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Rassegna stampa

 

comunicato stampa

Vittoria penale

26 luglio 2013

In data 22 luglio 2013, Stefano Fehr, figlio della proprietaria dello Zoo al Maglio, esponente politico dei Verdi, e municipale del Comune di Neggio, è stato condannato per reati penali contro Offensiva Animalista.
Era ormai da diverso tempo che il signor Fehr ci diffamava ripetutamente e pubblicamente dal suo profilo facebook letto da centinaia di ticinesi dandoci appellativi quali “fascisti”, “terroristi”,  ecc procurandoci un grave danno d’immagine. Questo personaggio è arrivato anche a minacciare di spararci qualora andassimo a volantinare nuovamente nei pressi della struttura sopracitata, volantinaggio tra l’altro concesso per legge.
Inoltre, il signor Fehr ha più volte scritto falsità sul nostro gruppo animalista e da qui è scaturita la denuncia di diffamazione che è andata a buon fine.
Rendiamo pubblica questa condanna in quanto ci teniamo a distanziarci pubblicamente dalle esternazioni del signor Fehr.
vedi anche:
Un "pregiudicato" in lista per I Verdi?
Pagina sullo Zoo al Maglio

22/09/2011 - Rsi

SCIMMIA IN FUGA DALLO ZOO AL MAGLIO


02/12/2010 - cdt.ch

Sullo zoo al Maglio c'è accanimento

¦ Prendo posizione nei confronti dell'atto parlamentare contro lo zoo al Maglio (cfr. CdT del 20 novembre), depositato dal deputato del Partito socialista Fabio Canevascini. A quanto mi consta Canevascini non è né veterinario, né biologo, né zoologo, né etologo, né tantomeno sociologo. Intanto però nella sua interpellanza parlamentare va dissertando su aspetti scientifici di cui non ha competenza, per avvalorare le sue tesi contro lo zoo al Maglio di Neggio, tesi che scaturiscono manifestamente da una reazione di pancia, dunque soggettiva e
inattendibile, ergo politicamente inaccettabile. Nel mondo scientifico la questione degli zoo e di altre strutture
simili è ancora dibattuta e non vi è a tutt'oggi alcuna presa di posizione ufficiale o significativa in merito. Quello
che però mi preme in un contesto simile è che la vertenza venga gestita in modo leale e onesto, senza buttar fumo negli occhi alla gente. Quindi ci vogliono obiettività e prove alla mano.
Niente di tutto ciò traspare dai metodi usati da Canevascini (bel socialismo!): anzi, egli dà l'idea d'aver raccolto una triste eredità parlamentare, carente sia di metodo che di contenuti. Ciò che lascia allibiti e preoccupa è che il deputato vorrebbe addirittura entrare nelle scuole (io sono docente di scuola elementare) per fare opera di sensibilizzazione: sì, sulle sue convinzioni (questo odora di nazionalsocialismo). Io educo i miei allievi alla libertà di opinione su presupposti di coerenza, dunque allo
zoo li porto e in seguito giudichino loro.
Gli allievi non sono dei sacchi di patate vuoti pronti per essere imbottiti dal primo venuto, anche se «onorevole». Grave è anche definire «vecchia struttura» lo zoo in questione. Qui si può ben parlare di affermazione tendenziosa e menzognera. La ciliegia sulla torta dell'atto parlamentare è però questa:
«Affinché una indispensabile modifica della legge federale in materia renda gradualmente impossibile la prosecuzione delle attività di queste piccole strutture onde arrivare ad una riconversione o chiusura». Il deputato fa un'equazione a dir poco sconcertante: struttura piccola = struttura inadeguata, che è come dire che 1 grammo d'oro vale meno di 1000 grammi di sabbia! Infatti dal suo «ragionamento» si deduce che val più la quantità della qualità. Ma i colleghi di partito non gli hanno detto niente? Purtroppo Canevascini non è il primo emissario del Partito socialista ad attaccare lo zoo al Maglio, tant'è che si può cominciare a parlare di accanimento ingiustificato, prossimo alla persecuzione. La mia presa di posizione vuol essere un atto civico e di civiltà, visto che nel più alto consesso cantonale pare che qualcuno non ne abbia in chiaro il concetto. Un consiglio spassionato: il PS non faccia perdere energie e tempo preziosi al Governo, ma si occupi di più dei cittadini che, avanti così, in futuro avranno meno diritti degli animali.
Serge Misslin, Novaggio

16/03/2010 - cdt.ch

Zoo di Magliaso: è non luogo sui messaggi di protesta

Alcuni attivisti avevano distribuito volantini e attaccato cartelli contro la struttura del Malcantone

La vicenda risale a circa un mese e mezzo fa quando alcuni attivisti avevano attaccato autocollanti e cartelli contro lo zoo di Magliaso (sia nei pressi della struttura sia in varie altre parti della regione) distribuendo anche dei volantini ai visitatori che poi venivano consegnati ai responsabili.
Ne era seguita una denuncia contro dei membri di offensiva animalista. Da notare come da alcuni dei contenuti delle azioni si sarebbero distanziate altre associazioni attive nel campo della difesa degli animali. Le verifiche disposte nel frattempo dalle forze dell'ordine non hanno però fatto emergere alcun elemento di rilevanza penale.
Pur non nascondendo il disagio arrecato dal dover rimuovere i messaggi, il sostituto procuratore pubblico Amos Pagnamenta, titolare dell'incarto, ha di conseguenza deciso di archiviare il caso.

05/07/2009 - caffe.ch

Nello zoo di Magliaso la propietaria sfida gli animalisti

“Anche se mi minacciano non lascerò i miei leoni”

Mauro Spignesi
“Vogliono farmi chiudere. Ma io non vado via, sono pronta a dar battaglia”. Edith Fehr è asserragliata dentro lo zoo di Magliaso, che ha fondato 35 anni fa insieme al marito. Sta guardinga, pronta a respingere il prossimo assalto delle associazioni che la marcano stretta, pressing asfissiante con volantinaggi davanti al cancello, slogan e “inviti espliciti a non entrare”. Una battaglia di posizione, quella che si gioca davanti alla struttura, l’unica in Ticino, che ospita un centinaio di animali. “Vengono qui e stanno oltre il cancello. Mi sfidano. E allora io ho deciso di rispondere: da tempo ho affidato la pratica nelle mani dell’avvocato. D’ora in poi, anche se mi dispiace, risponderò punto su punto, senza sconti”, dice Edith Fehr, che racconta anche d’aver dovuto toccare ferro: “Ecco l’email, c’è scritto: vecchia ma quando muori?”.
La lotta per la riconversione dello zoo è cominciata sette anni fa. E s’è sviluppata in più tappe. Con interrogazioni in Gran consiglio, dibattiti nella Commissione della gestione, blitz notturni degli animalisti che anni fa liberarono gufi, avvoltoi e linci (alcuni sono morti, altri non sono mai stati ritrovati). Recentemente la strategia è cambiata: ogni domenica puntuali, eccoli arrivare a volantinare, una volta al mese per una settimana scatta la protesta telefonica. “Non ne posso più. Cosa vogliono? Io rispetto tutte le leggi, i leoni dovrebbero state in 300 metri quadri, la mia struttura è di 580 metri. Io voglio bene ai miei animali, hanno tutti il chip, faccio controlli di tutti i tipi, qui viene il veterinario cantonale. Offro lavoro e un punto d’attrazione turistica unico nel Ticino. Poi, cosa dovrei fare, liberarli e dunque mandarli a morte sicura? Da tempo peraltro quando scompare un animale, è successo per il leone, non lo sostituisco”, prosegue Edith Fehr: “Per un periodo ordinavano, falsificando la mia firma, di tutto. Sedie e merce anche sino a 50 mila franchi, arrivavano pacchi che ero costretta a spedire indietro. Così, per farmi un dispetto, ma si può?”.
L’avvocato Mattia Guerra, che sostiene la signora Fehr, dice che “gli animalisti spesso non hanno alcuna autorizzazione per manifestare. Noi abbiamo avuto un provvedimento favorevole da parte del Consiglio di Stato. E poi non si può perseguitare la gente, non è giusto e non è neppure legale”. Dentro lo zoo linci, leopardi, procioni, scimmie, macachi a tartarughe. Che secondo le associazioni dovrebbero essere innanzitutto sterilizzati e poi dovrebbero trovare un’altra sistemazione per garantire maggiore libertà. In pratica la riconversione dello zoo. “Mai e poi mai”, ribadisce Edith Fehr. L’assedio continua.

02/07/2009 - La Regione Ticino

Asserragliata allo zoo
Tra volantini e minacce la vita agra della responsabile della struttura

Tra minacce telefoniche e attacchi virulenti il clima attorno allo zoo di Neggio si fa sempre più incandescente.

Da un paio di mesi la signora Edith Fehr, che gestisce l’attrazione turistica e di svago a due passi da Magliaso, è costretta a convivere col volantinaggio aggressivo messo in atto (anche sul web) dall’associazione ‘Offensiva animalista’. I contenuti? Il gruppo afferma di voler «battersi per la chiusura di questo lager» e chiede inoltre «la riconversione in una struttura che si prenda cura di animali autoctoni salvati da brutte situazioni o animali ‘cestinati’ da altri zoo». Riconversione, peraltro, perorata anche da una mozione di Bill Arigoni che il Gran Consiglio aveva respinto per motivi giuridici. Anche se, a onor del vero, la Commissione della legislazione aveva auspicato che, di concerto coi proprietari, si andasse in questa direzione. Comunque si era anche constatato che l’attuale struttura rispettava i disposti di legge.
Fuori dal Parlamento, anzi davanti ai cancelli dello zoo, la battaglia continua in modo meno urbano. I visitatori, sostiene la signora Fehr, vengono di continuo avvicinati dagli animalisti e dissuasi dall’entrare. Spesso, aggiunge, «utilizzando anche falsi espedienti, come sostenere che la struttura fosse chiusa a causa della fuga di un leone». Per allontanare i militanti la proprietà avrebbe più volte fatto intervenire la Polizia. E qui le versioni divergono. Secondo Offensiva animalista, «la polizia, chiamata ogni volta dalla signora Fehr per farci allontanare, ha smesso di intervenire, anche perché le stesse autorità ci hanno assicurato che volantinare sul suolo pubblico non comporta reato». Di tutt’altro parere il legale della signora, l’avvocato Mattia Guerra, il quale sottolinea come l’associazione «agisca in barba alla legge e in modo ingiustificatamente diffamatorio. Il Comune di Neggio non ha mai rilasciato autorizzazioni per eventuali manifestazioni e lo stesso Consiglio di Stato ci ha dato ragione. Del resto la mia cliente non si è mai opposta a chi vuole manifestare il proprio pensiero, ma in modo civile e autorizzato. E non in maniera così ossessiva».
Soprattutto sarebbero poco gradite le telefonate minatorie e sopra le righe (del tipo «vecchia, quando crepi?!»). Per questi auspici, che sarebbe ingeneroso definire da animali, è già stata sporta denuncia.

Plaudiamo a chi ha avuto il coraggio di rilasciare dichiarazioni tanto coraggiose in un contesto come quello politico ticinese, nonostante il governo e la Commissione non traducano nei fatti quello che sono costretti ad ammettere con le parole.
Rilanciamo l'appello a unire le forze e i mezzi necessari per riprendere con vigore la campagna che porti alla riconversione e alla chiusura dello zoo al Maglio, così come conosciuto oggi.
Chi, vigliaccamente, per compiacere le autorità e ottenerne attenzioni e favori, o per non affrontare inevitabili problemi di percorso, se ne lava le mani, pur avendo mezzi e risorse per portare avanti una campagna vincente, si faccia un esame di coscienza. E si dedichi al giardinaggio, non ai diritti degli animali.

RAPPORTO DELLA COMMISSIONE DELLA LEGISLAZIONE SULLO ZOO


Lo zoo al Maglio rispetta le norme


Tenere ècrudele? Allora «magari tutti i canarini andrebbero liberati».

Patrizia Pesenti dixit nell’ambito della discussione sulla mozione di Giuseppe (Bill) Arigoni “Servono ancora gli zoo? Riconvertiamo lo zoo al Maglio”. La direttrice del Dss ha ricordato come « solo con una modifica delle norme federali (in vigore dal 1° settembre 2008) sarebbe possibile agire come chiede l’atto parlamentare ». Il relatore della Commissione legislazione Alex Pedrazzini (Ppd) ha aggiunto che lo zoo al Maglio, che ospita oltre duecento animali, « rispetta queste norme, perciò non può venire né chiuso né riconvertito in modo forzato ». La mozione è stata respinta.
La Regione Ticino, 18 febbraio 2009


Zoo al Maglio, legale ma poco opportuno
La Legislazione invita a respingere la mozione di Bill Arigoni

Legale sì, opportuno non tan­to: lo zoo al Maglio può continua­re la sua attività ma urge un ri­pensamento generale sulla tenu­ta degli animali selvatici. Questa in estrema sintesi il pensiero espresso dalla Commissione del­la legislazione nel rapporto in ri­sposta alla mozione presentata un anno e mezzo fa da Bill Arigo­ni Servono ancora gli zoo? Ricon­vertiamo lo zoo al Maglio, già re­spinta dal Governo. La Commissione, che si è av­valsa della consulenza del veteri­nario cantonale aggiunto, con­clude anch’essa respingendo la mozione, in quanto lo zoo in que­stione rispetta ampiamente le di­sposizioni federali (Legge federale sulla protezione degli animali, 1978) e cantonali sulla tenuta di animali selvatici.
Tuttavia, addentrandosi in considerazioni di principio «ol­tre il Maglio», parte dei commis­sari appoggia le
riflessioni del mozionante sulla tutela della di­gnità dell’animale, «dignità vera e non di facciata», come pure la proposta di proseguire nella con­versione ‘dolce’ della struttura, da un giardino zoologico di stam­po classico in un parco con ani­mali da cortile.
Si legge pure nel rapporto che «il tema meriterebbe valutazioni scientifiche ed etiche ad ampio raggio» . Il nostro paese, si ricor­da, nel 2002 ha introdotto nella sua legislazione il principio se­condo il quale gli animali non sono cose. Forti di questo cam­biamento progressivo nella men­talità ( «molte persone ritengono superata la concezione giuridica basata sulla tradizione del diritto romano» ), la maggior parte dei commissari esprime un giudizio negativamente critico nei con­fronti degli zoo di tipo classico: «la sensibilità è mutata e noi spe­riamo che il futuro saprà dar ra­gione a chi considera ‘i lager per animali’ destinati a una progres­siva e sostanziale riconversione o alla pura e semplice scomparsa».
Due infine le osservazioni de­gne di nota sulla vertenza. La pri­ma (di Arigoni) è di ordine peda­gogico: «gli zoo sono diseducati­vi » . La seconda (del veterinario cantonale aggiunto) è di ordine finanziario: «gli zoo svizzeri di importanza nazionale dispongo­no di risorse finanziarie impor­tanti che consentono loro di impo­stare al meglio i parchi» . Le risor­se del Maglio sono invece limita­te e altrettanto limitata, quindi, dovrà essere l’esoticità degli ani­mali ‘detenuti’.
La Regione Ticino, 21 gennaio 2009


TICINO
Legislazione: "Zoo al Maglio legale ma inopportuno"

BELLINZONA - È necessario un ripensamento generale sulla tenuta degli animali selvatici. È questa in sintesi la conclusione a cui è giunta la commissione della Gestione rispondendo ad una mozione presentata un anno e mezzo fa da Bill Arigoni riguardante lo zoo al Maglio di Magliaso. Nel suo atto parlamentare, già respinto dal Governo, Arigoni chiedeva una riconversione dello zoo.
Anche la Legislazione ha respinto la mozione dopo aver sentito il parere del veterinario cantonale aggiunto, infatti lo zoo in questione rispetta le disposizioni federali sulla protezione degli animali. Questo non ha impedito ad una parte della Commissione di appoggiare alcune riflessioni del mozionante sulla dignità degli animali. Nel rapporto
infatti, come scrive la Regione Ticino, si legge che "il tema meriterebbe valutazioni scientifiche ed etiche ad ampio raggio. La maggior parte dei commissari è critico nei confronti dello zoo di tipo classico e sottolineano che le risorse di quello di Magliaso, al contrario di quanto accade per zoo di importanza nazionale, non sono adeguate per ospitare animali esotici.

‘La tigre siberiana è morta di vecchiaia’
Zoo al Maglio, il governo risponde all’interrogazione di Bill Arigoni

Era un maschio di 19 anni la tigre siberiana morta allo Zoo al Maglio di Neggio, dove nacque in cattività nel 1989. L’animale è stato soppresso tramite eutanasia « per problemi cronici dovuti all’età » . Una scelta presa dal detentore assieme al veterinario cantonale « come strumento per mettere fine alle sofferenze della tigre ».~#~ Sono queste, in estrema sintesi, le risposte fornite dal Consiglio di Stato all’interrogazione del deputato Bill Arigoni, che aveva chiesto lumi sul destino dell’animale. L’Ufficio del veterinario cantonale era a conoscenza della presenza della tigre siberiana, scrive il governo che tiene a precisare come « la tenuta di animali selvatici in condizione di cattività sia esplicitamente ammessa dalla legislazione federale in materia ». E quindi non spetta al Cantone decidere sull’opportunità di tenere tigri negli zoo. È invece di sua competenza, tramite l’Ufficio del veterinario « una regolare attività di controllo per garantire il pieno rispetto delle norme vigenti » . Stando ai dati forniti dalla direzione dello zoo, prosegue il Consiglio di Stato, la tigre era inoltre regolarmente iscritta nel registro internazionale istituito quasi 30 anni fa per preservare la diversità genetica di animali minacciati di estinzione allevati negli zoo. Quale esempio « ben riuscito » di applicazione di questo programma « è la reintroduzione del gipeto nelle Alpi partendo da animali allevati negli zoo ». Il Consiglio di Stato tiene inoltre a precisare che « come per molte altre specie animali o vegetali minacciate o in via di estinzione, il commercio internazionale delle tigri o dei loro prodotti ( specialmente le ossa utilizzate nella medicina tradizionale cinese) è sottoposto a una severa regolamentazione in base alla Convenzione di Washington di cui la Svizzera è stata un membro fondatore » . Convenzione secondo cui « le tigri o loro prodotti non possono essere commerciate senza una documentazione che ne attesti una origine legale ». Lo smaltimento della carcassa, risponde ancora il Cantone, è avvenuto secondo quanto prescrive la legislazione.

ZOO AL MAGLIO - Neggio

Una vergogna per la Svizzera!


 

Negli scorsi anni, lungi dalle nostre speranze, la famiglia Fehr ha pensato bene di peggiorare la situazione della struttura di sfruttamento, chiamata zoo, aggiungendo addirittura dei CANGURI tra i suoi prigionieri. Come si può evincere dai due video, comunuque, nonostante i solleciti di attivisti e politici ad avviarsi verso la riconversione, in realtà nulla è cambiato: ancora possiamo vedere che le nascite di cuccioli proseguono, così come gli acquisti di animali e altro ancora.

È dunque necessario far capire una volta per tutte quanto, nel 2014, una realtà diseducativa e di appena sufficiente rispetto delle leggi, già ampie, sulla Protezione Animali, come lo è questa, non ha davvero ragione di esistere e dovrebbe chiudere i battenti o riconvertirsi. Un rifugio che ospiti animali recuperati da situazioni di sfruttamento sarebbe, infatti, la soluzione migliore sia a livello etico, di rispetto e di utilità, nonché segno di evoluzione da parte della struttura e di Comune e Cantone che la ospitano.

Lo Zoo al Maglio deve quindi smettere di acquistare animali, ricordandosi che una prigione è sempre una prigione; una gabbia, per quanto abbellita dall'esterno con piante e fontane, rimane sempre una gabbia, e gli animali questo lo sanno.

Post Scriptum giudiziario: Stefano Fehr, figlio della signora detentrice dello zoo, è stato condannato due volte in due anni per minacce e diffamazione nei confronti dei membri di Offensiva Animalista.

PROTESTIAMO!

scarica il volantino

 

PROTESTA TELEFONICA E SCRITTA

PER LA CHIUSURA/RICONVERSIONE

Da lunedì 14.04.2014 a domenica 11.05.2014

 

Con l'avvento della stagione calda, per un mese a partire da ora, invitiamo chiunque a contattare i gestori dello Zoo al Maglio per esporre loro la propria opinione in merito a questa struttura da sempre considerata inopportuna, squallida e assolutamente vergognosa!

Da anni è stata lanciata la proposta di riconversione dello zoo in una struttura che si prenda cura di animali autoctoni salvati da brutte situazioni o da animali "cestinati" da circhi e altri zoo, altrimenti destinati a morire ma che non possono ormai sperare di poter sopravvivere in natura. Inoltre, la Signora Fehr, proprietaria, dovrebbe smettere di far nascere, vendere e comprare cuccioli di animali, cominciando a sterilizzare quelli già detenuti.

SCRIVETE E/O TELEFONATE ALLO ZOO RIMARCANDO QUESTA RICHIESTA ED ESPONENDO (senza insulti o minacce) LA VOSTRA OPINIONE!

Contatti:

Zoo al Maglio
Fehr-Bloch Edith
6983 – Magliaso (Ticino-CH)

telefono:

Tel. 0041/91.606.14.93
Tel. 0041/91.606.75.55
Fax 0041/91.-606.64.23

e-mail:

[email protected]

 

Chi volesse scrivere anche al Municipio di Neggio, il quale permette ad una tale struttura di perpretare questa crudeltà a scopo di lucro difendendola a più riprese, può contattare:

telefono:

Tel. 0041/91.606.24.25
Fax 0041/91.606.23.00

e-mail:

[email protected]

 


Lo Zoo al Maglio è da sempre ricordato in tutta la Svizzera (e oltreconfine) per il suo squallore.

Animali che sono stati uccisi per futili motivi (orsi dal collare, tigre siberiana, lince, avvoltoio e chissà quanti altri volatili ed ora canguri), alimentazione sbagliata per gli animali esotici (mangiano tutti mangime per galline!) e stress dovuto alla detenzione in spazi così ristretti (seppur al limite delle norme, come ci ricorda il nostro "geometra cantonale" Dott. Vanzetti) e in climi totalmente diversi dal loro proprio. Persino molti visitatori che sono andati allo zoo aspettandosi chissà cosa, sono tornati poi indietro dicendoci che effettivamente è una struttura piuttosto triste e squallida!

È ora che la famiglia Fehr, proprietaria, si decida a prendere in considerazione la riconversione da anni propostale o che chiuda una volta per tutto il suo gulag personale. Il suo maggiore introito, si sà, è stata la vendita di cuccioli nati nella sua struttura a circhi e zoo svizzeri e non (per un cucciolo di leone il minimo che bisogna pagare è di circa 30'ooo Fr!). La proposta, invece, chiede che vengano sterilizzati gli animali già presenti e che non ne vengano più venduti o comprati. Sembra che questa pratica finalmente non venga più fatta, ma non abbiamo ricevuto conferme precise da parte dello zoo.
Inoltre, dovrà occuparsi solo di animali autoctoni salvati da brutte situazioni o animali nati e cresciuti in cattività, cestinati da circhi o zoo e altrimenti destinati alla morte poiché incapaci di sopravvivere in natura: una proposta interessante sia per lei che per i turisti!

Finché ciò non avverrà noi non ci fermeremo!

 


La storia:

 

La battaglia contro lo zoo al Maglio è nata diversi anni fa, avendo come obiettivo la chiusura di un lager a cielo aperto che infanga il nome del Ticino e del resto della Svizzera.
Inutile sottolineare come tutti gli zoo siano assolutamente inaccettabili per noi. Ma quello che sorge in Ticino è qualcosa di sconvolgente, in quanto a squallore. Prospera – si fa per dire – grazie alla complicità di una classe politica locale che non si puo' definire facente parte di una nazione democratica. E vi spiegheremo il perché.

Due associazioni (Atra e Cda), sino allo scorso anno, organizzavano sporadiche proteste, ma avevano almeno messo a punto un programma di riconversione di questa struttura, oggetto di dure critiche persino dalla Protezione svizzera degli animali e della televisione svizzero tedesca.
Un programma serio. Fattibile. E in cui noi di Offensiva animalista crediamo ancora.

Nella primavera del 2005 erano state raccolte oltre duemila firme per chiedere di trasformare lo zoo in un rifugio per animali autoctoni. Non si domandava la chiusura da un giorno all'altro. Il progetto chiedeva in primo luogo ai proprietari dello zoo di Magliaso/Neggio la rinuncia all'acquisto di nuovi animali, e la sterilizzazione di quelli già presenti.
Un'iniziativa supportata anche da alcuni deputati cantonali. In primo luogo da Bill Arigoni, che da oltre 20 anni chiede la chiusura dello zoo al Maglio, cui se ne erano affiancati altri, come Patrizia Ramsauer e Francesco Maggi.
La proprietaria dello zoo al maglio, Edith Fehr, ha sempre respinto ogni confronto, e ripetuto che il suo gulag personale osserva tutte le disposizioni legali (aspetto peraltro non vero).

Nell'estate 2007 un'azione dell'Animal liberation Front ha messo tutti con le spalle al muro.
Alcuni animali sono stati liberati e, per la prima volta nella loro vita, hanno potuto vedere l'ambiente circostante non più dietro squallide sbarre, ma senza l'ausilio di umane costrizioni.
I proprietari dello zoo, dopo l'azione Alf, si sono stracciati le vesti davanti alle telecamere. E non sono mancate le persone - palesemente in malafede - che hanno attribuito all'Animal liberation front l'uccisione di una lince e di un avvoltoio da parte dei guardiacaccia, che hanno dato prova di un'incompetenza sconvolgente.

Grazie a una parte del Cda - purtroppo frenata dai responsabili che non erano e non sono tuttora in grado di organizzare una campagna di pressione, perché ne temono le conseguenze personali – le proteste non erano diventate più sporadiche ma, al contrario, non davano tregua ai proprietari dello zoo: telefonate, e-mail, presidi. Due fine settimana al mese alcuni attivisti - che in alcune occasioni avevano sfiorato la trentina di persone - si trovavano nei pressi dello zoo a scandire slogan, a innalzare cartelloni di protesta, a informare le persone che intendevano visitare lo zoo.
Si trattava di una vera campagna di pressione, che aveva scosso profondamente Edith Fehr. La quale aveva persino denunciato un paio di attivisti che ora fanno parte di Offensiva animalista (successivamente scagionati da ogni accusa).
Nel frattempo anche i politici erano stati costretti a prendere posizione.
Insomma, sino a un anno fa c'erano tutte le premesse perché lo zoo potesse chiudere.
La tensione ai presidi per gli aguzzini di animali era alta, ma il clima era positivo sotto tutti gli aspetti.

Durante uno degli ultimi presidi due dipendenti dello zoo, nel marzo 2008, avevano persino cercato di investire alcuni manifestanti (anche dei bambini).
Il municipio di Neggio, che evidentemente ritiene che il Ticino non sia un cantone svizzero, ma una provincia cinese o cubana, avendo capito che gli animalisti erano sulla strada giusta, nel marzo 2008 ha deciso di vietare ogni
presidio davanti a questo lager a cielo aperto.
Invece di prendere la situazione in mano e pensare alle alternative, i responsabili di altre associazioni hanno alzano completamente bandiera bianca. La campagna contro lo zoo è stata così compromessa.
È questo uno dei motivi che ha portato alla nascita di Offensiva animalista.

Per condurre una battaglia campale come quella per la chiusura di uno zoo sono necessari attivisti seri e impegnati.
La volontà di proseguire quando emergono le difficoltà.
La scelta, se ve ne sono le possibilità, dimettere mano al portafoglio per difendere chi non si fa intimorire dalle minacce della autorità.
Noi crediamo ancora che la chiusura dello zoo al Maglio sia possibile.
Ma, al di là delle polemiche con chi ha tradito questa nobile battaglia, i nostri obiettivi sono solo ed esclusivamente contro la detenzione di animali nello zoo al Maglio.
Al di là di nomi, sigle e gagliardetti.
Siamo disposti collaborare con tutti, pur di raggiungere questo obiettivo.
Chi condivide le nostre finalità e le nostre modalità di lavoro non ha che da unirsi a noi.
Pur agendo nel rispetto delle legge, chiediamo a tutti gli animalisti, di ogni associazione, estrazione culturale, convinzione politica, religione e origine etnica, di fare ogni sforzo per fare in modo che i proprietari dello zoo cambino attività.
In che modo?
Interpretando concretamente l'unica parola che gli animali rinchiusi dietro le gabbie sono in grado di apprezzare:
azione!
Volantinaggi, presidi, campagne di protesta via mail, telefonate, cartoline di protesta devono ricominciare.
Ce la possiamo fare.
Ma dobbiamo essere numerosi e determinati.

Di fronte a un divieto come quello del Municipio di Neggio - peraltro lesivo dei diritti costituzionali - riteniamo sia importante non chinare la testa, ma, al contrario, cercare soluzioni alternative per mettere con le spalle al muro chi sfrutta gli animali.
Ma dobbiamo anche essere in grado di sfidare chi ci impedisce di protestare.
Ricordiamo che in passato, in tutto il mondo, ci sono state battaglie per diritti ritenuti oggi elementari, costate sacrifici, multe, arresti e persecuzioni. Ma se non avessimo avuto persone che, sfidando il divieto di manifestare, non si fossero battute per le future generazioni, oggi continueremmo a lavorare 14 ore al giorno.
Noi di Offensiva animalista non abbiamo bisogno di insultare o minacciare. Sono pratiche che lasciamo ai responsabili dello zoo, come del resto è capitato negli scorsi mesi. Noi abbiamo bisogno della costanza e della determinazione di gente che voglia fare del Ticino il primo cantone svizzero dove uno zoo sia costretto a chiudere sotto le pressioni del rispetto e dell'amore nei confronti degli animali.

Non ci interessano le pacche sulle spalle da parte di un'opinione pubblica che ha sempre di meglio a cui pensare, mentre animali lontani anni luce dalle loro più elementari esigenze languono dietro le sbarre.
Non ci interessano cenni di assenso da parte della classe politica, sempre distratta e infastidita quando si parla di quelli che San Francesco d'Assisi chiamava i nostri "fratelli minori".
Non ci interessano gli applausi, i flash della stampa, i sorrisi di chi non hai mai né tempo, né voglia, di pensare
ad animali che soffrono quotidianamente pene indicibili.
Non siamo qui per essere simpatici.
Siamo qui per far chiudere uno zoo.
Non è una battaglia facile.
Ma è una battaglia fattibile.
Se voi ci aiuterete, la vinceremo.
La vinceremo tutti insieme.

Quindi, ricapitolando:

riteniamo che non ci si debba lasciar intimorire dalle autorità, che traggono benefici economici dalle presenza dello zoo e non vogliono veder messe in discussione abitudini consolidate da secoli, abitudini che classificano gli animali come oggetti e mercanzia.
Pensiamo si debba reagire fermamente di fronte alle minacce da parte di chi, abituato a rinchiudere animali in gabbia, vorrebbe vedere dietro le sbarre anche chi si permette di contestare democraticamente chi esibisce animali dietro squallide prigioni.
Crediamo non si debba pesare col bilanciano quanto viene detto e fatto, pur di compiacere politici e politicanti che promettono, promettono e non agiscono mai.
Il tempo delle attese e delle parole a vanvera è scaduto.


Chiudere lo zoo attraverso la sua trasformazione in rifugio per animali autoctoni è un progetto realizzabile, economicamente sostenibile, turisticamente interessante.


La famiglia Fehr cominci - da subito- col non acquistare più nuovi animali e con lo sterilizzare i prigionieri di oggi, per evitare che ne nascano di nuovi, domani.
Ma dal momento che chi vive dello sfruttamento animale non sembra aver afferrato bene questo messaggio, contiamo su di voi.
Sulla vostra forza morale.
Sulla vostra determinazione.
Sul vostro coraggio.
Sul vostro amore nei confronti degli animali.
Se volete che lo zoo al Maglio chiuda "senza ma, né forse", unitevi a noi.
E agite insieme a noi.


 


Cronologia:

 

COMUNICATO STAMPA:

Attivista aggredita dallo Zoo al Maglio

lunedì 09.04.2012, Neggio

Da un giorno è partita la nuova settimana di protesta contro lo Zoo al Maglio di Neggio.
Ad ogni occasione Offensiva Animalista e chiunque si senta vicino alla causa può andare a sensibilizzare ed informare i passanti sulle realtà diseducative di strutture come questa.
Il volantinaggio si svolge sempre su suolo pubblico, dunque in modo perfettamente legale, come lo stesso defunto Bill Arigoni, ricordiamolo, ha sempre garantito.

Come spesso accade, nonostante la libertà di espressione e di informazione, veniamo minacciati dal personale di servizio di questo gulag. Tre anni fa, lo stesso personale tentò di investire i manifestanti di un sit-in autorizzato dal Comune di Neggio. Manifestazione a cui erano presenti anche dei bambini, tra l'altro. Bambini che sono rimasti traumatizzati da questo triste episodio.

Oggi, 9, aprile 2012, uno dei collaboratori ha malmenato una ragazza attivista di Offensiva Animalista intervenuta per il volantinaggio a favore degli animali che da anni sono detenuti in condizioni disumane in questo zoo.
Il video riporta solo parzialmente quanto avvenuto. Altri "simpatici" episodi di violenza da parte dei proprietari e lavoratori dello zoo sono avvenuti prima dell'accensione della videocamera.
Il video dell'aggressione del lavoratore dello zoo al maglio:

 

Ci riserveremo, ovviamente, di sporgere denuncia alle competenti autorità.

Continua nel frattempo la protesta!

 


FILÙ: AMMAZZERANNO ANCHE LEI?

06.10.2011

I fatti:

Da un mese ormai la scimmia Filù è fuggita dallo zoo nel quale era reclusa da ben 20 (!) anni e dal quale aveva già provato due volte a dileguarsi. Della notizia se ne sono occupati tutti i quotidiani e anche la protezione animali di Bellinzona. Tutti sono scesi in difesa della fuggitiva.
Non è la prima volta che degli animali fuggono da questo squallido gulag e i loro esisti sono stati quasi sempre disastrosi e sono terminati con la morte degli animali.

Filù non è che l'ultima della serie. Almeno di quelle di cui siamo a conoscenza.

Filù deve vivere, ma non in gabbia. In una struttura idonea al suo recupero.
Filù e i suoi coinquilini sono stati filmati due anni fa dai nostri attivisti.

Questa è la vita che fanno allo zoo Al Maglio:

E' ora di finirla. Protestiamo contro questa nuova imminente morte annunciata. Protestiamo contro questo scempio legalizzato. Nel 2011 certe vergogne non dovrebbero esistere.

La storia:

Lo Zoo al Maglio è da sempre ricordato in tutta la Svizzera (e oltreconfine) per il suo squallore.
Animali che sono stati uccisi per futili motivi (orsi dal collare, tigre siberiana, lince, avvoltoio e chissà quanti altri volatili), alimentazione sbagliata per gli animali esotici (mangiano tutti mangime per galline!) e stress dovuto alla detenzione in spazi così ristretti (seppur al limite delle norme, come ci ricorda il nostro "geometra cantonale" Dott. Vanzetti) e in climi totalmente diversi dal loro proprio. Persino molti visitatori che sono andati allo zoo aspettandosi chissà cosa, sono tornati poi indietro dicendoci che effettivamente è una struttura piuttosto triste e squallida!
È ora che la Sig.ra Edith Fehr, proprietaria, si decida a prendere in considerazione la riconversione da anni propostale o che chiuda una volta per tutto il suo gulag personale. Il suo maggiore introito, si sà, è la vendita di cuccioli nati nella sua struttura a circhi e zoo svizzeri e non (per un cucciolo di leone il minimo che bisogna pagare è di circa 30'ooo Fr!). La proposta, invece, chiede che vengano sterilizzati gli animali già presenti e che non ne vengano più venduti o comprati.
Inoltre, dovrà occuparsi solo di animali autoctoni salvati da brutte situazioni o animali nati e cresciuti in cattività, cestinati da circhi o zoo e altrimenti destinati alla morte poiché incapaci di sopravvivere in natura: una proposta interessante sia per lei che per i turisti!

Finché ciò non avvverrà noi non ci fermeremo!

PROTESTA AD OLTRANZA TELEFONICA E SCRITTA PER LA CHIUSURA/RICONVERSIONE DAL 6 OTTOBRE 2011

invitiamo chiunque a contattare i gestori dello Zoo al Maglio per esporre loro la propria opinione in merito a questa struttura da sempre considerata inopportuna, squallida e assolutamente vergognosa!

Da anni è stata lanciata la proposta di riconversione dello zoo in una struttura che si prenda cura di animali autoctoni salvati da brutte situazioni o da animali "cestinati" da circhi e altri zoo, altrimenti destinati a morire ma che non possono ormai sperare di poter sopravvivere in natura. Inoltre, la Signora Fehr, proprietaria, dovrebbe smettere di far nascere, vendere e comprare cuccioli di animali, cominciando a sterilizzare quelli già detenuti.

SCRIVETE E/O TELEFONATE ALLO ZOO RIMARCANDO QUESTA RICHIESTA ED ESPONENDO (senza insulti o minacce) LA VOSTRA OPINIONE!

 


Interrogazione parlamentare di Patrizia Ramsauer

COSA È STATO FATTO FINO AD ORA?

12.05.2011

TESTO DELL'INTERROGAZIONE

Zoo al Maglio: cosa è stato fatto fino ad ora?

Il Gran Consiglio ticinese approvava, in data 17 febbraio 2009, il rapporto n. 6005R. Nelle conclusioni di tale rapporto si legge:

"... Questo non significa pero che la Commissione sia assolutamente insensibile ai ragionamenti proposti da Bill Arigoni. Facciamo anzi nostro l'auspicio secondo il quale sarebbe buona cosa che il Governo, agendo di concerto coi proprietari della struttura, riuscisse a medio termine a far si che l'odierno zoo fosse riconvertito gradualmente affinche vi vengano accolte solo razze animali alle quali si possa garantire vera dignita e non semplice dignita di facciata.

Quale primo passo - e questo è il desiderio espresso dal mozionante - potrebbe esserci quello di giungere ad una rinuncia progressiva delle importazioni/vendite e delle nuove nascite, così da riconvertire serenamente la struttura in questione. ..."

 

Sono passati oltre due anni da quella decisione e chiedo quindi al Consiglio di Stato:

1. cosa è stato fatto fino ad ora per incamminarsi sulla buona strada?
2. Cosa si intende fare? Quando? Come?

Patrizia Ramsauer

http://www.ti.ch/CAN/SegGC/comunicazioni/GC/interrogazioni/pdf/99.11.pdf

 


SETTIMANA DI PROTESTA

per la chiusura o riconversione dello Zoo al Maglio

da lunedì 29.03.2010 a lunedì 05.04.2010

 

La settimana di protesta decretata da Offensiva animalista contro lo Zoo al Maglio si è conclusa oggi, lunedì dell'Angelo, nei pressi di una struttura di cui noi continuiamo da tempo a chiedere la riconversione in un rifugio per animali autoctoni in difficoltà.

L'iniziativa, alla quale hanno preso parte una decina di attivisti di Offensiva animalista che hanno distribuito volantini e dato spiegazioni a quei visitatori interessati ad aprire un dialogo, è avvenuta per ribadire la necessità di chiudere lo zoo, vista la tragica situazione nella quale versano gli animali in esso rinchiusi (cosa che, da quel che abbiamo sentito, anche molti visitatori pensano).

Il Municipio di Neggio, che ha vietato una manifestazione di protesta nella giornata odierna (e persino all'alternativa della domenica scorsa, mostrando di nuovo la parzialità delle sue decisioni), non potrà comunque spegnere la voce di chi non si darà mai per vinto e continuerà, in forme e modi differenti, a battersi in favore di chi una voce non ce l'ha.

 


RESOCONTO DEL PRESIDIO ALLO ZOO AL MAGLIO

Domenica 4 ottobre 2009
dalle ore 14:00 alle ore 16:00 - Neggio

 

Una ventina di attivisti di Offensiva Animalista oggi pomeriggio, dalle 14 alle 16, ha manifestato nei pressi dello zoo al Maglio di Neggio/Magliaso per chiedere nuovamente la trasformazione di questa struttura in un rifugio per animali autoctoni non più in grado di vivere autonomamente.

Come ampiamente e ripetutamente spiegato ai proprietari dello zoo e al veterinario cantonale - ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire - il progetto è fattibile sotto tutti i punti di vista. Anche quello economico-finanziario. Non si tratta di chiudere i battenti dall'oggi al domani, ma si chiede di non acquistare più nuovi animali e di impedire nuove nascite.

La manifestazione si è svolta senza problemi, e gli attivisti non hanno mancato di ribadire che non smetteranno mai di protestare - e non solo con le rare manifestazioni concesse dalle autorità, ma anche con volantinaggi, telefonate e invio di lettere ed email - sino a quando lo zoo non sarà stato riconvertito o chiuso.

Nessun essere vivente innocente deve essere rinchiuso a vita in una prigione, lontano anni luce dalle più elementari esigenze della sua specie.

Oggi, nella giornata degli animali dedicata a San Francesco, chi dà aria alla bocca cianciando di amore e rispetto per i nostri "fratelli minori" e poi permette che vengano reclusi in gabbia per sempre, si legga le parole del santo di Assisi. E rifletta. Così come i politici, che nella nuova legge federale per la protezione degli animali hanno inserito l'obbligo a rispettare la "dignità dell'animale", e poi permettono che tale dignità venga quotidianamente calpestata, agiscano di conseguenza. O cambino mestiere.

Fuori gli animali dalle gabbie, dentro i Polanski

In un mondo che funziona al contrario e si indigna per l'arresto di uno stupratore pedofilo, mentre permette che animali innocenti trascorrano l'intera esistenza in gabbia, riteniamo più che mai attuale ribadire la necessità di lottare insieme per un mondo diverso.

Dietro le sbarre ci finiscano i Polanski, non tigri e leoni che dovrebbero vivere liberi a migliaia di chilometri dal nostro Paese.

 


MANIFESTAZIONE ALLO ZOO AL MAGLIO

Offensiva Animalista dichiara guerra al Municipio di Neggio

In merito alla risposta del Comune riguardo alla richiesta del permesso per il 4.10.2009

 

Egregi Signori del Municpio di Neggio,

ieri abbiamo ricevuto la vostra risposta in relazione all'intenzione di organizzare una manifestazione di protesta contro lo zoo di Neggio (Zoo al Maglio) da parte di Offensiva animalista. Evidentemente la nostra distrazione deve averci giocato un brutto scherzo. Noi, infatti, eravamo convinti di aver inoltrato la richiesta a un Municipio svizzero, e non a uno della Repubblica popolare cinese. Perché, in un Paese democratico, non si è mai sentito che le autorità decidano, de facto, di vietare senza motivo qualsiasi forma di dissenso e persino - siamo alla farsa - quante persone possano o non possano partecipare a una pacifica protesta.

Di quale "principio di proporzionalità" si tratti per imporci un numero ridicolo di manifestanti (udite, udite, una folla di due o tre persone!), non si capisce.

L'unica proporzionalità che noi ravvisiamo è quella del più forte - l'autorità costituita - contro il più debole - un piccolo gruppo animalista -.

Voi, in poche parole, volete chiuderci la bocca.
Egregi signori, la vostra rimarrà una pia illusione.
Noi ci rifiutiamo di piegarci ai vostri diktat di sovietica memoria.

Sottolineiamo, inoltre, che Offensiva Animalista non ha chiesto il permesso per una dimostrazione finalizzata alla distribuzione di volantini, ma durante la quale vengano ANCHE distribuiti volantini. Una manifestazione, come immaginiamo persino voi sappiate, è ben altro.

Tempo per ricorsi e giochetti burocratici noi non ne abbiamo. Ci limitiamo a farvi presente che manifestare - ma eravamo convinti che dei municipali lo sapessero - è un diritto garantito dalla nostra Costituzione, della quale voi fate oltraggio. Riteniamo sia molto grave.

Prendiamo atto della vostra totale chiusura nei confronti di qualsiasi protesta civile.
Della vostra totale volontà di impedire qualsiasi forma di dissenso.
Della vostra totale malafede.
Voi, siate gentili, prendete atto che noi ci rifiutiamo di obbedire.

Manifesteremo comunque, con o senza permesso, con o senza fischietti, quando lo decideremo noi, con le modalità che stabiliremo noi.

Si chiama disobbedienza civile.

vedi risposta del Municipio di Neggio

 


Denuncia alla proprietaria dello Zoo al Maglio

giovedì 09.07.2009

 

Offensiva Animalista comunica che oggi, 9 luglio 2009, il nostro gruppo ha inoltrato una querela per diffamazione contro la proprietaria dello zoo al Maglio, Edith Fehr. Alcune affermazioni della signora rese alla stampa negli scorsi giorni (La Regione e il Caffé) non solo non corrispondono al vero, ma ledono la nostra immagine e credibilità.

Non è vero che gli attivisti di Offensiva animalista danno vita a manifestazioni.
Non è vero che scandiscono slogan.
Non è vero che sostano fuori dal cancello dello zoo.
Non è vero che usano il megafono.
Non è vero che fermano le persone intenzionate a visitare la struttura.
Non è vero che dichiarano che "il leone è scappato" per scoraggiare i visitatori.

Queste non sono innocenti bugie.

Queste sono menzogne per screditare Offensiva Animalista agli occhi delle autorità e sono tese a impedirci di distribuire - in silenzio - volantini in un tratto di strada pubblica. È questa, del resto, l'unica azione che ci è consentita e contro la quale la polizia, pateticamente chiamata ogni volta dalla signora Fehr, non può far nulla, visto che il nostro agire rientra perfettamete nella legalità. E gli agenti potranno confermare.
È vero, invece, che i volantinaggi sono incominciati oltre due mesi fa e hanno luogo tutte le domeniche e tutti i giorni festivi. E così sempre sarà, fino alla chiusura dello zoo.

La signora Fehr si metta il cuore in pace e combatta i suoi nemici con dignità.

 


I volantinaggi continuano senza sosta!

lunedì 29.06.2009

 

Continuano i nostri volantinaggi di sensibilizzazione nei pressi dello Zoo Al Maglio di Neggio, tutti i giorni festivi ormai da diverse settimane, creando tensioni e malumori alla detentrice del lager Edith Fehr che si è accorta che Offensiva Animalista agisce con costanza e determinazione e non si piega al suo volere, a differenza di altri gruppi di stampo zoofilo in Ticino.

La polizia, chiamata ogni volta dalla signora Fehr per farci allontanare, ha smesso di intervenire, anche perché le stesse autorità ci hanno assicurato che volantinare sul suolo pubblico non comporta reato. Per ovviare all'assenza della polizia cantonale, la signora ha pensato bene di ingaggiare una azienda di sicurezza privata.
Ma i nostri attivisti non si lasciano intimorire da questi addetti alla sicurezza visto che non hanno nemmeno l'autorità per farci allontanare e oggi, durante il loro intervento contro alcuni nostri membri, gli si è fatto notare gentilmente, ma con fermezza, che nulla possono nemmeno loro.

Offensiva Animalista continuerà a battersi per la chiusura di questo lager, senza tregua. Non saranno certo questi mezzucci messi in atto dalla proprietaria che ci fermeranno.

Finché ogni gabbia sarà vuota!