l'istinto
del cacciatore. Dobbiamo inibire i nostri istinti?
Risposta: Certo. Non possiamo certo sottostare ad ogni
istinto primitivo. In una società civile ci sono norme
da rispettare: che costituiscono l'etica. Uccidere per divertimento
va contro l'etica delle persone civili.
Affermazione: Il mondo è fatto di predatori
e prede; noi non siamo soltanto un altro predatore?
Risposta: No. Nella caccia e nella pesca si uccidono
altri esseri viventi non per sopravvivere, ma per puro divertimento.
Affermazione: La caccia è una tradizione.
Risposta: Solo perché qualcosa esiste da secoli
o millenni non significa che sia una cosa giusta. Altri "buoni
esempi" di usi e tradizioni sono: la discriminazione
sessuale, la schiavitù, la tortura, le esecuzioni pubbliche
ed il rogo delle streghe.
Affermazione:
Nella caccia c'è la sfida tra uomo e animale.
Risposta: In realtà, la caccia non è
altro che vigliaccheria, perché il cacciatore non corre
alcun pericolo, e ammazza comodamente gli animali, che non
sanno neanche di partecipare ad una sfida, col suo fucile.
Affermazione:
I cacciatori ed i pescatori contribuiscono alla salvaguardia
dell'ambiente.
Risposta: In realtà i cacciatori inquinano l'ambiente
coi pallini di piombo che lasciano sul terreno (un veleno
per il suolo e per gli animali che inavvertitamente se ne
cibano). I pescatori spesso lasciano in giro ami e fili di
nylon, che inquinano e che sono delle vere trappole per gli
uccelli e per tutti gli altri animali. Molti pescatori e cacciatori
sostengono di amare la natura, ma devono rendersi conto che
non si può amare la natura ed uccidere gli animali
che in essa vivono.
Affermazione:
I pesci sono muti, come gli insetti; cosa c'è di
sbagliato nella pesca?
Risposta: Anche se non siamo in grado di udire le urla
di dolore dei pesci, vediamo come si dibattono e cercano di
respirare quando vengono catturati. L'agonia dei pesci (una
lenta asfissia in una rete oppure dopo un lungo periodo di
lotta contro un uncino infilato da qualche parte della loro
testa) è particolarmente dolorosa e angosciante.
Affermazione:
Nella "pesca sportiva" il pesce viene ributtato
in acqua, quindi non c'è nulla di male.
Risposta: Quindi non ci sarebbe niente di male nel
ferirgli la bocca con l'amo, tirarlo fuori dal suo ambiente
naturale e fargli patire l'asfissia, danneggiare il rivestimento
delle scaglie (che lo protegge dalle malattie) quando lo si
prende in mano e spaventarlo a morte. Niente di male?
Gli
animali come arma
Spesso
i cacciatori non usano solo armi da fuoco per cacciare, ma
si servono di animali.
Tutti sanno che vi sono diverse razze di cani utilizzate per
tale scopo ed addestrate sin dalla tenera età a fiutare
la preda ed indicarla al cacciatore.
Addirittura gli animali vengono usati come arma:
Oltre ai cani, anche animali rapaci (vedi anche sezione falconeria)
e furetti.
Uso
di furetti per la caccia
Il
compito del furetto è quello di guidare il cacciatore
verso la tana del coniglio, così che lo si possa uccidere
(o anche catturare con reti o cesti).
La caccia con il furetto viene fatta anche dai falconieri
in combinazione con un rapace.
Cani usati dai cacciatori
Molti
cacciatori che usano il cane come un aiuto essenziale nella
ricerca delle prede ferite sono soliti usare il loro fedele
motto "la caccia senza un cane è spazzatura".
I cani utilizzati divisi in vari gruppi sono:
-
Segugi: ad esempio Spaniel, cani da guardia tedeschi.
-
Puntamento:
ad esempio, il Shorthair, Weimaraner, Pointer, Setter, ecc.
-
Retrievers: ad esempio, Labrador, Retriever, Golden
Retriever.
- Cani
da fiuto di sudore (e al sangue): per esempio Hannover,
Bavaresi, ecc.
-
Cani
da fiuto a terra: ad esempio Bassotto, ecc.
La
formazione è spesso dolorosa
Non
tutti i cacciatori amano i loro cani né fanno finta,
molti (se non tutti) vedono in loro uno strumento di caccia
e null'altro. La formazione dei cuccioli destinati alla caccia
inizia con all'età di circa due anni. Un tempo venivano
utilizzati i tele-ictus (attrezzatura che causava notevole
sofferenza e dolore) che però dal 2006 è stata
vietata. L'applicazione di questi dispositivi è quello
di abituare il cane ad un'azione istintiva associata al dolore
provocato. Il dolore varia a seconda della sensibilità
del cane e le circostanze dell 'ambiente, la distrazione,
l'umidità della pelle o stato di eccitazione. Da degli
studi sappiamo che anche gli apparentemente innocui urti al
tessuto possono portare cambiamenti nei muscoli e nel cervello,
come pure piccole emorragie di distruzione dei tessuti. Attraverso
l'uso di collari, sono spesso riscontrate lesioni della pelle
nella zona del collo. Inoltre, anche gli urti provocano un
surriscaldamento del attrezzo che porta a delle ustioni.
Le
ferite
Nonostante
la loro formazione, i cani rimangono spesso feriti nello svolgimento
del compito assegnatoli dal cacciatore. La maggior parte delle
lesioni nei cani da caccia sono strappi, punture, e morsi.
Questo è il rischio per gli animali che vengono comprati
da un cacciatore che li considererà solo come un'arma.
La sensazione di potere sembra essere anche qui e di nuovo
più forte degli scrupoli morali. Animali addestrati
a cacciare altri animali è una crudeltà che
viene tollerata senza ragione, perché la caccia non
ha nessun vantaggio per la natura di cui pretende di prendersi
il merito ogni anno.
Statistiche
federali della caccia e la pesca in Svizzera
http://www.wild.uzh.ch/jagdst/jahresstatistiken_v2.php?sp=3
Vai
alla pagina Caccia
ai mammiferi marini
|
LA
GAZZETTA DI MANTOVA
I racconti della Gazzetta
Io, il Lupo di Cappuccetto Rosso
Il
mio nome, tra gli umani, da ormai molte lune, è immortale,
come la mia storia.
Io sono il Lupo di Cappuccetto Rosso, carnivoro senza colpa e preda
innocente delle mie prede.
Non ho mai ucciso gli umani, non ho straziato le loro carni, non
mi sono abbeverato del loro sangue, ma nessuno tra loro ha mai levato
la voce in mia difesa.
Il
mio ricordo, nella moltitudine dei loro figli, ancora incute timore
e terrore, ma i miei morirono ancora cuccioli, la mia compagna con
loro, come moltissimi altri tra i nostri simili, a branchi. Ero
nato con la mia inclinazione e di questo non avevo colpa.
Seguivo il mio istinto e conoscevo quello delle mie prede e con
loro correvo e vagavo per il territorio dove, con gli umani e gli
altri esseri viventi, dovevano e potevano vivere.
La
vera natura degli umani era ed è ancora per me misteriosa.
Io, il Lupo, so bene, così come gli umani, che la reciproca
connivenza risale al sorgere ed al tramontare d'innumerevoli lune
piene quando, emtrambi cacciatori, lealmente spartivamo lo stesso
cibo.
I nostri ed i loro padri stabilorono anche un patto; noi entrammo
nelle loro tane, calde e piene di cibo e, assoggettando il nostro
carattere schivo e solitario, facemmo loro il grande dono del cane
domestico.
I
migliori amici degli umani hanno però dimenticato il richiamo
della carne e del sangue che li lega ai loro antichi padri.
Io il Lupo, non capisco le azioni degli umani, e perché sono
così imprevedibili.
L'istinto e l'insegnamento di chi ci nutre nei nostri primi anni
di vita, ci avvertono che gli umani sono pericolosi, non solo per
noi lupi e gli altri esseri viventi, ma anche per loro stessi.
Distruggono
e costruiscono tane calde e piene di cibo per loro, per i loro figli,
i loro simili, e per alcuni degli altri esseri viventi, terrestri,
acquatici e dell'aria.
Si aiutano, ci aiutano, e li aiutano, ma si uccidono, ci uccidono
e li uccidono.
Eppure sono deboli, non hanno grandi denti, né mandibole
possenti per mordere, né artigli affilati per strappare carni,
né forti ed agili zampe per correre, fuggire e cacciare.
Usano
solo due zampe e forse la loro forza è nei due piccoli piedi
attaccati alle altre due che dallo loro testa scendono sui loro
fianchi.
Sono piccoli i loro piedi, e senza grose unghie, ma li muovono continuamente,
rapidi, silenziosi, agili, con essi portano il cibo alla bocca e
toccano i loro figli.
Dai loro piccoli piedi arriva la fiamma che arde e brucia, e ci
tiene lontani, ma anche il tuono assordante che da lontano arriva
veloce come il fulmine, colpisce le nostri carni, le brucia ed uccide
i nostri corpi.
Con
i loro piccoli piedi poggiano carni succulente e senza vita su gelide
trappole che a tradimento, nelle fredde giornate senza prede, imprigionano
con la nostra fame, le ossa e le carni delle nostre teste e delle
nostre zampe, rompendole, straziandole, fino a toglierci la vita.
Io,
il Lupo di Cappuccetto Rosso, temevo e non amo gli umani.
L'uomo che uscì da una delle tane insieme alla ragazza, mentre
in quella fredda giornata senza prede, cercavo cibo per me, i miei
cuccioli e la mia compagna, con i suoi piccoli piedi lanciò
il fulmine assordante che colpì e ferì le mie carni.
Prima di cadere vidi la vecchia donna che usciva dall'altra tana
e sentii il suo urlo.
Riaprii
gli occhi menre i piccoli piedi dell'uomo, rapidi e senza pietà,
penetrarono, freddi e taglienti, nelle mie viscere, laceradole e
strozzando in gola il mio dolore ed i miei guaiti, gli ultimi delle
mia vita.
Non conosco la storia umana di Cappuccetto Rosso, voi umani la conoscete
già e posso solo raccontarvi la mia.
La prima notte di luna piena dopo la mia morte, la mia fedele e
dolce compagna, con tenerezza, ululò a lungo per la mia mancanza
che aveva spezzato un'unione lunga, appassionata e felice, e con
strazio per la sorte dei nostri cuccioli.
Prima
della seconda notte di luna piena, dopo la mia morte, i miei cuccioli
e la mia compagna, morirono per fame e mi raggiunsero qui, nella
faccia nascosta della luna, dove si riuniscono e riposano per l'eternità
le anime di tutti i lupi.
Un privilegio concesso loro affinchè, almeno da morti, non
possano più rivedere gli umani.
|
|