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31/08/2014 - shac.net

La campagna SHAC finisce

Abbiamo fatto la storia ... Il futuro è nostro.

SHAC (Stop Huntingdon Animal Cruelty) è stata la campagna di base per la liberazione animale più estesa ed efficace che il movimento abbia conosciuto. Da quando è iniziata, migliaia di persone in tutto il mondo hanno preso parte alla lotta per chiudere il più grande laboratorio di sperimentazione su animali in Europa: HLS (Huntingdon Life Sciences).
Numerose investigazioni sotto copertura hanno svelato gli orrori che avvengono all'interno di questo laboratorio – animali avvelenati, primati sezionati senza anestesia, cuccioli di cane presi a pugni sul muso. HLS è divenuto sinonimo di crudeltà e morte.
Negli ultimi dieci anni numerosi individui senza timore, mossi da compassione, si sono uniti a SHAC ed hanno dedicato le proprie energie a salvare questi animali. Ognuno /a di noi ha giocato la propria parte in questa campagna rivoluzionaria. Attraverso la determinazione, la rabbia e l'utilizzo di strategie innovative abbiamo decimato le finanze e la reputazione del colosso multinazionale della vivisezione HLS. Con dedizione ed intelligenza abbiamo scoperto di volta in volta le aziende che hanno lavorato o finanziato HLS ed abbiamo fatto di loro un obbiettivo. Il risultato ottenuto sono state centinaia di aziende che si sono rifiutate di fare affari con il laboratorio, tra di esse alcune delle più grandi e potenti istituzioni finanziarie del mondo.
Huntingon Life Sciences è divenuto il laboratorio di vivisezione più protestato nella storia. Migliaia di azioni si sono verificate contro di esso – in un solo anno quasi 800 proteste hanno avuto luogo contro clienti o fornitori.
Accanto alle proteste legali svolte da attivisti /e di SHAC, ci sono state anche numerose azioni dell' ALF che senza sosta hanno continuato a colpire chi faceva affari con HLS. Persone determinate e coraggiose hanno deciso di andare oltre la legge e portare avanti azioni dirette per gli animali. Tra gli altri esempi possiamo ricordare i 129 conigli liberati dal fornitore di Huntingdon 'Highgate Rabbit Farm'. O la liberazione di 14 cani beagle da una delle sedi di HLS in Nord America, o il sabotaggio di una barca di proprietà di un top manager della Bank Of America, affondata dall'ALF con un messaggio ben chiaro "il denaro non significa nulla – la vita significa tutto". Questi sono solo alcuni esempi delle centinaia di iniziative che hanno avuto luogo nel corso della storia della campagna. Senza la volontà e la creatività di queste persone, tutti quei conigli e quei cani sarebbero stati uccisi in esperimenti inutili e la Bank Of America sarebbe sicuramente ancora tra i finanziatori di HLS.
E' proprio grazie a questa innovativa combinazione di campagna di protesta legale portata avanti da SHAC e l'utilizzo di tattiche altamente efficaci da parte dell' ALF che la campagna contro Huntingdon Life Sciences ha avuto questo successo.
In questo momento HLS opera con oltre 100 milioni di sterline in debito, lotta costantemente per ottenere, o mantenere, la propria clientela ed i profitti sono in costante diminuzione anno dopo anno, una situazione di perenne rischio di fallimento. L'unica ragione per cui è ancora aperto è a causa del supporto ricevuto da parte del governo del Regno Unito.
A causa dei massicci interessi da parte delle industrie farmaceutiche e da parte dell'industria della sperimentazione, vedendo l'effetto che il movimento antivivisezionista stava avendo su HLS, il governo britannico è intervenuto direttamente, salvando il laboratorio dalla bancarotta con un prestito di diversi milioni di sterline, e fornendo loro copertura bancaria ed assicurativa.
Al contempo le autorità hanno iniziato ad organizzare la repressione contro attivisti /e di SHAC e sono iniziate le provocazioni, le perquisizioni, gli arresti. Dal 2007 decine di persone sono state arrestate, in alcuni casi ricevendo lunghe pene detentive sino ad 11 anni. Inoltre, sono state disposte condizioni di cauzione e di licenza post rilascio estreme, con la chiara intenzione di zittire ogni forma di dissenso contro la sperimentazione animale ed isolare le persone dal resto del movimento.
SHAC non stava più combattendo solo HLS: stavamo lottando contro il governo – un nemico molto più grande e potente.
Nonostante questo SHAC ha continuato a resistere alla repressione e la campagna è andata avanti, lottando per quei 70mila animali rinchiusi dietro a metri recinzioni e filo spinato.
Ma dopo oltre 10 anni di campagna e dopo aver scosso, per diverse volte, le fondamenta dell'intera industria della vivisezione, la nostra forma di opposizione si deve evolvere. Le dinamiche di sfruttamento degli animali, così come le strategie legali utilizzate dalle autorità, a livello globale sono cambiate ed è quindi il momento di cambiare anche le nostre tattiche.
Con la costante repressione da parte del governo verso chi lotta per gli animali in Inghilterra, è il momento di riesaminare i nostri metodi, comprendere quali ostacoli abbiamo di fronte, trovare le debolezze dell'avversario, per costituire una rete solidale per gli/le attivisti /e colpite ed iniziare a ricostruire il movimento dopo gli effetti che la repressione ha avuto.
Anche se stiamo annunciando la fine della campagna SHAC, essa sarà sempre una parte importante della nostra storia ed un richiamo alla ingegnosità e la potenza del movimento per i diritti animali.
SHAC continuerà ad ispirare attivisti /e in tutto il mondo ad unirsi alla lotta contro la vivisezione ed a considerare direttamente responsabili coloro che traggono profitto dall'abuso e dallo sfruttamento degli animali.
Sono le nostre abilità, la capacità di mettere a fuoco e sviluppare le nostre tattiche nei modi più efficaci, che continueranno a renderci una minaccia per le industrie dello sfruttamento animale.
Con il fuoco della liberazione e della giustizia che brucia nei nostri cuori, ora guardiamo al futuro.
La domanda che al momento tutti /e dovremmo porci è ...
Che cosa abbiamo intenzione di fare ora?

SHAC /Stop Huntingdon Animal Cruelty
www.shac.net



12/07/2013 - tio.ch

Novartis respinge le accuse
La filiale giapponese: "Niente manipolazioni di dati sul farmaco Valsartan"


TOKYO - La filiale giapponese di Novartis ha respinto oggi le accuse di manipolazioni di dati di test clinici relativi al suo medicinale Valsartan, un preparato contro l'ipertensione arteriosa. La facoltà di medicina dell'università di Kyoto aveva affermato ieri che uno studio sul trattamento del farmaco condotto su 3000 pazienti giunge a conclusioni erronee, perché basato su risultati inesatti o incompleti.
Stando a quanto riferisce l'Afp la ricerca - condotta da una équipe diretta da Hiroaki Matsubara, un provessore di Kyoto che nel frattempo ha lasciato l'ateneo - aveva stabilito che il Valsartan poteva ridurre i problemi vascolari cerebrali e cardiaci. Secondo la facoltà di medicina questo non è invece provato. Inoltre uno dei ricercatori era dipendente di Novartis, ciò che non era stato segnalato: veniva infatti presentato come professore ausiliare di Osaka.
Quest'ultimo punto era già stato ammesso in maggio da Novartis, che aveva confermato trattarsi di una violazione delle regole in vigore. Nello stesso mese il dipendente del gigante farmaceutico aveva lasciato l'impresa.
In un comunicato odierno Novartis - che aveva finanziato lo studio con 100 milioni di yen, circa un milione di franchi -respinge però le accuse di manipolazioni: l'università di Kyoto non è riuscita a portare prove in tal senso, afferma la società.
Venduto in Giappone con il nome di Diovan, il Valsartan è omologato in oltre 100 paesi. Nel paese del Sol Levante è uno dei preparati più prescritti.
Ora sono attese inchieste anche in altre università giapponesi per determinare se sussistano dubbi riguardo ad altre ricerche legate a Novartis.

06/01/2013 - tio.ch

"I prezzi dei farmaci possono restare alti"

Il Tribunale Federale dà ragione a Roche e Novartis

BERNA - Nella battaglia sul prezzo dei medicinali l'industria farmaceutica l'ha avuta per ora vinta: il Tribunale federale (TF) ha ha accordato l'effetto sospensivo a Novartis e Roche che avevano inoltrato ricorso in seguito alla decisione dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) di abbassare il costo di diversi prodotti.
I due gruppi farmaceutici possono quindi continuare ad esigere per certi medicinali prezzi nettamente più alti, ha detto all'ats Sabina Helfer, portavoce dell'UFSP confermando articoli apparsi sulla "SonntagsZeitung" e sul "Sonntag".
In primavera il governo ha rivisto le modalità del confronto tariffario dei medicinali elvetici con quelli praticati oltre frontiera. Nel frattempo l'UFSP ha deciso di abbassare i prezzi di quasi 450 medicinali, il Consiglio federale contava di risparmiare 240 milioni di franchi all'anno. A seguito di queste misure Roche e Novartis hanno inoltrato ricorso all'inizio di dicembre al Tribunale amministrativo federale (TAF).
Secondo i due gruppi farmaceutici, oltre ai prezzi praticati all'estero bisogna considerare anche un confronto terapeutico. Il TAF ha deciso in primo grado di non accordare l'effetto sospensivo. Novartis e Roche si sono allora rivolte al Tribunale federale, ottenendo infine quanto richiesto, ossia la sospensione. A questo punto il TAF dovrà esprimersi sul modello stesso dei prezzi e la decisione non dovrebbe giungere prima di un anno.
L'associazione mantello degli assicuratori malattia, santésuisse, per bocca della sua portavoce Silvia Schütz, si è detta delusa della decisione del TF. Ritiene che le economie previste caleranno di almeno 16 milioni di franchi. Non esclude inoltre che altre aziende presenteranno ricorso in occasione della prossima riduzione del prezzo dei medicinali, nel novembre 2013.
Anche Interpharma, l'associazione delle aziende farmaceutiche elvetiche, ritiene che saranno possibili altri ricorsi se non verrà raggiunto un accordo nei prossimi mesi, ha detto il suo segretario generale Thomas Cueni. Quest'ultimo auspica una decisione politica rapida sul futuro sistema di fissazione dei prezzi e insieme a santésuisse ha presentato al Dipartimento federale dell'interno una proposta in tal senso. Si tratta di un piano in dieci punti che propone di accelerare le procedure atte a stabilire il prezzo dei medicinali, prendendo in considerazione un confronto terapeutico e i prezzi praticati all'estero.

28/12/2012 - CdT.ch

Cittadini della DDR usati come cavie

Negli anni '80 aziende farmaceutiche occidentali condussero pesanti esperimenti

BERLINO - Imprese farmaceutiche "occidentali" usarono come cavie in gran parte inconsapevoli, negli anni '80, pazienti ricoverati negli ospedali dell'allora Repubblica democratica tedesca (Ddr). Gli esperimenti - rivela il quotidiano Tagesspiegel, citando documenti dell'allora ministero della Salute della Germania comunista - venivano condotti "in grande stile". Cinquanta aziende farmaceutiche avrebbero dato in appalto tra il 1983 e il 1989 complessivamente 165 studi, pagando fino a 860mila marchi occidentali (all'incirca 530mila franchi).

10/09/2012 - CdT

Animali «Ma quale paradiso della vivisezione!»

Il Governo difende la Commissione consultiva sugli esperimenti ed esclude pratiche fuorilegge

■ Ticino paradiso della vivisezione? «Un giudizio che riteniamo del tutto errato nei riguardi del modo in cui vengono esaminati, autorizzati ed eseguiti gli esperimenti su animali nel nostro Cantone». Il Governo risponde in modo perentorio a Sergio Savoia (Verdi) che in una serie di atti parlamentari aveva espresso dubbi sul modo con cui vengono gestiti i controlli sull'impiego di animali nella ricerca farmaceutica. L'impiego del termine vivisezione, dice, suscita l'impressione, «del tutto infondata», che gli animali vengono sottoposti ad interventi molto dolorosi, senza anestesia o narcosi, vietati in Svizzera. «Fomentare il dubbio che simili interventi vengano autorizzati è a nostro avviso scorretto nei confronti delle autorità preposte, degli istituti di ricerca e dell'opinione pubblica», sottolinea il Consiglio di Stato, difendendo l'operato di tutte le istanze pubbliche coinvolte a livello di controllo. A cominciare dalla Commissione di sorveglianza in materia di esperimenti sugli animali , «che ha operato nel più assoluto rigore e in piena indipendenza, al riparo di conflitti di interesse e nel rispetto della legislazione», fino alla persona che in questo organo rappresenta le società di protezione animali e di cui il Governo attesta l'integrità e la professionalità. La commissione ha un compito consultivo nell'esame delle domande di autorizzazione, mentre il DSS è l'autorità decisionale. Finora Berna non ha mai contestato nessuna decisione dell'autorità cantonale.
Ma per quale ragione negli ultimi dieci anni il numero di animali impiegati nella ricerca è nettamente aumentato, sfiorando le quarantamila unità? L'aumento, spiega il Go verno, è dovuto al notevole successo commerciale, a livello mondiale, di alcuni farmaci prodotti dal settore farmaceutico ticinese. Il controllo della sicurezza di questi farmaci attraverso gli animali (tutti roditori) costituisce una prerogativa per poter commercializzare i prodotti. «Purtroppo in questo ambito non sono stati validati metodi alternativi». Quasi il 20% degli animali utilizzati riguarda esperimenti condotti da istituti di ricerca nel campo dell'immunologia, della neurobiologia e dell'oncologia, volti alla comprensione dei processi e allo sviluppo di nuove terapie. L'istituzione di attività scientifiche nel Cantone ed il conseguente successo con riconoscimenti a livello internazionale hanno portato ad un aumento degli animali utilizzati a scopo sperimentale. Esperimenti sono autorizzati ad esempio anche nel campo della biologia e della medicina clinica, per lo studio dei parametri biologici negli uccelli migratori o della capacità di adattamento dei bovini a condizioni di tenuta estensiva.
Per quanto riguarda la composizione della commissione, il cui mandato è scaduto in giugno, il Governo (rispondendo a Franco Celio, PLRT) si dice intenzionato a riconfermare i cinque pilastri: veterinario cantonale, medico e farmacista cantonali, un rappresentante dell'industria farmaceutica e un rappresentante delle società di protezione degli animali. Non ne faranno più parte i collaboratori del dipartimento. Per la nomina del nuovo organo il Cantone è in attesa della proposta della Federazione delle società di protezione animali, che ha chiesto tempo per formulare la sua candidatura.

29/08/2012 - CdT

Vivisezione «Il Governo intervenga o scatta la denuncia»

Commissione di sorveglianza: CdS sollecitato ad adeguarsi alle norme federali - Beltraminelli: «Stiamo lavorando»

■ «La situazione attuale non è conforme alla legge federale sulla protezione degli animali, e ciò non è più accettabile». È quanto sostiene la Lega svizzera contro la vivisezione (LSCV) in una raccomandata inviata al Consiglio di Stato a margine della polemica intorno alla Commis-sione ticinese sugli esperimenti animali. Organo, quest'ultimo, che a fine maggio era già stato ritenuto non conforme alla legge dall'Ufficio federale di veterinaria (UFV) poiché la composizione non ne garantirebbe l'indipen-denza. Ebbene a scendere ora in campo è dunque la LSCV, che ha conferito mandato all'avvocato Stefano Fornara di Lugano affinché solleciti il Governo (cui compete la nomina della Commissione) ad introdurre i necessari adeguamenti.
Il problema è noto: se n'era discusso tre mesi or sono in Parlamento a Berna e in agosto era tornato d'attualità con un'interrogazione (pen-dente) del deputato dei Verdi Sergio Savoia.
La legge, entrata in vigore nel settembre 2008, e la relativa ordinanza precisano che quest'organo che ha il compito di esaminare preventivamente le richieste di autorizzazione per le speri-mentazioni animali - dev'essere totalmente indipendente dall'autorità che decide in merito, che i suoi membri non possono essere collaboratori di questa stessa autorità e che le associazioni di protezione degli animali devono esservi rappresentate. Sottolineando come ancor oggi della Commissione cantonale facciano parte tre membri su cinque che sono al contempo funzionari del Dipartimento incaricato del rilascio delle autorizzazioni (il veterinario, il farmacista e il medico cantonale, gli altri due sono il rappresentante dell'industria farma-ceutica e quello degli animali, ndr.), l'avvocato Fornara auspica che le nuove nomine tengano in particolare conto delle proposte avanzate da società attive nella protezione degli animali, per quanto è di loro competenza, e si fondino sui criteri di «qualità e competenza». In caso contrario viene già preannunciata la volontà di inoltrare ricorso. Nella missiva si auspica poi una maggiore trasparenza nei rapporti tra l'autorità cantonale e le società di protezione degli interessi degli animali attive sia a livello cantonale sia federale. E ciò in favore della maggior trasparenza possibile in un settore particolarmente sensibile. Basti dire che, dati alla mano, secondo le statistiche del 2010 erano in tutto 41.246 gli animali «da esperimento» utilizzati nei labora tori in Ticino (in aumento del 22,8% rispetto all'anno precedente). A livello nazionale, il numero esatto degli animali «sperimentati» si era attestato nel 2010 a quota 761.675, ben 195.277 in più di quelli impiegati nel 2000 e + 55.571 rispetto a quelli del 2009.
Qualora la situazione attuale si dovesse protrarre, la LSCV «non esiterà a segnalare la questione alla magistratura penale», come ha fatto sapere per il tramite del proprio patrocinatore.
Nuove nomine allo studio
«La commissione dovrà adesso essere rinnovata. Stiamo lavorando in tal senso e opereremo tutti gli accorgimenti del caso. Occorre però sottolineare che la composizione attuale non ha mai creato problemi di alcun genere e tutto si è sempre svolto nel rispetto delle rego le». Così il direttore del Dipartimento sanità e socialità (DSS) Paolo Beltraminelli che tiene a precisare come gli attuali membri siano persone estremamente valide. «Le normative in materia prevedono che in quest'organo consultivo non vi possa essere un funzionario cantonale. Il termine per il rinnovo delle cariche è giunto a scadenza recentemente. Si tratterà pertanto di scegliere delle persone altrettanto competenti». «Senza dimenticare - aggiunge Beltraminelli - le particolarità ticinesi. Se nelle regioni di lingua tedesca o francese vi è la possibilità di far capo a specialisti di altri cantoni, da noi il discorso è più complesso». La massa critica è in pratica minore. «Serve gente competente, che conosca la realtà locale e disposta a mettersi a disposizione dedicando tempo e conoscenze a questa causa». GI.M

Esperimenti sugli animali, sospetti sulla commissione in Ticino


13/08/2012 - Tio.ch
BELLINZONA - Prossimamente il CdS dovrà rinnovare la commissione di sorveglianza in materia di esperimenti sugli animali. La composizione della commissione di specialisti è regolata dall'articolo 149 dell'Ordinanza Federale sulla Protezione degli Animali. Il deputato verde Sergio Savoia, in una interrogazione, specifica che secondo il cpv 1 dell'articolo 149 dell'Ordinanza Federale sulla Protezione degli Animali i membri delle commissioni cantonali per gli esperimenti sugli animali non possono essere collaboratori delle autorità cantonali, se non per assumere funzioni di segretariato. Nella commissione ticinese si contano ben tre dipendenti del DSS su cinque membri (gli altri due sono il rappresentante dell'industria farmaceutica e il rappresentante degli animali). Savoia chiede dunque il motivo di tale composizione della commissione ticinese che non rispetta i dettami dell'ordinanza federale.
Ma Savoia va oltre: "da informazioni in nostro possesso risulta che la rappresentante delle società di protezione degli animali non abbia frequentato i corsi d'aggiornamento menzionati al cpv 3 dell'ordinanza". Nell'interrogazione chiede se corrisponde al vero che la rappresentante dei diritti degli animali non ha frequentato tali corsi e cosa si sa degli altri componenti.
Savoia chiede inoltre "cosa pensa il governo del fatto che la signora che dovrebbe rappresentare gli animali e le società di protezione, risulti essere pressoché sconosciuta alla maggioranza di queste e che, nonostante il tentativo della Lega Svizzera contro la Vivisezione, la signora non abbia voluto prendere contatto con essa, che è pur sempre la prima e principale controparte in ambito di sperimentazione animale. Infine Savoia spiega che la Lega Svizzera contro la Vivisezione e alcune società ticinesi di protezione degli animali – in particolare la SPAB – avrebbero proposto di sostituire l'attuale 'rappresentante degli animali' con una persona con maggiori competenze e, cosa più importante, esperta di metodi alternativi alla vivisezione, oltre a esser gradita alle suddette associazioni di difesa dei diritti degli animali. Anche in questo caso il parlamentare chiede una risposta al CdS, come pure il motivo del ritardo del rinnovo della commissione.

Bellinzona: non c'è pace per l'IRB

Il Governo ha ritenuto ricevibile l'iniziativa "Parco Grande" che non vuole la sede dell'IRB all'ex-campo militare. Si torna a votare?

09/08/2012 - ticinonews.ch

Non c'è pace per la nuova sede dell'Istituto di ricerche in biomedicina di Bellinzona, l'IRB. Dopo che la popolazione aveva accettato a larghissima maggioranza la variante di piano regolatore che proponeva la costruzione della nuova sede del prestigioso istituito sul sedime dell'ex-campo militare ecco che probabilmente i bellinzonesi dovranno tornare a votare.
Il perché è presto detto.
Il Consiglio di Stato ha dichiarato ricevibile l'iniziativa "Parco Grande", lanciata lo scorso anno e che chiedeva di salvaguardare l'ex-campo militare, facendone un parco e di insediare l'IRB in strutture già esistenti.
Nel mese di luglio dello scorso anno il Municipio aveva ritenuto regolare ma improponibile l'iniziativa, in quanto la variante era stata approvata dal popolo. Ma invece non è così. L'iniziativa è ricevibile in quanto propone elementi diversi da quelli messi in votazione.
Ora tocca al Muncipio. O impugna la decisione, oppure, secondo l'iter procedurale, si andrà avanti con l'iniziativa fino ad un nuovo voto popolare.
Faccenda ingarbugliata. E intanto l'IRB attende. Fino a quando i ricercatori avranno pazienza? Non bisogna dimenticarsi che attorno all'Istituto si dovrà sviluppare il polo scientifico e il campus universitario.

02/04/2012

L’epurazione dei ricercatori svizzeri

All’istituto di ricerca in biochimica IRB di Bellinzona si licenziano svizzeri in malo modo e si assumono frontalieri!

All’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB) di Bellinzona, che ha aperto i battenti nel 2003, tra i ricercatori di cittadini svizzeri non ce n’è più nem­meno uno. Eppure in passato ce n’erano. Ma il direttore italiano An­tonio Lanzavecchia, nel corso degli anni, i ricercatori svizzeri li ha man­dati via tutti, per sostituirli con suoi connazionali; e più meridionali sono meglio è. Gli svizzeri sono pure stati mandati via in malo modo. L’ex collaboratrice svizzera dell’IRB che nelle scorse settimane ha intentato un causa mi­lionaria all’istituto perché il direttore italico Lanzavecchia non solo l’ha congedata senza tanti complimenti ma si è pure impossessato del suo la­voro e dei relativi introiti, non è un caso isolato.

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01/04/2012

Roche denunciata per corruzione

Avrebbe pagato dei medici serbi per prescrivere i suoi medicamenti

BELGRADO - Roche avrebbe corrotto in Serbia alcuni medici affinché prescrivessero medicamenti antitumorali prodotti dal gigante farmaceutico basilese. Un portavoce del gruppo elvetico ha confermato l'inoltro di una denuncia da parte delle autorità giudiziarie serbe.
La denuncia è diretta sia contro l'azienda che contro singole persone, ha spiegato il portavoce di Roche confermando una notizia pubblicata dal domenicale svizzero tedesco «Der Sonntag».

08/12/2010 - laveracronaca.com

Farmaci e danni genetici: la Bayer finisce in tribunale

di Martina Lacerenza

Ci sono storie che una volta raccontate finiscono presto nel dimenticatoio, consumate in fretta dal meccanismo stesso del racconto che appena concluso fa già parte del passato. Altre storie, invece, sono destinate a correre nel tempo molto più a lungo, portatrici come sono di un’eco profonda che difficilmente si esaurisce una volta terminata la lettura. Rientrano in questa categoria vicende di lotte impari, come quella di un uomo disabile che ha deciso di sfidare un gigante farmaceutico, la Bayer Schering, per chiedere giustizia. Andrè Sommer, un insegnante che vive in Baviera, è il protagonista di questa storia ed accusa l'azienda di avergli provocato evidenti e gravi menomazioni dovute al test di gravidanza usato all'epoca da sua madre (molto diverso da quelli attuali). L'uomo è nato nel 1975 con un grave handicap alla vescica e agli organi genitali e, dopo averne cercato le prove per molto tempo, è riuscito recentemente a venire a conoscenza di uno scambio di lettere interno al laboratorio della Schering, dove si evince che i ricercatori sapevano bene quel che facevano. Sommer oggi vuole che i fatti vengano chiariti in tribunale. Ha ricevuto infatti la documentazione decisiva circa tre settimane fa: copie delle suddette lettere, in cui ricercatori britannici della citata casa farmaceutica si scambiavano pareri con i loro colleghi tedeschi circa gravi malformazioni infantili e possibili rischi legati a certi medicinali. In pratica le mamme di questi bambini nati malformati potrebbero aver assunto un test di gravidanza nocivo prodotto consapevolmente dal laboratorio berlinese quando ancora non c'erano i test urinari attuali. Le carte, che risalgono agli anni 1967-1969, testimonierebbero del resto come già all'epoca gli esperti s'interrogassero sulle possibili nefaste conseguenze del Duogynon/Primodos, vale a dire il prodotto che la mamma di Sommer utilizzò in modo inconsapevole sei anni dopo, nel 1975.
L'insegnante disabile tedesco vuole sapere "perché quei signori si scambiavano pareri tra di loro senza renderli pubblici", capire cioè se mamme e figli siano stati usati effettivamente come cavie dall'azienda. E’ tramite l'articolo apparso il 25 Novembre sul settimanale tedesco Der Spiegel (e riportato in Italia dall’Aduc, l’Associazione no profit per i diritti degli utenti e dei consumatori) che apprendiamo come, in questi giorni, André Sommer abbia deciso di costituirsi contro la Bayer Schering Pharma Ag, presso la 7.ma sezione civile del Tribunale Regionale a Berlino. Il suo è il primo processo intentato da una presunta vittima del Duogynon da quando, otto anni fa, il Governo tedesco ha modificato la legge sui farmaci per dare più forza giuridica ai possibili danneggiati. Ciò che risulta davvero clamoroso è che questa sua decisione di ricorrere al Tribunale Regionale ha funzionato da “campagna apripista”, poichè ulteriori e numerosi casi analoghi sono usciti allo scoperto a seguito della sua denuncia: vicende che dimostreranno se la recente apposita riforma del governo tedesco reggerà alla prova dei fatti. Quella modifica legislativa venne promossa infatti per reagire ad un'altra lunga e penosa vicenda legata al Contergan: un sonnifero assunto in gravidanza da donne che partorirono figli disabili e che denunciarono, invano, il produttore (sebbene in pratica non sussistessero dubbi sui devastanti effetti collaterali del medicinale). Le vittime ottennero un indennizzo solo quando l'azienda decise spontaneamente di risarcirle. Anche nella vicenda Duogynon finora non c’è stato alcun riconoscimento ufficiale di colpa da parte della casa farmaceutica in questione, dato che le procure hanno sempre archiviato le denunce sebbene le mamme colpite resero testimonianza pubblica e accusarono l'azienda già alla fine degli anni settanta. Ad ogni modo, come dicevamo, dopo che il settimanale Der Spiegel la scorsa settimana ha riportato la vicenda di Sommer, decine di vittime sono uscite allo scoperto. Si tratta di persone con malformazioni agli arti, al cuore, all'addome, alla schiena e che avevano taciuto per anni: nell’elenco che Sommer ha pubblicato sul suo sito ne figurano oltre cento.In questo momento i Parlamentari Verdi al Bundestag stanno chiedendo chiarimenti al Governo e il ministero della Sanità, pur non prendendo parte al contenzioso, auspica che i ricorrenti riescano a far valere le proprie ragioni. Le presunte vittime denunciano la società Schering, che nel frattempo è stata rilevata dalla concorrente Bayer, esigendo spiegazioni, chiedendo di vedere la documentazione sul Duogynon per denunciare e chiedere i danni alla Bayer Schering. Il legale Joerg Heynemann, che oltre a Sommer difende alcune decine di presunte vittime, sostiene infatti che deve essere una perizia a stabilire se quel test di gravidanza fosse innocuo o meno e scrive: "al di là del giudizio morale sulla procedura che evidentemente ha riguardato un buon numero di donne trattate con i campioni medici, gli imputati dovrebbero svelarne i risultati. Se allora fu adottato il sistema dei campioni medici gratuiti, è chiaro che venissero messi nel conto i possibili effetti negativi". Perchè gli imputati non vogliono mostrare i risultati degli esperimenti? In tribunale andrà chiarito soprattutto il contenuto delle lettere giunte dalla Gran Bretagna. In una missiva del 13 dicembre 1967, cioè otto anni prima che la madre di Sommer prendesse il farmaco, un ricercatore scriveva: "la palese correlazione tra l'aumento di malformazioni congenite e la vendita del test di gravidanza appare piuttosto allarmante. Si tratta di un prodotto farmaceutico per donne incinte che incide sull'ambiente del feto e dunque dobbiamo essere estremamente prudenti". Come ha detto il legale di Sommer, la Bayer Schering dovrebbe mostrare "apertura e tolleranza" e "sedere ad un tavolo con le persone danneggiate". Del resto è il minimo che potrebbe fare questa casa farmaceutica, qualora risultasse ufficialmente come unica responsabile di decine e decine di vite rovinate.

Medici e cancro, siamo alla farsa
mattinonline.ch

Dopo decenni di ricerche sui tumori, i ricercatori annunciano al mondo che, per prevenire alcuni tipi di cancro,la soluzione sarebbe…l’aspirina! Anzi no, perché l’aspirina provoca vari tipi di emorragie, tra cui quella cerebrale. Qualcuno li fermi

The Lancet, una delle più “prestigiose” riviste medico-scientifiche del mondo, ha pubblicato uno studio “rivoluzionario”, frutto di anni di ricerche da parte di uno stuolo di geni della scienza dell'università di Oxford.
Queste speranze dell’umanità avrebbero scoperto che 75 mg di aspirina, assunti (pare) ogni giorno, per cinque anni di seguito, ridurrebbero del 20/30% la probabilità di beccarsi il cancro al polmone, all'esofago, alla prostata, al cervello, allo stomaco e al pancreas.
Prima domanda: chi è quello squilibrato che assume ogni giorno, per svariati anni,75 mg di aspirina per prevenire (nel 20/30% dei casi) qualcosa che potrebbe anche non sviluppare?
Andiamo avanti.
I brillanti ricercatori sottolineano che, assumendo spesso aspirina, si rischiano però emorragie nel tratto gastrointestinale (ovvero nell'esofago, nello stomaco e nell'intestino) e pure al cervello.
Seconda domanda: chi è che, per prevenire un cancro che peraltro, in linea di massima, potrebbe evitare mangiando in modo equilibrato e conducendo una vita sana, rischia concretamente un’emorragia cerebrale?
Eppure, appena i medici aprono bocca, i mass media ammutoliscono. Nessuna domanda. Nessun dubbio. Nessuna perplessità.
Lo scorso anno, un oncologo ticinese intervistato dalla Tsi, dichiarò con sicumera che gli effetti collaterali delle chemioterapia, al giorno d’oggi, sono solo un ricordo. E la giornalista non disse neppure cip. Chi ci sta leggendo, e ha purtroppo visto persone sottoposte a chemioterapia, sa che quel medico mentiva. Mentiva spudoratamente. Eppure nessuno lo richiamò all’ordine.
Sarà il caso di ricordare che i tumori, nel loro complesso, ogni anno uccidono sempre di più. E colpiscono sempre prima. E sempre più bambini.
Sarà il caso di ricordare che la medicina allopatica si basa sulla ricerca su animali, e che decenni di esperimenti su topi e ratti, cani, gatti e scimmie non hanno prodotto nessunissimo risultato. Anzi, come sostengono migliaia di medici onesti in tutto il mondo, hanno rallentato la ricerca verso la soluzione del problema.
Sarà il caso di ricordare che il 75% dei dottori americani malati di cancro, rifiuta la chemioterapia (A quando un'indagine anche in Europa?).
Sarà il caso di ricordare che, in tutti i Paesi occidentali, gli errori dei medici sommati agli effetti collaterali dei medicamenti, sono la terza causa di morte.
Sarà il caso di ricordare che tutti i dottori che si sforzano di curare il cancro in modo non comunemente accettato dai governi - ovvero sgradito alle industrie farmaceutiche – vengono messi alla berlina, umiliati, derisi e, se non piegano la testa, vengono pure sbattuti in galera. I casi dei dottori Hammer e Di Bella parlano da sé.
Fermo restando che esistono tanti medici onesti, scrupolosi e sinceri, sarà anche il caso di ricordare che, nel corso della storia, la salute dell’umanità è migliorata soprattutto grazie all’acqua potabile, alle fognature e alla migliore alimentazione. Non per merito, ma nonostante, i farmaci.
Fermiamoci qui. Tanto, i dottori che credono solo nella chimica, non si fanno convincere facilmente. Ci hanno messo 1200 anni per capire che il femore del cane, contrariamente a quanto sosteneva Galeno, è diverso da quello di un essere umano. Quando lo svizzero Paracelso eseguì l’autopsia su un cadavere umano e annunciò questa ovvietà, venne licenziato in tronco dall’università di Basilea.
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01.12.2010 - Corriere del Ticino

APPELLO DI RICERCATORI
Esperimenti su animali senza limiti

¦ Senza gli esperimenti sugli animali non sarà possibile fare progressi nella ricerca biomedica. Ne sono convinti circa 80 ricercatori che hanno lanciato a Basilea un appello contro le regole sempre più severe per autorizzare simili esperimenti. I ricercatori, provenienti dalla Svizzera, dalla Germania, dalla Francia e dalla Gran Bretagna, si sono riuniti nella città sul Reno per discutere sulle pos sibili conseguenze della nuova ordinanza svizzera sugli esperimenti animali e sulle misure previste a livello europeo.
C'è stato in particolare chi ha paventato il rischio che tali restrizioni facciano spostare la ricerca verso paesi come la Cina. Il cosiddetto «Appello di Basilea» è stato criticato dalle organizzazioni per la protezione degli animali, secondo le quali oltre ad essere «inumani» questi esperimenti costano parecchio allo Stato.

30/09/2010 (aggiornamento 01.10.2010) - cdt.ch

Filiale Novartis multata negli USA
422 milioni di dollari per norme sui farmaci violate

WASHINGTON / BASILEA - Novartis Pharmaceuticals Corporation (NPC), filiale americana della Novartis, dovrà pagare negli Stati Uniti una multa e indennizzi per un totale di 422,5 milioni di dollari per violazione delle regole di commercializzazione di alcuni farmaci, fra cui il medicinale contro l'epilessia Trileptal. L'accordo comprende una multa di 185 milioni di dollari per il Trileptal e 227,5 milioni di dollari di indennizzi per questo e altri cinque farmaci.
La somma è stata fissata in accordo con l'ufficio del procuratore del distretto orientale della Pennsylvanie, ha annunciato Novartis giovedì in serata. Secondo il gruppo farmaceutico, essa corrisponde agli accontamenti realizzati in vista dell'accordo. Già in gennaio Novartis aveva annunciato l'intenzione di ammettere la violazione delle regole della commercializzazione previste dal Food, Drug and Cosmetic Act e di voler collaborare con le autorità nell'indagine sui metodi di marketing di altri cinque prodotti: Diovan, Exforge, Sandostatin, Tekturna e Zelnorm. Nel 2005, il gruppo basilese aveva avvertito che alcuni pazienti trattati con il Trileptal soffrivano di reazioni cutanee (necrosi epidermica tossica e sindrome di Stevens-Johnson) tali da poter mettere in pericolo la vita. Alcuni pazienti hanno dovuto essere ricoverati e in alcuni casi «molto rari» sono deceduti.

01/10/2010 - informazione libera

Medici corrotti dalle case farmaceutiche un 'barone' fiorentino gestiva l'affare

Le multinazionali pagavano e loro prescrivevano i farmaci 'amici' a centinaia di malati cronici. Il giro di affari è di due milioni di euro, trenta professionisti coinvolti. Nas in azione in Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, Lazio, Liguria, Veneto e Umbria: 21 le ordinanze di misure cautelari
Medici corrotti dalle case farmaceutiche, medicinali prescritti e somministrati arbitrariamente a centinaia di pazienti cronici. Non certo per il loro bene, quanto per quello dell'organizzazione capeggiata da un noto "professore universitario fiorentino, che riveste varie cariche in ambito ospedaliero, accademico, scientifico ed associativo di categoria", l'ordinario di dermatologia Torello Lotti finita nel mirino dei Nas nell'inchiesta della procura di Firenze.
In tutto, le persone coinvolte, a vario titolo, sono trenta. I carabinieri del Nas hanno eseguito 21 ordinanze di applicazione di misure cautelari (6 custodie agli arresti domiciliari, 2 obblighi di dimora e 13 interdizioni dall'attività), emesse dal Gip del Tribunale di Firenze in Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, Lazio, Liguria, Veneto e Umbria. Oltre all'esecuzione delle misure cautelari, sono in corso 37 perquisizioni.
L'associazione per delinquere sarebbe composta da medici specialisti e dai loro collaboratori. I militari hanno scoperto che questi avevano stipulato accordi corruttivi con imprenditori di industrie multinazionali farmaceutiche, da cui hanno ripetutamente percepito illeciti compensi stimati nell'ordine di circa 2 milioni di euro, gran parte dei quali fatti transitare sui bilanci di società di copertura, in cambio di prescrizioni e somministrazioni arbitrarie, a centinaia di pazienti in cura per diffuse patologie croniche, di specialità medicinali prodotte dalle aziende corruttrici, che realizzavano maggiori profitti derivanti dal conseguente incremento della diffusione dei farmaci.

10/09/2010

RICEVIAMO IN FORMA ANONIMA E GIRIAMO:

<< 9 settembre '10. Lugano Palazzo dei congressi.

Serata "benefica" grandi voci per la ricerca per raccogliere fondi per l'IRB.

Alla serata "benefica" c'eravamo anche noi. Abbiamo lasciato e lanciato volantini ovunque, sulle automobili del vicino autosilo, al palazzo dei congressi e nei dintorni.

La ricerca medica come è impostata oggi è solo tortura e sofferenza per innumerevoli animali.
Ma non esiste solo la ricerca fatta su animali, anche se questo è quello che questi "luminari" della scienza vogliono
farci credere. Esistono alternative valide e affidabili. Informatevi.

Semplicemente usare animali è la scappatoia più veloce, perchè con questi modelli "in vivo" posso fabbricare risultati a piacimento ma ogni animale è diverso! Quello che intossica un topo non necessariamente intossica un maiale o un essere umano.
I risultati possono variare a seconda delle specie usata e a seconda della modalità dei test.

Nel corso del 2009, in Svizzera sono stati vivisezionati 706'104 animali. Gli esperimenti che causano forti sofferenze agli animali sono aumentati.

Nessun umano è innocente. La vivisezione riguarda tutti.

Il volantino distribuito >>


30/08/2010 - ilfattoquotidiano.it

Vivisezione, l’inganno dell’Unione europea: prendi un animale e lo torturi tre volte

La nuova direttiva Ue deve essere approvata entro l'8 settembre. Ma già infuriano le polemiche degli animalisti su una deriva ancora più violenta. Ogni anno vengono utilizzati 12 milioni di animali per esperimenti scientifici
Esperimenti su animali randagi e domestici. In poche parole cani e gatti. Utilizzando metodi da tortura come l’isolamento forzato, il nuoto forzato o altri esercizi che portano inevitabilmente all’esaurimento (morte) degli animali. E non è finita, perché se l’intensità è “moderata”, l’esperimento sulla stessa bestiola si può ripetere. Un bell’escamotage per sostenere, come recita la nuova direttiva europea sulla vivisezione, che d’ora in poi gli esperimenti coinvolgeranno meno animali. Il tutto gravato da un singolare paradosso: in Italia la legge sulle vivisezione è più rigida, ma ora le nuove regole dell’Unione non saranno più derogabili dai singoli paesi con buona pace delle multinazionali del farmaco. Certo l’Italia potrebbe chiedere di mantenere le sue regole, ma la domanda è: lo farà?
Intanto, dopo anni di discussioni e rimaneggiamenti, la nuova direttiva europea sulla vivisezione è pronta al varo. Ma nessuno, o quasi, degli europarlamentari italiani eletti nel 2009 è ancora andato a leggersi il testo. Peccato, perché a guardarlo bene ci sono punti che farebbero accapponare la pelle anche al più convinto sostenitore della sperimentazione scientifica con gli animali. Il testo prevede, ad esempio, all’articolo 16: “La possibilità di riutilizzare animali già sottoposti a esperimenti di intensità ‘moderata’”. Un paradosso, si diceva. “In questi ultimi mesi quasi tutti gli articoli chiave sono cambiati in peggio rispetto alla prima stesura del 2008 – dichiara scandalizzata Vanna Brocca della Leal, la Lega antivivisezione – ad esempio la frase la possibilità di riutilizzare animali già sottoposti a esperimenti di intensità moderata è significativamente diversa rispetto alla prima stesura ipotizzata dalla Commissione, dove si parlava invece di esperimenti di intensità lieve“.
“Tra le procedure codificate poi – continua la Brocca – c’è l’isolamento forzato di cani e scimmie o il nuoto forzato o altri esercizi fino all’esaurimento dell’animale”. Un risultato ben diverso, insomma, da quello che si aspettavano le principali associazioni animaliste che auspicavano il graduale superamento della sperimentazione con gli animali grazie all’utilizzo di metodi alternativi, in provetta o tramite modelli computerizzati e, nello stesso tempo, la riduzione degli esperimenti più dolorosi. Ma non è l’unico scivolone del testo. Sempre nella prima stesura del 2008 non vi era di certo: “La possibilità di chiedere delle deroghe a sperimentare su animali randagi delle specie domestiche – aggiunge la Brocca – l’ articolo 11 del testo (compresi cani e gatti ndr), qualora sia impossibile raggiungere lo scopo della procedura” altrimenti e quando sia ritenuto “essenziale” per tutelare l’ambiente o la “salute umana o animale”.
Eppure, la relatrice della normativa, l’eurodeputata Elisabeth Jeggle del Partito popolare europeo, aveva dichiarato alle agenzie di stampa: “Le nuove norme realizzano un compromesso tra i diritti degli animali e le esigenze della ricerca”. Ma il risultato finale non pende certo a favore degli animali. E così, mentre i nostri eurodeputati sonnecchiano, il tam tam di protesta degli animalisti è già partito. La Leal, lega antivivisezionista, sta raccogliendo le firme per una petizione online da portare al Parlamento europeo entro l’8 settembre, giorno della votazione del testo. Sono già oltre le 60mila. Tra questi hanno firmato: l’astrofisica Margherita Hack, l’attrice Lea Massari, la scrittrice Sveva Casati Modignani, il fotografo Gabriele Basilico. In gioco, stando ai dati forniti dall’Ue nel 2005 (gli ultimi disponibili), ci sono i 12 milioni di animali che vengono usati ogni anno in Europa per finalità di ricerca. Una statistica dalla quale vengono generalmente escluse le specie invertebrate e gli animali uccisi per utilizzare tessuti e organi. Ed ecco che cosa si sono inventati a Bruxelles come “compromesso”, per usare le parole della Jeggle.
Il professor Agostino Macrì è stato per anni uno dei massimi ricercatori all’Istituto Superiore di Sanità, oggi scrive per alcune riviste scientifiche: “Io ho fatto quasi sempre sperimentazione sui ratti, non sono contrario alla sperimentazione scientifica con test sugli animali. Ci sono farmaci che possono essere testati sull’uomo se non dopo una prima fase di test fatta sugli animali. Certo, però, se dovesse passare il principio generale a livello europeo che si possono riutilizzare per più esperimenti gli stessi animali, sarei contrario. Mi sembra una inutile tortura. Come sono contrarissimo a usare animali cosiddetti randagi, portatori di per se di altre malattie. Oggi comunque in Italia – continua Macrì – per la sperimentazione su cani e gatti o su altre specie al di fuori dei ratti, bisogna chiedere una deroga, una autorizzazione al ministero della Salute che la sottopone poi al vaglio di una commissione in seno all’I.S.S”. E già la normativa italiana, la n.116/92, è parecchio restrittiva sulla sperimentazione su quasi tutte le specie animali.
“In realtà- dice Brocca – domani potrebbe diventare tutto più difficile o più semplice a guardarlo dalla parte dei vivisettori e dei grandi gruppi che dalla vivisezione traggono profitto. Infatti l’articolo 2 della nuova Direttiva esclude che si possano apportare migliorie alla Direttiva nella fase di recepimento. Tutt’al più l’Italia potrà chiedere di mantenere delle misure più restrittive, se già le possiede. Ma avrà voglia di farlo?”. Il timore è che per competere con gli altri 26 Paesi dell’Unione, il nostro governo non si batta abbastanza e decida di adeguarsi integralmente a questa Direttiva tutta giocata al ribasso.
Bruno Fedi, già docente universitario in medicina a Roma e poi a Terni, è un luminare del cancro dell’urotelio. Fedi è un “pentito” della sperimentazione scientifica sugli animali: “Dopo 15 anni di sperimentazione all’università su cavie, topi, criceti, cani e gatti, un bel giorno mi sono reso conto che i risultati erano o inutili o dannosi e ho deciso così di liberare tutti gli animali del laboratorio. Torturare e uccidere animali, per sperimentare cosmetici, farmaci o altro, è una ingiustificabile crudeltà, a meno che non vi sia una reale utilità per l’uomo. Faccio notare – continua Fedi – che i risultati degli esperimenti su animali, possono essere, sull’uomo, uguali, diversi, o addirittura opposti e per verificarlo bisogna ripetere gli esperimenti sull’uomo. Questo fatto è ormai riconosciuto da prestigiose riviste e organizzazioni di controllo o di ricerca internazionali. Le grandi industrie si ostinano a praticare esperimenti su animali solo perché così facendo “l’iter” di molecole farmacologiche nuove, prima della immissione sul mercato, diventa più complesso e costoso, escludendo le piccole industrie e i paesi poveri dal progresso scientifico. Vogliamo metterci in testa che la struttura genetica di un animale è diversa da quella di un uomo! Non siamo, come ha scritto un mio illustre collega su Nature (si tratta dell’autorevole scienziato Thomas Hartung ndr), topi che pesano 70 kilogrammi. Gli uomini assorbono le sostanze in modo diverso, le metabolizzano in modo diverso. Vi sono metodi alternativi alla sperimentazione sugli animali, come quelli sulle cellule coltivate o quelli sui tessuti umani che si possono prelevare dagli arti amputati, che danno risultati di gran lunga migliori”.
Secondo la Leal, anche in materia di metodi alternativi alla sperimentazione animale il testo che sarà votato a Strasburgo segna un pericoloso passo indietro rispetto a quello di due anni fa: “Infatti vengono resi obbligatori soltanto i metodi alternativi recepiti dalla normativa comunitaria, che al momento sono pochi. Il primo testo proposto della Commissione, invece, era molto più avanzato, includendo tutti i metodi sostitutivi disponibili e scientificamente soddisfacenti”.

NUOVA DIRETTIVA EUROPEA SULLA PROTEZIONE DEGLI ANIMALI UTILIZZATI PER LA VIVISEZIONE

Ai primi di settembre, il Parlamento Europeo voterà la nuova Direttiva sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. E’ una legge a misura di vivisettore, che NON OBBLIGA a utilizzare i metodi sostitutivi ai test con gli animali neppure laddove esistono. In compenso essa conferma o concede parecchie libertà. Sarà infatti possibile:
- sperimentare sui primati anche in assenza di gravi motivazioni riguardanti la salute umana (articoli 5, 8 e 55)

- sperimentare anche su cani e gatti randagi (articolo 11)

- riutilizzare più volte lo stesso animale, anche in procedure che gli provocano intenso dolore, angoscia e sofferenza (articolo 16)

- sperimentare senza anestesia e/o non somministrare antidolorifici a un animale sofferente se i ricercatori lo ritengono opportuno (articolo 14)

- sperimentare su animali vivi a scopi didattici (articolo 5)

- creare animali geneticamente modificati mediante procedure chirurgiche; somministrare scosse elettriche fino a indurre l’impotenza; tenere in isolamento totale per lunghi periodi animali socievoli come i cani e i primati; praticare toracotomie, e cioè l’apertura del torace, senza somministrare analgesici; costringere gli animali al nuoto forzato fino all’esaurimento... (allegato VIII)
Noi proviamo vergogna e profondo dolore nel constatare quanto peso abbiano gli interessi dell’establishment economico e scientifico che trae profitto dalla vivisezione, e quanto poco contino le idee di umanità e giustizia nei confronti delle altre specie viventi.
Scienziati e medici di fama internazionale sostengono la superiorità dei metodi di ricerca sostitutivi ai fini del benessere umano: chiediamo anche noi che vengano convalidati e resi obbligatori! Facciamo sentire la nostra voce, mandiamo un messaggio di protesta ai parlamentari europei, diffondiamolo il più possibile!

testo della direttiva europea in italiano
per saperne di più, firmare la petizione e compilare il sondaggio della Commissione europea sul benessere degli animali vai al sito della LEAL

08/06/2010 - la stampa.it

La grande truffa della "suina"
Il vaccino contro l'influenza suina

Il British Medical Journal: l'Oms ha gonfiato i rischi dell'influenza A per favorire l'industria

PAUL BENKIMOUN

Le critiche al modo in cui l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha risposto alla pandemia di influenza H1N1 sono cresciute di una tacca, venerdì scorso, con la pubblicazione di un’inchiesta condotta congiuntamente dal British Medical Journal (BMJ) e dall’Agenzia di Giornalismo Investigativo di Londra (BIJ), e con il rapporto adottato quello stesso giorno dalla Commissione sanità dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. La prima rivela che alcuni degli esperti che avevano partecipato alla redazione delle linee guida dell’Oms per le pandemie erano sul libro paga di due industrie farmaceutiche - Roche e GlaxoSmithKline - che producono medicinali o vaccini contro i virus influenzali. Il secondo sottolinea una «mancanza di trasparenza» nella gestione della crisi del virus H1N1 da parte dell’Oms e delle istituzioni sanitarie pubbliche, le accusa di aver «dilapidato una parte della fiducia che gli europei hanno in questi organismi» e ritiene che «questo declino di fiducia in futuro potrebbe rappresentare un rischio».
Un anno dopo l’annuncio, l’11 maggio 2009, dell’inizio della pandemia influenzale, molti governi occidentali si ritrovano con scorte inutilizzate di farmaci antivirali e vaccini contro il nuovo virus A (H1N1), ordinati a un carissimo prezzo, mentre la banca JP Morgan valuta il giro d’affari tra 5,8 e 8,3 miliardi di euro. Emerge che, a partire dal 1999, data delle prime linee guida dell’Oms per le pandemie, alcuni esperti con un ruolo chiave nella loro elaborazione hanno legami di interesse con gli industriali. Le raccomandazioni vengono scritte da quattro esperti in collaborazione con il «Gruppo di lavoro europeo sull'influenza» (Eswi). «Ciò che questo documento non rivelava è che l’Eswi è interamente finanziato da Roche e dagli altri produttori di vaccini e che due degli esperti, René Snacken e Daniel Lavanchy, l’anno prima avevano partecipato a eventi finanziati da Roche», scrivono i giornalisti britannici Deborah Cohen e Philip Carter.
L’articolo cita diversi altri esperti coinvolti in documenti strategici dell’Oms, che sono stati retribuiti dagli industriali e hanno pubblicato degli articoli sull’utilità dei farmaci retrovirali (Tamiflu della Roche o Relenza di GlaxoSmith Kline), utilità oggi contestata all’interno della comunità medica.
«Nessun dettaglio è stato fornito dall’Oms in risposta alle nostre domande», scrivono Cohen e Carter. I due giornalisti deplorano anche il segreto tenuto dall’Oms sulla composizione del comitato d’urgenza, messo in piedi dalla direttrice generale, che l’ha consigliata sul momento in cui dichiarare la pandemia: «Una decisione che ha scatenato i costosi contratti per i vaccini in tutto il mondo», commenta nel suo editoriale la direttrice di Bmj, Fiona Godlee.
Interpellato da «Le Monde», il portavoce dell’Oms, Gregory Hartl, precisa che «ogni volta che l’Oms riunisce degli esperti, fa compilare una dichiarazione di interessi, che è sottoposta alla valutazione del presidente del comitato di esperti, ma non le pubblica perché contengono informazioni di ordine privato».
Per quanto riguarda il comitato di urgenza, Hartl precisa che la sua composizione sarà resa pubblica quando avrà terminato la sua missione, una misura mirata «a evitare che i suoi membri subiscano pressioni, tenuto conto delle conseguenze enormi delle decisioni prese». Anche il rapporto redatto da Paul Flynn, parlamentare britannico socialista, e adottato il 4 giugno dalla Commissione Sanità dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, accusa l’Oms di dar prova di una «grave mancanza di trasparenza» nei suoi processi decisionali, cui si aggiunge «la prova schiacciante che la gravità della pandemia è stata largamente sovrastimata dall’Oms».
Il documento sottolinea che «è soprattutto il passaggio rapido verso il livello 6 della pandemia, in un momento in cui l’influenza dava sintomi relativamente modesti, combinato con il cambiamento di definizione dei livelli di pandemia poco prima dell’annuncio della pandemia H1N1, che ha sollevato preoccupazioni e sospetti nella comunità scientifica». Il rapporto sarà sottoposto all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e dei suoi 47 stati membri il prossimo 24 giugno.
Copyright Le Monde

29/04/2010 - tio.ch

TICINO
Sono milioni le dosi di vaccino anti-suina ancora nei frigoriferi

BELLINZONA - Sono oltre 5 milioni e mezzo le dosi di vaccino acquistate per far fronte al famigerato virus H1N1.
L'allarme è passato e nei frigoriferi dell'Ufficio federale della sanità pubblica restano milioni di dosi, mentre sono altre centinaia di migliaia di fiale ad essere depositate nelle aree di stoccaggio dei cantoni.
Come scrive oggi LaRegioneTicino questi farmaci, acquistati dalla Confederazione per una spesa totale di 84 milioni, potrebbero finire tutti nel cestino.
Sono infatti tre i medicinali comperati da Berna che hanno come scadenza l'agosto del 2011. Poco più di un anno. Il che vuol dire che se non dovesse arrivare una nuova ondata virulenta questi farmaci andrebbero buttati via.
Uno di questi tre antidoti, il Celtura, è già nella fase di smaltimento. Una circolare inoltrata a fine marzo dal farmacista cantonale Giovan Maria Zanini alle farmacie ticinesi specifica che "dosi di Celtura eventualmente ancora presenti nelle farmacie possono essere direttamente eliminate a fine marzo, al momento della scadenza, tramite i canali abituali per lo smaltimento dei medicinali".
Per gli altri due vaccini, il Focetria e il Pandemrix le date di scadenza saranno rispettivamente il 31 agosto per il primo e novembre 2010 e agosto 2011 per il secondo.
In tutti i casi si specifica che i vaccini che restano in frigorifero avranno comunque una efficacia anche dopo la scadenza. Come ha dichiarato a LaRegioneTicino il farmacista cantonale Zanini "il vaccino resta efficace ancora qualche mese dopo la data stampata sulla confezione".
Differente è invece il discorso per quelle dosi che sono già state distribuite a dottori e farmacie, per cui non è più possibile garantire che siano state conservate adeguatamente. Per questi casi la data di scadenza dovrà essere rispettata.

23/04/2010 - cdt.ch

Sperimentazioni su 700 mila animali
Oggi, anche in Svizzera, c'è chi dice "stop" a tutto questo

Non è nè l'unica nè la più antica, ma è sicuramente la più seguita. Stiamo parlando della Giornata internazionale per l'abolizione della sperimentazione sugli animali che ricorre il 24 aprile. Fondata dalla National Antivivisection Society (NAV, vd link) la giornata ha il suo culmine in una marcia che si svolge a Londra, ma... anche in Svizzera non passa inosservata, non foss'altro per il fatto che - e a dirlo è l'Ufficio federale di veterinaria - sono ben 700 mila ogni anno gli animali che nel nostro Paese sono sottoposti a sperimentazioni scientifiche.
La Comunità d'azione svizzera contro gli esperimenti su animali (AG/STG), in un comunicato emesso alla vigilia della giornata, ritiene che sia giunto il momento "di valutare se gli studi basati su questo tipo di test abbiano un senso e possano essere centralizzati". L'organizzazione è convinta che l'analisi porterebbe ad un'unica conclusione: l'abolizione della sperimentazione sugli animali. Una notizia giunta giovedì dalla Francia sembra dare implicitamente ragione all'AG/STG. Nei suoi laboratori di Aulnay-sous-Bois, alle porte di Parigi, un gigante francese della bellezza (L'Oreal) ha già sviluppato, con la collaborazione di società specializzate in biotecnologia avanzata, due modelli di epidermide umana riprodotta in laboratorio, Episkin e Skinethic Rhe, certificati dal Centro europeo per la convalida dei metodi alternativi (Ecvam) come strumento valido per sostituire i test su animali per le verifiche su corrosione ed irritazione della pelle.
Senza dimenticare che, in Svizzera, lo scorso mese di novembre il Tribunale federale ha stabilito i principi per autorizzare gli esperimenti animali e che, secondo la Costituzione, occorre considerare la dignità delle creature. Di tutte le creature.

Vivisezione, la cattiva scienza

Indipendentemente dalle posizioni pubbliche dei professionisti che conducono esperimenti su animali e dalle dichiarazioni delle associazioni animaliste, il dato che emerge con chiarezza è che vengono sperimentate sull'uomo anche sostanze che sono risultate dannose e pericolose per gli animali. Leggendo i prospetti informativi dei farmaci si capisce come neppure coloro che praticano esperimenti su animali, o che legiferano sull'argomento, si fidino dei risultati ottenuti in laboratorio. Inoltre è ormai possibile dimostrare che la sperimentazione animale è una "cattiva scienza" giacchè le prove su animali e sull'uomo vengono condotte in simultanea: le prime per ragioni strettamente legislative, le seconde per motivi scientifici.
Ci si può chiedere perchè la sperimentazione su animali sia fallita. Ebbene, i motivi sono molteplici, ma principalmente sono ascirvibili al fatto che:
  • si usano diverse specie e ceppi di animali, caratterizzati da variazioni nei percorsi metabolici e nei metaboliti dei farmaci, che causano variazioni nell'efficacia e nella tossicità;
  • si usano diversi modelli per l'induzione delle patologie o dei traumi, caratterizzati da diversi gradi di somiglianza alle condizioni corrispondenti nell'uomo;
  • si praticano variazioni nella posologia dei farmaci, di cui non si conosce la rilevanza ai fini di una trasposizione all'uomo.
Questi tre fattori indicano infatti che ogni specie animale è diversa, sviluppa malattie proprie e che le condizioni di laboratorio sono, già di per sé, in grado di falsificare i risultati degli esperimenti. La sperimentazione su animali non solo è inutile (e a nostro giudizio eticamente condannabile), ma risulta dannosa nel momento in cui impedisce, come avviene ora per i vincoli che la rendono obbligatoria per legge, lo sviluppo e l'applicazione di nuove tecnologie innovative, scientifiche e maggiormente efficaci per la prevenzione e la cura delle malattie.

dr. Massimo Tettamanti Chimico ambientale, Consulente scientifico Atra, Coordinatore internazionale dell'International Center for Alternatives in Research and Education.
Advisor del Mahatma Gandhi Center del Governo Indiano.


20/04/2010 - tio.ch

FARMACEUTICA
Novartis, il business dell'H1N1 fa volare gli utili

I risultati trimestrali sono in forte rialzo. La vendita del vaccino ha fruttato 1,1 miliardi di dollari

BASILEA - Novartis ha annunciato oggi risultati in forte rialzo per il primo trimestre del 2010. Il fatturato del colosso farmaceutico elvetico è aumentato del 25% a 12,1 miliardi di dollari, mentre l'utile netto è progredito del 49% a 2,9 miliardi, indica una nota odierna del gruppo.
L'utile operativo EBIT ha registrato un incremento del 50% a 3,5 miliardi di dollari (3,7 miliardi di franchi). I risultati sono superiori alle previsioni degli analisti.
Per l'esercizio in corso, l'azienda prevede di continuare ad aumentare il giro d'affari (circa il 5%).
L'azienda sta ancora beneficiando della vendita del vaccino contro la H1N1. Soltanto la vendita del vaccino ha fruttato 1,1 miliardi di dollari.
Nonostante i buoni risultati la Novartis ha deciso di cancellare 383 posti di lavoro.
Novartis ha deciso di ristrutturare la sua divisione farmaceutica americana. Questa operazione comporterà la soppressione di 383 posti a tempo pieno negli USA. La decisione è da ricondurre alla perdita del brevetto per il suo medicinale contro l'ipertensione Diovan nonché di altri prodotti sul mercato statunitense, ha indicato stamane il colosso farmaceutico basilese

RSI - Il Giardino di Albert

domenica 28 marzo 2010
ore 10:35 su Rete 2

Replica: stesso giorno ore 22:00
ASCOLTA L'AUDIO

Noi e gli altri animali - dal macello al laboratorio
di Clara Caverzasio Tanzi e Gaetano Prisciantelli

Se niente importa - Perché mangiamo animali? È la domanda emblematica che dà il titolo all’ultimo libro dello scrittore Jonathan Safran Foer, un libro a metà strada tra l’inchiesta e la
riflessione personale sull’origine della carne che mangiamo tutti i giorni, e in cui l’autore denuncia non solo le terribili condizioni in cui vengono allevati gli animali e la crudeltà con cui li si uccide, ma anche il pericolo per la nostra salute che deriva dalle spaventose condizioni igieniche e dai farmaci somministrati negli allevamenti intensivi. Un libro che ha riaperto il dibattito sull’impatto che le nostre abitudini alimentari hanno sull’ambiente.
Ma non solo: oltre a finire nei nostri piatti, gli animali vengono usati anche nei laboratori di ricerca, malgrado esistano ormai da tempo metodi alternativi alla sperimentazione sugli animali. Ne è la riprova l’apertura il 30 marzo prossimo a Costanza del ‘Centro europeo per i metodi alternativi alle sperimentazioni sugli animali (Center for Alternatives to Animal Testing-Europe).

OSPITI:
Jonathan SAFRAN FOER, scrittore americano autore de’ "Se niente importa - Perché mangiamo animali?", Guanda Editore
Umberto VERONESI, oncologo
Gianni TAMINO, Docente alla Facoltà di Scienze naturali dell'Università di Padova e componente Comitato Nazionale per la Sicurezza alimentare, presso il Ministero della Salute italiano
Thomas HARTUNG, Professore di farmacologia e tossicologia alla Università di Costanza, in Germania, e Direttore del Johns Hopkins Center for Alternatives to Animal Testing, negli USA


14/03/2010

VIOXX - Australia, danni da antinfiammatorio: la Merck deve risarcire

SYDNEY (5 marzo) - La corte federale australiana ha stabilito che il farmaco contro l'artrite Vioxx ha effetti dannosi, e raddoppia il rischio di attacchi cardiaci nei pazienti. La società farmaceutica Merck dovrà anche pagare un forte risarcimento a chi ha subito le conseguenze degli effetti collaterali del prodotto.
Graeme Peterson, che aveva iniziato una class action contro il gruppo farmaceutico, otterrà un risarcimento pari a
190mila euro, dopo che nel 2003 era stato vittima di un infarto che lo ha reso incapace di riprendere il lavoro. Quanto deliberato stamane dal giudice di Melbourne apre la strada per massicci risarcimenti anche per altri 600 australiani che hanno partecipato alla class action contro la casa farmaceutica.
Il Vioxx era stato definito un farmaco miracoloso perchè non procurava effetti secondari allo stomaco come altri medicinali anti artritici. In Australia è stato utilizzato da 300mila persone prima di venire tolto dal commercio, nel 2004. Nel mondo sono state decine di milioni le persone che l'hanno assunto.
Alla fine del 2004 uno studio pubblicato da The Lancet aveva stabilito che il Vioxx, un antinfiammatorio cox-2 selettivo, provoca infarti e disturbi cardiaci anche se assunto in dosi minime. Merck ha già accettato di pagare oltre tre miliardi di euro ai circa 50mila che l'hanno citata per danni.
Fonte: Il Messaggero

26/01/2010 - swissinfo.ch

Novartis: risultati record e cambio al vertice

Il colosso farmaceutico Novartis ha annunciato martedì risultati record per il 2009: l'utile è aumentato dell'8% a 10,3 miliardi di dollari. Inoltre, Joseph Jimenez sostituirà Daniel Vasella in qualità di direttore generale.

Il fatturato – ha reso noto la multinazionale – è progredito del 7% a 44,3 miliardi di dollari. In particolare, l'ultimo trimestre del 2009 ha fatto registrare risultati eccezionali: la crescita ha raggiunto il 28%, a 12,9 miliardi di dollari. Tra i motivi principali di tale risultato figurano le vendite di vaccini contro l'influenza A(H1N1) e prodotti correlati.
L'azienda ha inoltre annunciato un avvicendamento al vertice: Daniel Vasella – attuale presidente del consiglio d'amministrazione e direttore generale – rinuncerà al doppio mandato: resterà presidente del consiglio d'amministrazione, ma a partire dal 1° febbraio cederà il posto di direttore generale a Joseph Jimenez, attuale capo del comparto " Pharmaceuticals".
In una situazione simile, Franz Roche – responsabile del gruppo farmaceutico Roche – e Peter Brabeck – presso Nestlé – avevano a loro volta deciso di rinunciare alla doppia carica nel 2008.
Passo previsto
«Dopo quattordici anni in veste di direttore generale, è giunto il momento di completare un processo di successione accuratamente preparato ed iniziato oltre un anno fa», ha dichiarato Daniel Vasella attraverso il comunicato stampa di Novartis.
Il consiglio d'amministrazione ha inoltre acconsentito a una semplificazione della gerarchia e delle strutture di direzione. In particolare, il comitato di direzione passerà da dodici a nove membri.
Il posto lasciato vacante da Joseph Jimenez sarà occupato da David Epstein, attuale responsabile del comparto "Oncologia", ovvero l'unità che sta registrando la crescita maggiore.
Ethos soddisfatta
Dal canto suo, la Fondazione Ethos – la quale opera affinché siano osservati principi etici in ambito aziendale – ha salutato martedì la decisione di porre fine al doppio ruolo di Daniel Vasella.
Inoltre, l'organo ha valutato positivamente la decisione di Novartis di sottoporre il sistema di remunerazione al voto dell'assemblea generale degli azionisti.
Nel contempo, l'organizzazione continua a giudicare eccessive le remunerazioni versate ai responsabili di Novartis. Quest'ultima ha comunicato che la cifra complessiva per la direzione generale ammontava, nel 2009, a 60 milioni di franchi (di cui 20 per Daniel Vasella). Il compenso ricevuto dal presidente del consiglio d'amministrazione, rileva Ethos, equivale a 500 volte il salario più basso in seno all'azienda.
Nel mirino degli attivisti
Il 2009 è stato un anno difficile dal profilo personale per Daniel Vasella. Dopo che attivisti contro la sperimentazione su animali hanno profanato la tomba di famiglia, nel mese di agosto il patron della Novartis si è trovato nuovamente al centro di un grave episodio di cronaca: un incendio è scoppiato nella sua tenuta di caccia a Bach, in Austria.
Gli attacchi a Vasella sono aumentati da quando l'organizzazione Stop Huntingdon Animal Cruelty (Stop alla crudeltà della Huntingdon contro gli animali – SHAC) ha posto la Novartis in cima agli obiettivi da colpire accusandola di collaborare con il laboratorio Huntingdon Life Sciences che esegue sperimentazioni su cavie animali, provocandone la morte di centinaia di migliaia ogni anno.
Vasella ha però sempre smentito tale accusa, affermando che questo tipo di cooperazione tra la società basilese e quella inglese è cessata da tempo e punta il dito contro la stessa SHAC con la quale non è disposto a dialogare.
swissinfo.ch e agenzie

01/03/2010

RICEVIAMO IN FORMA ANONIMA E GIRIAMO AI MEDIA:


Azione contro la vivisezione a Lugano il 1. marzo 2010: http://www.youtube.com/watch?v=zVqDqQA_LqQ

Nel frattempo centinaia di volantini sono volati per le strade..


Questa è la vivisezione:

Questo è il modo in cui i laboratori di ricerca impiegano gli animali per produrre i loro vaccini e i loro medicamenti.

Prima li torturano in nome di una falsa scienza.
Poi li uccidono a milioni.
E infine li buttano come fossero spazzatura.

Dov'è la suina?
Dov'è la pandemia?
Dove sono morti e moribondi annunciati a milioni in tutto il mondo?

Noi non lo sappiamo.

Ma sappiamo dove sono finiti i soldi degli svizzeri, utilizzati per comperare 13 milioni di vaccini inutili e pericolosi per la salute umana. Sono finiti nelle tasche delle industrie farmaceutiche.

Non berti le menzogne che ti raccontano per farti comperare ciò che vogliono.
Rifletti.
Informati.

E ricorda: la vivisezione è una frode scientifica.
Se sei malato, curati con la medicina alternativa.
Boicotta chi, prima ammazza gli animali. Poi avvelena gli esseri umani. E infine conta i miliardi che ha guadagnato vendendoti la morte in pillole.


26/11/2009 - tio.ch

L'OSPITE
L'influenza non si combatte con il vaccino

La strada per l’inferno è lastricata di buoni… vaccini!
È veramente il caso di preoccuparci di questa “pandemia” influenzale? È davvero utile vaccinarsi contro l’influenza stagionale?

Sarebbe fondamentale informarsi un po’ prima di prendere delle decisioni che potrebbero avere delle  con-seguenze anche molto serie sulla nostra salute. 
L’influenza suina altri non è che un virus molto contagioso, ma con  bassa  virulenza. In pratica può danneggiare  solo un soggetto molto debilitato! L’influenza stagionale invece la conosciamo tutti, si può contrarre durante le epidemie, nei luoghi affollati in condizioni di stress e viene debellata spontaneamente in una settimana, con febbre, riposo, alimentazione ricca  di  vitamine (soprattutto A e C) e minerali (soprattutto zinco). Se vogliamo intervenire con la medicina utilizziamo fitoterapici (es. Echinacea, Rosa canina) o omeopatici come Aconitum o, nella prevenzione, con appositi composti ad azione immunostimolante. Abbassare la febbre con antipiretici migliora i sintomi, ma allunga la durata della malattia e spesso fa comparire fenomeni collaterali che vanno dall’orticaria alle complicanze gastro-intestinali, con nausea e mal di pancia e dopo qualche settimana talvolta anche fenomeni allergici.
Per ciò che riguarda la vaccinazione H1N1, e non solo, è doveroso sapere come si possa migliorare in modo fisiologico l’efficienza del sistema immunitario.  
Il sistema immunitario è una componente complessa e sofisticata dell’organismo umano. Esso ci protegge non solo dagli agenti infettivi, ma anche dai tumori. Ogni pesante intrusione su di esso è carica di conseguenze pericolose e imprevedibili. Ciò vale sia per gli immunosoppressori, usati per le malattie autoimmuni, sia per gli immunostimolanti come i vaccini. Le vaccinazioni stimolano la risposta anticorpale contro uno specifico antigene, ma al prezzo della capacità del sistema immunitario di fare fronte a molti altri.
Tornando alla vaccinazione contro l’influenza suina, con la scusa di proteggerci contro le rarissime complicanze di una influenza a bassa virulenza, rischiamo di distogliere l’attenzione del sistema immunitario dalla sorveglianza contro altri agenti infettivi, tumori, allergie e fenomeni di autoimmunità. Come se ciò non bastasse, si ricordi che il vaccino contiene sostanze nocive come alluminio e squalene.
Con queste premesse, è meglio evitare questo genere  di “medicina preventiva” che offre più rischi che benefici e preferire dei metodi naturali.

 
A cura del Dr.Flavio Rodolfo Dainesi
Medico chirurgo,
Dottorato in Farmacia
Dottorato in  Scienze  Biologiche
Diplomato in Omeopatia e Medicine integrate

«I am Natural Cosmetics» è il nuovo assortimento di cosmetici naturali lanciato sul mercato da Migros, destinato ad ampliare la linea trattante per tutti i giorni «I am».

Il nuovo assortimento, dal design accattivante e dai prezzi contenuti, si compone di 23 prodotti per il trattamento quotidiano: gel detergente, tonico per il viso; peeling; latte detergente; trattamento per le labbra; crema da giorno e da notte; balsamo-doccia; lozione per il corpo; sapone liquido; shampoo; crema per mani e piedi. Tutti questi prodotti sono realizzati con componenti non irritanti per la pelle: non contengono infatti oli minerali, né coloranti o aromi sintetici. Sono invece cosmetici a base di ingredienti naturali e in gran parte biologici; contengono oli ed estratti vegetali pregiati come quello di pompelmo, zenzero, lime, rosmarino e olio di oliva, ciascuno con una diversa azione sulla pelle, a seconda della composizione (rinfrescante, corroborante, lenitiva, idratante). Per esempio il trattamento per il viso al fiordaliso è indicato per pelli normali o miste, quello alla rosa per pelli secche e sensibili. E nessuno di questi cosmetici è stato prodotto con esperimenti su animali.

23/10/2009

Ecco chi ci guadagna con l’influenza A
La richiesta di vaccini ha fatto salire i bilanci delle imprese farmaceutiche, le cosiddette “Big Pharma”, che non fanno sconti nemmeno ai paesi più poveri. L’Oms: "giro d’affari di 20 mld di dollari"

MP News.it - Luca Paccusse
L'influenza A non ha portato con se solo germi, panico e decessi, ma anche tanti soldi. A beneficiarne sono ovviamente le imprese farmaceutiche che dispongono del vaccino contro il virus H1N1 che da mesi ha messo in allarme i governi mondiali, i quali ne hanno prenotato milioni di dosi (dal costo di 7,9 dollari l'una).
Secondo l'Oms (Organizzazione mondiale per la Sanità) il giro d'affari complessivo per il vaccino contro il virus H1N1 potrebbe arrivare a 20 miliardi di dollari. A confermare queste previsioni ci sono in effetti i bilanci delle "Big Pharma", le aziende farmaceutiche di dimensioni mondiali, che hanno visti aumentati i loro ricavi in modo vertiginoso negli ultimi mesi. A spartirsi questo imponente business dell'influenza suina è un ristretto gruppo di giganti dell'industria farmaceutica: GlaxoSmithKline, Sanofi Aventis, Novartis, Astra Zeneca. L'inglese Glaxo ad esempio, ha venduto a 22 nazioni 440 milioni di confezioni del suo Pandemrix, guadagnando già 3,5 miliardi di dollari; la svizzera Novartis, grazie al suo Focetria, prevede di aggiungere 700 milioni di dollari ai suoi ricavi tra ottobre e dicembre di quest'anno; alla francese Sanofi il governo degli Stati Uniti ha già richiesto medicinali per un valore di 250 milioni di dollari, ancora prima che sia stato approvato il vaccino contro l'influenza. Anche le vendite di un anti-influenzale già conosciuto come il Tamiflu della Roche si sono decuplicate nel terzo trimestre del 2009, data la sua efficacia anche contro la suina.
Una giustificazione per questi numeri viene dagli uomini delle grandi aziende, secondo i quali senza una tale concentrazione di mezzi e di ricerca non ci sarebbero oggi le risorse industriali per una risposta rapida all'emergenza pandemia. Bisogna anche rilevare che quello dei vaccini è un business recente per le "Big Pharma": fino al 2004 le vendite complessive di vaccini in generale - non solo per l'influenza - raggiungevano appena gli 8 miliardi di dollari, meno degli incassi di un singolo farmaco fra i più diffusi. Poi evidentemente rendendosi conto delle potenzialità e delle richieste sempre più frequenti, le imprese più grandi hanno assorbito le piccole (che si dedicavano alla produzione di farmaci anti-influenza) e si sono dedicate anche ai vaccini.
Necessarie o meno, pare quindi che il grande affare nel panico generale scatenato dall'H1N1 l'abbiano fatto proprio le grandi imprese farmaceutiche, una sensazione confermata fra l'altro dalle parole del leader del gruppo Novartis, Daniel Vasella: "noi non siamo un ente di beneficenza", a chi gli chiedeva perché non facesse sconti ai paesi che non possono permettersi i costosi medicinali. Sulla scarsa accessibilità di tanti paesi del mondo al vaccino contro l'influenza A, l'Oms ha lanciato l'allarme e ha tentato di persuadere le "Big Pharma" a mettersi una mano sul cuore pensando un po' meno ai profitti. In un mondo in cui è il mercato a dettare le regole, solo la Glaxo e la Sanofi, seppur limitatamente, hanno risposto all'appello. Al resto dovrà pensare chi, appunto, fa beneficenza.

18/09/2009

Ho clonato una scimmia
di Agnese Codignola

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Il genoma di un primate è stato manipolato per creare un animale da laboratorio. Su cui testare terapie per molte malattie. È l'esperimento choc di una scienziata giapponese. Colloquio con Erika Sasaki

Due scimmie in una sorgente calda in Giappone
Manipolare il genoma di una scimmia non è poi così diverso dal manipolare quello di un cittadino di Roma, Milano Brescia o Perugia. Noi siamo primati e mettere al mondo un primate, ancorché non umano, geneticamente modificato e in grado di trasmettere le modifiche alla prole è una sfida che nessuno fino a oggi aveva mai osato affrontare. Per le difficoltà tecniche, e per l'enormità bioetica del fatto. Perché, se già le Dolly o i maiali transgenici, creati per curarci o nutrirci al meglio, sono intollerabili per la morale di molti, figurarsi generare un primate, un nostro strettissimo cugino, per farne uno strumento della scienza. Eppure questo hanno fatto i ricercatori del Central Institute for Experimental Animals di Murasaki, in Giappone, guidati da Erika Sasaki, che si sono guadagnati la copertina di 'Nature' con l'eloquente titolo: 'Biological Supermodel'.
Tecnicamente, i ricercatori giapponesi sono riusciti a inserire nel genoma di piccole scimmie chiamate marmoset, il gene di una proteina fluorescente, la Green Fluorescent Protein o Gfp, con un normale procedimento di fecondazione in vitro. La proteina aliena è stata così inglobata in modo casuale nel Dna dei cuccioli che, una volta diventati adulti, accoppiandosi l'hanno trasmessa alla seconda generazione, dando così il via a una vera e propria colonia di marmoset mutati. E, si chiedono in molti, se l'hanno fatto sui nostri cugini, quanto manca a una generazione di umanoidi modificati? Francamente parecchio, sul piano scientifico. Ma l'animale giapponese inquieta: di certo, l'intervento sul genoma dei primati eccita paure ancestrali, alimentate da decenni di letteratura e cinematografia, e la questione va al di là del merito scientifico, anche perché il risultato è stato ottenuto in Giappone, paese tutt'altro che propenso a discutere pubblicamente degli indirizzi della scienza, tanto all'interno quanto all'esterno dei suoi confini. Abbiamo chiesto alla stessa Erika Sasaki di raccontarci cosa sta succedendo nel suo paese e perché questa manipolazione genetica era inevitabile.

Professoressa Sasaki, secondo 'Nature' in Giappone i ricercatori sono restii a parlare del proprio lavoro. E questo preoccupa la comunità scientifica. È così?
"Partecipo sempre molto volentieri a dibattiti pubblici sul nostro lavoro, proprio perché mi danno l'opportunità di spiegarlo meglio. Purtroppo, però, in Giappone finora non ne è stato organizzato praticamente nessuno. Fatto che dimostra che, in effetti, probabilmente c'è ancora molto da fare da questo punto di vista".
Il vostro progetto rientra in un programma nazionale quinquennale che coinvolge otto università finanziate con cinque milioni di euro all'anno per sviluppare 'modelli animali altamente innovativi' da impiegare nella ricerca. Qual è la strategia?
"Lo scopo di tutto il programma è quello di avere una colonia di primati con caratteristiche definite e in grado di crescere autonomamente, riproducendosi con metodi naturali (e quindi con tassi di riproduzione molto più elevati di quelli che si hanno con la fecondazione in vitro usata per i primi cinque cuccioli). All'interno di esso, ogni gruppo approfondisce un aspetto: per esempio, un team sta studiando approfonditamente le funzioni cognitive di questi primati al fine di mettere a punto test specifici da usare nello studio di diverse patologie neurodegenerative, un altro si sta concentrando sul controllo dei geni coinvolti nella vista, mentre un terzo vuole capire meglio la biologia di questi primati, ancora in parte da decifrare".
Modelli animali per lo studio delle malattie: ma in un'epoca in cui la tecnologia permette di ottenere organi artificiali e tessuti specializzati da cellule totipotenti, sono ancora utili?
"Certamente in un futuro abbastanza prossimo molti modelli animali saranno rimpiazzati da sistemi in vitro o del tutto artificiali, e noi saremo molto contenti quando ciò avverrà. Tuttavia, fino ad allora, gli animali e, in primo luogo i primati, resteranno lo strumento più vicino alla realtà dell'organismo umano, quello più completo. Inoltre: qualunque sistema artificiale, per quanto sofisticato, può essere molto utile per verificare l'efficacia di nuovi farmaci, ma non per stabilirne la sicurezza, perché solo un intero organismo vivente dà l'opportunità di controllare tutti i possibili effetti collaterali".
Per il vostro Supermodel avete scelto le marmoset, scimmie molto piccole, per diversi aspetti lontane dai primati più simili all'uomo e, secondo alcuni, utili solo in ambiti limitati?
"I marmoset hanno un periodo di maturazione molto breve: a un anno sono pronti per riprodursi e nell'arco della loro via possono dare vita a circa 80 cuccioli contro i dieci del macaco rhesus, fatto che rende questi ultimi non certo ottimali (e che finora ha impedito lo sviluppo di macachi transgenici). Inoltre sono facili da maneggiare e da allevare - nel nostro istituto c'è una grande colonia già dal 1967 - e sono già utilizzati come modello di studio di diverse malattie. Per questi motivi abbiamo deciso di impiegare le piccole scimmie del Nuovo Mondo, anche se indubbiamente esse non potranno essere usate per studiare tutte le malattie umane a causa di importanti differenze genetiche: per esempio, non sono indicate per le ricerche sull'Aids, la degenerazione maculare o la tubercolosi".
Quali sono gli studi che vi aspettate di poter fare?
"Sicuramente ricerche su ciò che riguarda l'efficacia, la sicurezza e in generale il metabolismo dei farmaci, molto simile a quello umano, a differenza di quanto accade per esempio con i topi. E poi studi nell'area delle neuroscienze, perché dei marmoset si possono analizzare il comportamento e alcune facoltà cognitive; in particolare, ci aspettiamo di arrivare a modelli di demenza di Alzheimer, di morbo di Parkinson, di sclerosi laterale amiotrofica, ma anche di malattie autoimmunitarie e di alcuni tipi di infezioni".
È ragionevole pensare che in futuro nei marmoset possano essere prodotte cellule staminali da impiegare in organi umani danneggiati quali un pancreas diabetico o un cuore colpito da un infarto?
"Se, come speriamo, la tecnica che abbiamo impiegato per introdurre nel genoma dei primati la GFP, con le opportune modifiche, funzionerà per trasmettere geni che riproducono diverse patologie umane, potremmo disporre di un modello da utilizzare per verificare anche le potenzialità delle cellule staminali, la loro efficacia, la loro sicurezza sul lungo periodo. I marmoset, del resto, sono già stati impiegati (anche da noi) per studiare l'effetto delle cellule staminali nelle lesioni spinali, anche se in quel caso non si trattava di animali modificati geneticamente, ma solo di marmoset cui era stata praticata una lesione. Per ora il nostro obiettivo, dunque, non è quello di creare staminali o cellule specializzate per uso umano, ma solo quello di avere un modello per lo studio delle malattie e delle possibili cure, staminali comprese".
Avete già provato a inserire nel genoma dei marmoset geni di proteine diverse dalla GPF, che cioè non si limitino a funzionare da segnalatori ma che riproducano una malattia umana?
"Al momento siamo impegnati a cercare di ottenere marmoset che esprimano la GFP soltanto nelle cellule nervose, passo fondamentale per almeno due obiettivi: studiare lo sviluppo del cervello senza metodi invasivi ma solo con la fluorescenza, per ridurre il numero di animali da sacrificare fino ad annullarlo, e mettere a punto una metodologia per la mutazione selettiva dei geni neuronali, per ottenere modelli di malattie neurologiche. Il metodo usato finora, così come il vettore scelto, un lentivirus, non permette infatti di sapere in anticipo dove il gene nuovo andrà a inserirsi perché il processo è dominato dal caso. Noi però, per sfruttare appieno le potenzialità del modello, abbiamo bisogno di avere una localizzazione ben precisa del gene che ci interessa; una volta che avremo raggiunto tale obiettivo, potremo iniziare a lavorare su specifiche patologie".
A proposito dell'utilizzo di animali in biologia e della possibilità di modificare il loro genoma, che cosa rispondete alle accuse degli animalisti, e come è orientata la legislazione giapponese in merito?
"Domanda veramente difficile. I nostri esperimenti sono tutti progettati ed eseguiti in base al più assoluto rispetto delle normative vigenti, improntate alla tutela degli animali e alle buone pratiche di laboratorio. Per ora, tuttavia, a differenza di quanto accade per esempio negli Stati Uniti, che hanno norme molto severe il cui risultato è stato, negli ultimi dieci anni, un lento avanzamento di studi analoghi solo sui macachi, in Giappone non esistono indirizzi specifici sui primati, e le decisioni sono demandate ai singoli comitati etici. Per quanto riguarda gli animalisti, ci sforziamo di parlare con loro ogni volta che è possibile, per instaurare un dialogo e spiegare il senso del nostro lavoro, che può essere travisato".

Virus A, il vaccino è un affare da dieci miliardi di dollari

Repubblica — 22 luglio 2009
leggi alla fonte

FORSE, alla fine, la pandemia non ci sarà. Forse, il vaccino arriverà troppo tardi. Ma i soldi, nelle casse di Big Pharma, chiamata in fretta e furia a preparare l' antidoto, stanno già entrando a fiumi. È un business da 10 miliardi di dollari: la paura non conosce recessione. Anche se ogni singola dose di vaccinoè destinataa costare una decina di euro, infatti,è il volume delle vendite a fare massa. Una delle maggiori banche d' investimento mondiali, J.P.Morgan, ha calcolato che i governi dei vari paesi abbiano già prenotato, presso le 3-4 aziende in grado di produrre il vaccino su larga scala, almeno 600 milioni di dosi. PER un controvalore di 3 miliardi di euro, circa 4,3 miliardi di dollari. Nei giorni scorsi, si è aggiunta la Francia, con un ordine per 94 milioni di dosi e un assegno da 1 miliardo di euro. E la lista è destinata ad allungarsi. J.P.Morgan stima che, alla fine, ai 600 milioni di dosi già prenotate se ne sommeranno altri 350 milioni, per un' ulteriore fattura di oltre 2 miliardi e mezzo di dollari, più di 1,8 miliardi di euro. Di fatto, per Big Pharma è un affare a colpo sicuro. Il miliardo di dosi prenotate, o in via di prenotazione, è largamente insufficiente a coprire una popolazione mondiale che sfiora i 7 miliardi di persone. Ma è anche, più o meno, il massimo che gli impianti attuali possano produrre, sotto forma di fiale da iniettare (in Europa) o di spray nasale (negli Usa). Non ci saranno rimanenze di magazzino. A spartirsi questo imponente business dell' influenza suina è un ristretto gruppo di giganti dell' industria farmaceutica: GlaxoSmithKline, Sanofi Aventis, Novartis, Astra Zeneca. Accanto ai vaccini antinfluenza ci sono, però, anche le medicine per chi, l' influenza, l' ha già presa. Anche qui, è Big Pharma a dominare il mercato. Anzitutto con il Tamiflu della Roche. E poi con il Relenza, ancora di GlazoSmithKline. Secondo J.P.Morgan, Tamiflu e Relenza porteranno, rispettivamente a Roche e Glaxo, vendite per 1,8 miliardi di dollari nei paesi ricchi, più 1,2 miliardi di dollari nei paesi in via di sviluppo. Complessivamente, altri 3 miliardi di dollari, oltre 2 miliardi di euro. Fra vaccini e medicine, il rischio pandemia vale, per Big Pharma, circa 10 miliardi di dollari. Di contro, senza i grandi nomi dell' industria farmaceutica, probabilmente, non ci sarebbero né le medicine, né la speranza del vaccino. Cinque anni fa, nell' inverno 2004-2005, negli Usa non si riuscì a mettere insieme le dosi previste di vaccino contro l' influenza ordinaria, prodotte da due aziende relativamente piccole: Aventis Pasteur e Chiron. In effetti, Big Pharma si teneva per lo più lontana da un settore che appariva poco promettente: nel 2004 le vendite complessive di vaccini in generale - non solo per l' influenza - raggiungevano appena gli 8 miliardi di dollari, meno degli incassi di un singolo farmaco fra i più diffusi. Poi, alcune aziende hanno scoperto che, con i vaccini, si possono far soldi. La Wyeth con un vaccino contro lo pneumococco (84 dollari a dose). La Merck con uno contro il papilloma (130 dollari a dose). Big Pharma ha scoperto il settore: Novartis ha comprato Chiron, Sanofi ha preso Aventis Pasteur, Astra Zeneca Medimmune, Glaxo ID Biomedical, ancora Sanofi la Acambis, Pfizer ha assorbito Wyeth. Senza questa concentrazione di mezzi e di ricerca, dicono gli uomini delle grandi aziende, non ci sarebbero oggi le risorse industriali per una risposta rapida all' emergenza pandemia. Nonostante questo spiegamento di forze, peraltro, il vaccino, anche se prenotato, è ancora un punto interrogativo. Gli scienziati della Novartis hanno fatto sapere che, nei test di laboratorio sul virus della suina, riescono a produrre solo il 30-50 per cento dell' antigene (l' antigene è l' elemento attivo del vaccino) che normalmente si ottiene per il virus dell' influenza ordinaria. Più antigene si crea, più dosi si possono produrre. Inoltre, il processo di fabbricazione è ancora lungo: una volta isolato il virus in laboratorio, le milioni di dosi di vaccino vanno coltivate in altrettanti milioni di uova di gallina, per un periodo di 4-6 mesi. È per questo che non si sa ancora con sicurezza quando il vaccino prenotato sarà effettivamente disponibile. Esiste un metodo più rapido: la produzione del vaccino direttamente su una cultura di cellule. È una procedura già usata per altri vaccini, ma ancora non autorizzata per l' influenza. L' emergenza pandemia potrebbe costringere a bruciare i tempi. - MAURIZIO RICCI

21/07/2009

Nella fabbrica svizzera inseguendo il vaccino
Ritmi serrati e massima allerta in laboratorio:

«A settembre sarà pronto»
La Stampa - FABIO POLETTI

La chiamano «the batch», l’infornata. Hanno iniziato con 10 litri. Sono pronti a produrre 150 milioni di dosi con 15 microgrammi di principio attivo per vaccino. Dal 12 giugno, quando a Marburg in Germania i ricercatori della Novartis hanno individuato il vaccino per neutralizzare l’influenza suina A/H1N1, i principali laboratori al mondo di questo colosso farmaceutico sono sotto pressione. «Lavoriamo sette giorni su sette con turni di 24 ore. Entro la fine di settembre vogliamo essere pronti», giura Eric Althoff, Global media relations al quartier generale della Novartis a Basilea, una cittadella di vetro e cemento sul Reno, appena fuori dal centro. Eric Althoff snocciola numeri e tabelle. Alla fine tende la mano in un saluto. Facile che se la vada a lavare un minuto dopo. I bagni e ogni angolo di questa azienda farmaceutica che conta 100 mila dipendenti nel mondo e ha un fatturato di 41 miliardi di dollari, sono tappezzati di inviti terroristici a «clean your hands», per evitare il contagio.
Nel laboratorio di Marburg si lavora ad atmosfera negativa. L’aria che c’è dentro non può uscire. Il livello di sicurezza è 3. Solo un gradino più sotto del livello 4, quello per virus letali come Ebola. «Non è così pericoloso, ma il figlio mutato e degenere dell’influenza aviaria A/H5N1 si trasmette con troppa facilità», spiega Rino Rappuoli, responsabile del Reparto Vaccini di Novartis, membro della National Academy of Sciences. Ieri era nel laboratorio di Siena in Toscana, uno dei quattro centri di eccellenza dove si combatte il virus, insieme a Holly Springs in North Carolina e Liverpool in Gran Bretagna, oltre che a Marburg in Germania. «Aver già lavorato sull’influenza aviaria ci ha aiutato, ma nessuno si aspettava una pandemia del genere», racconta lo scienziato manager, un occhio ai diagrammi che arrivano dai laboratori, un altro alla produzione su scala industriale del vaccino che vale oro.
Nel campus della Novartis di Basilea, dove i tecnici corrono in tuta da jogging dopo aver corso contro il tempo e la pandemia, si ha la sensazione che la paura del mondo contro l’influenza suina valga una valanga di soldi. Per ora ci sono solo stime. Novartis ha messo in campo solo nella ricerca del vaccino 500 tecnici qualificati, biologi, medici, genetisti. «Contiano di investire 2 bilioni di dollari in tre anni», fa due conti Eric Althoff. Ci sono 35 Paesi nel mondo che hanno già bussato alla porta del quartier generale elvetico di questa azienda nata nel 1996 dalla fusione di Ciba Geigy e Sandoz. Svizzera, Francia, Stati Uniti e Germania hanno già stilato contratti per assicurarsi il vaccino. Ogni dose dovrebbe costare tra i 10 e i 15 dollari americani. Nessuno sa se saranno necessari successivi richiami. Di sicuro non basterà vaccinarsi contro l’influenza di stagione che quest’anno arriva da Brisbane. E’ possibile che per l’anno prossimo sia pronto un vaccino polivalente. Per ora ci si accontenta solo delle previsioni. Secondo calcoli approssimativi che volano in Internet, l’affare per combattere il virus A/H1N1 vale 10 miliardi di dollari, centesimo più centesimo meno.
C’è il problema dei Paesi africani che non possono permettersi di affrontare i costi di una vaccinazione di massa. Dei Paesi dove la pandemia dilagherà, dopo aver colpito gli Usa, la Gran Bretagna, il Messico e l’Argentina. Le dichiarazioni al Financial Times di Daniel Vasella, il direttore generale di Novartis, sono state per l’Oms una fucilata: «Per produrre un vaccino occorrono anche degli incitamenti finanziari». Eric Althoff dalla sede centrale di Novartis, smussa i toni: «Siamo pronti a tenere bassi i costi per le regioni in difficoltà. Siamo pronti a supportare tecnicamente i Paesi in via di sviluppo. Il vaccino comunque non sarà “free”, non sarà regalato». Mutano i virus, si susseguono le pandemie, ma la paura è sempre quella. Ventottomila persone nel mondo sono già state contagiate, l’invito anche in Italia a non cedere al panico cade spesso nel vuoto. I farmaci antivirali in commercio che servono a poco vanno a ruba. Alla fine sarà protetto solo chi sarà vaccinato. Alla Novartis di Basilea, quest’anno non si chiude per ferie. Eric Althoff scommette sulle le linee di produzione dell’azienda, che ha sedi in 140 Paesi del mondo, e assicura: «Normalmente in nove mesi produciamo 60 milioni di vaccini contro l’influenza stagionale. Ci stiamo attrezzando a sfornare 150 milioni di vaccini contro l’influenza suina in appena tre mesi. Abbiamo studiato le mutazioni del virus. A fine settembre saremo pronti a combattere l’A/H1N1».

vedi articolo


16/07/2009

SVIZZERA
Oltre 700.000 animali utilizzati per la sperimentazione
tio.ch

Continua ad aumentare in Svizzera il nuemro degli animali sottoposti a sperimentazione medica: nel 2008 ci sono stati 731.883 animali che hanno fatto da cavia. I più richiesti in laboratorio? Topi, ratti, criceti o porcellini d'India

BERNA - Il numero di animali sottoposti a esperimenti è di nuovo aumentato. Seppur di poco. il numero ha subito un leggero aumento (+ 0,8%) raggiungendo così una cifra pari a 731.883. Gli esperimenti che hanno causato forti sofferenze agli animali sono invece diminuiti del 15 % (15 578 animali). Anche nel 2008, nessun animale è stato utilizzato per testare cosmetici.
Esperimenti nelle industrie e nelle università - La sperimentazione sugli animali è aumentata nella ricerca di base (+ 8%), ma è diminuita nella ricerca applicata (- 11%). Quasi la metà degli esperimenti è stata effettuata dall'industria (- 9%) e un terzo nelle università e negli ospedali (+ 7%). L'aumento degli esperimenti nelle università e negli ospedali rispecchia l'estensione delle attività di ricerca in Svizzera.
Topi, ratti, criceti o porcellini d'India - Il 78 % degli animali adoperati erano roditori (topi, ratti, criceti o porcellini d'India); gli uccelli, in particolare il pollame, sono stati impiegati nell'11 % dei casi nell'ambito di esperimenti sull'alimentazione e di studi sulla corretta detenzione degli animali (rispettivamente 48 000 e 28 000 animali). Il resto comprendeva pesci, animali domestici, conigli, anfibi, primati ed altri mammiferi.
Le autorizzazioni per gli esperimenti sugli animali vengono rilasciate dall'autorità cantonale. Nell'anno in rassegna, le autorizzazioni cantonali relative alla sperimentazione sugli animali e le decisioni sugli esperimenti soggetti a notifica sono state 3325 (+ 8%). Sono state rilasciate 882 nuove autorizzazioni e decisioni (- 17%), delle quali due terzi vincolate a condizioni; 3 domande sono state respinte (0,3%). In un caso, l'Ufficio federale di veterinaria (UFV), in qualità di autorità di vigilanza, ha presentato ricorso contro l'autorizzazione cantonale.

Novartis: in calo utile e fatturato nel primo semestre
leggi

Nell'articolo si legge:
"Rispetto al primo semestre 2008, sulla divisione ha inciso la mancanza di vendite del vaccino anti-H5N1 in previsione di una pandemia. D'altro canto "avanziamo rapidamente verso la produzione e commercializzazione di un vaccino contro la nuova influenza (H1N1)", informa il gruppo renano. Il governo americano ha trasmesso alla Novartis due commesse per un totale di 979 milioni di dollari. Anche altri Stati hanno ordinato il vaccino contro l'influenza suina."

07/06/2009 - CAFFÈ
C’è un killer nascosto negli antidepressivi

Antonino Michienzi

Al momento è soltanto un sospetto, avanzato da uno studio finlandese presentato nel corso di Heart Rhythm 2009, l’annuale sessione scientifica dell’Heart Rhythm Society tenutasi a Boston.
Ma se fosse confermato da ulteriori dati e da studi più rigorosi potrebbe mettere in discussione una categoria di farmaci il cui uso sta diventando sempre più comune, i farmaci psicotropi. Quelli comunemente chiamati psicofarmaci e che vengono impiegati per disturbi anche comuni come la depressione o l’ansia.
Lo studio, coordinato da Jussi Honkola, dell’Università di Oulu in Finlandia, ha rivelato infatti che alcuni di essi, in particolare gli antipsicotici, gli antidepressivi e le benzodiazepine, potrebbero contribuire a un aumento del rischio di morte cardiaca improvvisa, in sostanza un arresto improvviso del cuore che cessa di pompare il sangue nel resto del corpo e causa, il più delle volte, la morte.
Comparando i farmaci assunti da 321 persone morte per un arresto cardiaco con quelli che prendevano 609 persone sopravvisute ad un infarto, è emerso che le persone vittime di morte cardiaca improvvisa usavano molto più frequentemente degli altri le tre specifiche categorie di medicinali: il 10,9 per cento faceva uso degli antipsicotici il 7,4 per cento degli antidepressivi, il 18,4% delle benzodiazepine. Nel gruppo dei “sopravvissuti” all’infarto invece queste percentuali erano rispettivamente dell’1,4, 3 e 5 per cento. Quest’ultima categoria di pazienti, inoltre, faceva un maggiore uso di beta bloccanti e aspirina.
“Il nostro studio - ha commentato Honkola - mostra che alcuni farmaci possono incidere negativamente sulle chance di una persona di sopravvivere a un evento coronarico acuto come un infarto. Con il numero di persone che assumono antidolorifici e antidepressivi in costante aumento, è necessario che il pubblico conosca i potenziali rischi e le serie conseguenze a cui possono andare incontro”.
Non è la prima volta che viene sollevato il problema: lo scorso gennaio, per esempio, uno studio condotto dalla Vanderbilt University School of Medicine, di Nashville in USA su oltre ottantamila pazienti in trattamento con psicofarmaci e pubblicato sul New England Journal of Medicine aveva ottenuto risultati analoghi. Un rischio doppio di morte cardiaca improvvisa nelle persone trattate rispetto a chi non faceva uso di questi medicinali. Il rischio, inoltre, aumentava al crescere della dose assunta.
Tuttavia non manca chi già in passato ha sollevato dubbi sul nesso tra psicofarmaci e malattie cardiache. In molti si sono chiesti se siano i farmaci a causare l’evento o se la popolazione che li assume non presenti un maggiore rischio. È infatti noto che nella popolazione con disturbi di natura psichiatrica la prevalenza delle malattie cardiovascolari è pià alta che in quella generale a causa degli stili di vita e della più alta frequenza di fattori di rischio come fumo, obesità e stress.

FRANCIA
Inchiesta shock, tutti i farmaci che fanno ammalare

PARIGI - Farmaci per dimagrire che causano depressione, calmanti che provocano allucinazioni, bambini trattati con antidepressivi per adulti, miscele esplosive: un'inchiesta shock, dati alla mano, di prossima uscita in Francia, denuncia gli effetti collaterali gravissimi di alcune medicine, anche comunissime.
Il libro si chiama "Quelle medicine che ci fanno ammalare", del dottor Sauveur Boukris. Oggi il settimanale "L'Express" ne pubblica in anticipo alcuni passaggi.
In Francia tra gli 8.000 ed i 13.000 decessi sono dovuti ai farmaci e sempre i farmaci sono all'origine di 130.000 ricoveri in ospedale all'anno, soprattutto tra le persone di più di 65 anni. Fra i 30.000 ed i 40.000 bambini e adolescenti vengono trattati ogni anno con antidepressivi strettamente riservati agli adulti. Alcuni farmaci per curare malattie lievi possono avere effetti gravissimi: come i trattamenti per l'acne a base di isotretinoina che possono provocare disturbi psichici o quelli per banali mal di gola, venduti anche senza ricetta, che possono provocare disturbi cardiovascolari e neurologici importanti.
Ma la denuncia del dottor Boukris colpisce anche le istituzioni francesi e europee "poco trasparenti" in materia e tutta la "florida industria farmaceutica" che "privilegia i profitti immediati" e che in Francia investe il 12-13% di fatturato annuo in pubblicità (3 miliardi di euro). Boukris ricorda anche un'inchiesta della rivista Prescrire che si chiede senza mezzi termini: "l'Agenzia francese di sicurezza sanitaria é prima di tutto al servizio del paziente o delle marche farmaceutiche?".

ATS / ANSA


29/05/2009

SVIZZERA
Celine, invalida per colpa della pillola
tio.ch

ZURIGO - Invalida per colpa della pillola anticoncezionale. Celine, bionda, occhi chiari due anni fa, a 16 anni si rivolge al suo ginecologo per farsi prescrivere la pillola. Quattro mesi dopo l'arresto cardiaco, dovuto a un'embolia polmonare. Gravi le conseguenze per il cervello della giovane. Ora Celine è invalida e necessita di cure costanti. La bocca contorta, gli occhiali, il viso segnato per sempre da un'embolia proprio causata dalla pillola che aveva preso.
L'incredulità della madre - "Non avevo mai sentito prima che l'assunzione della pillola potesse causare danni di questo genere. E' vero, sul foglietto illustrativo è indicato il pericolo di embolia, ma nessuno è consapevole di quanto possano essere gravi le conseguenze". E' quanto dichiarato dalla madre di Celine ieri sera a 10vor10, finestra informativa della Televisione Svizzera (SF). Il legale della famiglia di Celine, Felix Ruegg ritiene che "l'assunzione di una pillola non può in nessun modo causare un danno così grave".
Yasmin - L'anticoncezionale si chiama Yasmin, della casa farmaceutica Bayer. Bayer che ha assicurato alla famiglia un aiuto rapido e senza troppi intoppi burocratici. Come scrive 20min, la casa farmaceutica di Leverkusen sarebbe disposta a versare alla famiglia 200mila franchi di indennizzo, nonostante la portavoce dell'azienda abbia dichiarato che "è ancora da certificare che sia stata l'assunzione della pillola Yasmin a causare l'embolia".
I rischi della pillola - Gli effetti collaterali gravi causati dall'assunzione di pillole concezionali sono comunque più numerosi di quanto si pensi. Swissmedic, l'ufficio federale che si occupa di testare i medicinali, ha calcolato che in Svizzera sono 100mila le donne che prendono la pillola Yasmin. Su 10 casi di embolia, 6 sarebbero da attribuire alla Yasmin. La Bayer invece risponde che "Yasmin è sicura. A livello mondiale è una delle pillole anticoncezionali meglio testate. Uno studio effettuato su 120mila donne ha provato che l'assunzione di Yasmin non comporta un rischio maggiore rispetto ad altre pillole anticoncezionali, di incorrere in trombosi".

BERNA
Sperimentazione animale:
banca dati criticata in consultazione
14 aprile 2009

BERNA - Le proposte per migliorare la sorveglianza sulla sperimentazione animale hanno suscitato valutazioni opposte fra le associazioni interpellate da Berna in due indagini conoscitive (procedure di consultazione su "progetti di portata minore"). I difensori degli animali criticano in particolare il progetto di banca dati centralizzata sugli esperimenti.
La Protezione svizzera degli animali (PSA) chiede questa banca dati da tempo, ma critica il fatto che essa non sarà accessibile al pubblico. Sulla stessa onda Animalfree Research, Medici per la protezione degli animali in medicina, la Lega svizzera contro la vivisezione, la Fondazione per l'animale nel diritto e due organizzazioni animaliste zurighesi:
limitando all'estremo l'accesso ai dati - sostengono - l'Ufficio federale di veterinaria ostacola una migliore applicazione della legge sulla protezione degli animali e nega anche ai pazienti una maggiore sicurezza.
La banca permetterebbe di evitare esperimenti superflui, ma i ricercatori potrebbero consultare soltanto i propri dati, criticano le associazioni animaliste. Nemmeno i membri delle commissioni cantonali sulle sperimentazioni animali, legalmente tenute a verificare la necessità degli esperimenti, potranno avere un ampio accesso ai dati, denunciano le organizzazioni consultate.
Tramite la loro associazione Interpharma, le imprese attive nella ricerca farmaceutica rispondono a queste critiche:
è estremamente importante che i dati sensibili che figurano nella banca siano accessibili alle persone autorizzate ma siano protette da occhi indiscreti. Interpharma saluta nelle grandi linee una revisione a suo avviso ben strutturata, pur deplorando alcune costrizioni burocratiche "superflue". La Commissione etica per la sperimentazione animale dell'Accademia svizzera delle scienze non muove obiezioni contro il sistema d'informazione previsto: le competenze sono chiaramente definite; la protezione, la sicurezza dei dati e il diritto d'accesso sono garantiti a tutti i livelli; il sistema permetterà di migliorare la gestione degli esperimenti.
www.tio.ch

 

ARTICOLI


COMUNICATO STAMPA

L'ETICA DELLA RICERCA?

Mendrisio, 10 aprile 2014
 

Giovedì 10 aprile 2014 abbiamo presenziato alla conferenza incentrata sull'etica nella ricerca clinica, organizzata all'ospedale regionale di Mendrisio. Tra i relatori il Dott. Silvio Garattini, fondatore dell'Istituto Mario Negri di Milano in cui si uccidono migliaia di animali ogni anno. Presenti anche l'ex procuratore generale signor Bruno Balestra in qualità di moderatore, il Dott. Giovan Maria Zanini, la Dottoressa Cristiana Sessa e il Prof. Franco Zambelloni che ha concluso l'incontro ridicolizzando l'etica nella sperimentazione animale.

Silvio Garattini è stata una brutta scoperta; vederlo dal vivo e potergli dire tutto quanto agli animali non è permesso esprimere è stato un momento di grande soddisfazione. Palese, si evince dai video, che gli stessi ricercatori clinici hanno dei fondati dubbi sulle procedure dei protocolli di sperimentazione rapportati all'etica.


Significativi alcuni passaggi:

Zanini: la ricerca sull'essere umano viola i beni personali ovvero: la vita, la salute, la dignità l'integrità la libertà.

Noi ci chiediamo se questo bel discorso sull'etica sia anche rapportabile alle numerose vittime innocenti che ogni anno la nostra nazione esige in nome di una falsa scienza.
D'altronde, lo stesso Zanini continua dicendo: se avessimo parlato unicamente della ricerca sugli animali la sala sarebbe stata piccola – e qui tutti, tranne noi, hanno riso.

Silvio Garattini ha parlato della ricerca clinica che è sempre giustificata (secondo lui) quando vi sia un'incertezza. Inoltre, secondo quanto detto, l'incertezza giustifica i pericoli della ricerca clinica e l'unica soluzione sicura per chiarire tali incertezze è pertanto attraverso uno studio clinico controllato, dal quale dipende la messa in commercio di nuovi farmaci. È logico, quindi, che le industrie farmaceutiche traggano un vantaggio da questi studi che possono rappresentare un guadagno.

E ancora: visto che la ricerca si concentra principalmente su maschi tra i 40-60 anni, una volta messi in commercio, questi farmaci verranno presi anche da bambini e anziani, individui più fragili esclusi dai test, senza conoscerne realmentre gli effetti.
Infine, il Dottore ha dichiarato che dati staticamente significativi sovente non lo sono anche clinicamente.


Alla luce di queste affermazioni, al momento di prendere la parola per una discussione generale, abbiamo posto le nostre domande. Poca la serietà nelle risposte, molta l'arroganza, la chiusura e perfino la censura.

Abbiamo chiesto quanti animali Silvio Garattini avesse condannato a morte con il suo lavoro di vivisettore. La sua risposta cita che "nel 1980 usavamo circa 120'000 animali, adesso sono diventati tra i 15 e 20'000", tergiversando poi sulle formazioni che gli scienziati addetti a tali sperimentazioni debbano seguire e altro ancora.

Abbiamo ancora chiesto spiegazioni al collega Zanini sulla recente illegalità della Commissione sulla Sperimentazione Animale in Ticino, in cui il capo era anche facente parte delle istituzioni, e si ribadiva il fatto che non si è fatta chiarezza sull'operato di questa commissione.
Si è chiesto apertamente: CHI CONTROLLA I CONTROLLORI?
Ma la risposta non è arrivata.


A concludere questo triste siparietto ha preso la parola il professore e filosofo Zambelloni che entra nel dibattito con un racconto raggelante: ha ricordato manifesti antivivisezione degli anni passati, ove sono state utilizzate immagini di cani "tristi" che – secondo il professore – sono volute e studiate per suscitare compassione e pietà nelle persone. Secondo Zambelloni, un Rottweiler non darebbe lo stesso effetto. Continua così per venti minuti, per poi concludere con affermazioni come "l'etica confrontata con la compassione è ingiusta".

Ci chiediamo quindi chi ha deciso che un filosofo, evidentemente antropocentrico, prendesse parola nella discussione parlando di etica sugli animali, quando è evidente che con questa non ha nulla a che vedere.


A metà conferenza ci è infine stato intimato di stare zitti.
Purtroppo sappiamo che, anche se siamo in un Paese definito civile e siamo nel 2014, certe scomode verità danno ancora molto ma molto fastidio.

Se da una parte ci sono persone come il Dott. Garattini e coloro che ne seguono gli insegnamenti, dall'altra c'è e ci sarà sempre chi da e darà voce alle atroci sofferenze perpetrate nei confronti di creature senzienti totalmente indifese.


Animalife e Offensiva Animalista

 

• VIDEO:

Intervento di Garattini


 

Intervento di Zanini

 

Discussione con gli ospiti


• ALTRE INFO:

LSCV - Commissione ticinese sulla sperimentazione animale - e la mascherata continua

 


La causa primaria del Cancro fu scoperta nel 1931
da uno scienziato premio nobel

di Edoardo Capuano, 01 novembre 2012

Una notizia che ha dell'incredibile: la causa principale del cancro è stata ufficialmente scoperta decenni fa da uno scienziato premio nobel per la medicina nel 1931.
E da allora nulla è stato fatto in base a tale conseguimento, se non continuare a raccogliere in tutto il mondo soldi per la ricerca, attraverso associazioni come ad esempio l'italiana AIRC.
Quando la causa primaria del cancro era già conosciuta.


Pochissime persone in tutto il mondo lo sanno, perché questo fatto è nascosto dall'industria farmaceutica e alimentare.
Nel 1931 lo scienziato tedesco Otto Heinrich Warburg ha ricevuto il Premio Nobel per la scoperta sulla causa primaria di cancro.
Proprio così. Ha trovato la causa primaria del cancro e ha vinto il Premio Nobel.
Otto ha scoperto che il cancro è il risultato di un potere anti-fisiologico e di uno stile di vita anti-fisiologico.

Perché? Poiché sia con uno stile anti-fisiologico nutrizionale (dieta basata su cibi acidificanti) e l'inattività fisica, il corpo crea un ambiente acido (nel caso di inattività, per una cattiva ossigenazione delle cellule).
L'acidosi cellulare causa l'espulsione dell'ossigeno. La mancanza di ossigeno nelle cellule crea un ambiente acido.

Egli ha detto: "La mancanza di ossigeno e l'acidità sono due facce della stessa medaglia: Se una persona ha uno, ha anche l'altro".
Cioè, se una persona ha eccesso di acidità, quindi automaticamente avrà mancanza di ossigeno nel suo sistema. Se manca l'ossigeno, avrete acidità nel vostro corpo.
Egli ha anche detto: "Le sostanze acide respingono ossigeno, a differenza delle alcaline che attirano ossigeno".
Cioè, un ambiente acido è un ambiente senza ossigeno.
Egli ha dichiarato: "Privando una cellula del 35% del suo ossigeno per 48 ore è possibile convertirla in un cancro".
"Tutte le cellule normali hanno il bisogno assoluto di ossigeno, ma le cellule tumorali possono vivere senza di esso". (Una regola senza eccezioni).

"I tessuti tumorali sono acidi, mentre i tessuti sani sono alcalini."
Nella sua opera "Il metabolismo dei tumori", Otto ha mostrato che tutte le forme di cancro sono caratterizzate da due condizioni fondamentali: acidosi del sangue (acido) e ipossia (mancanza di ossigeno).
Ha scoperto che le cellule tumorali sono anaerobiche (non respirano ossigeno) e non possono sopravvivere in presenza di alti livelli di ossigeno.
Le cellule tumorali possono sopravvivere soltanto con glucosio e in un ambiente privo di ossigeno.
Pertanto, il cancro non è altro che un meccanismo di difesa che ha alcune cellule del corpo per sopravvivere in un ambiente acido e privo di ossigeno.

In sintesi:

• Le cellule sane vivono in un ambiente ossigenato e alcalino che consente il normale funzionamento. Le cellule tumorali vivono in un ambiente acido e carente di ossigeno.



Importante:


Una volta terminato il processo digestivo, gli alimenti, a secondo della qualità di proteine, carboidrati, grassi, vitamine e minerali, forniscono e generano una condizione di acidità o alcalinità nel corpo. In altre parole … tutto dipende unicamente da ciò che si mangia.
Il risultato acidificante o alcalinizzante viene misurato con una scala chiamata PH, i cui valori vanno da 0 a 14, al valore 7 corrisponde un pH neutro.
È importante sapere come gli alimenti acidi e alcalini influiscono sulla salute, poiché le cellule..per funzionare correttamente dovrebbe essere di un ph leggermente alcalino (poco di sopra al 7).
In una persona sana, il pH del sangue è compreso tra 7.4 e 7.45.
Se il pH del sangue di una persona inferiore 7, va in coma.


Gli alimenti che acidificano il corpo:

• Lo zucchero raffinato e tutti i suoi sottoprodotti. (È il peggiore di tutti: non ha proteine, senza grassi, senza vitamine o minerali, solo carboidrati raffinati che schiacciano il pancreas). Il suo pH è di 2,1 (molto acido)
• Carne. (Tutti i tipi)
• Prodotti di origine animale (latte e formaggio, ricotta, yogurt, ecc)
• Il sale raffinato.
• Farina raffinata e tutti i suoi derivati. (Pasta, torte, biscotti, ecc)
• Pane. (La maggior parte contengono grassi saturi, margarina, sale, zucchero e conservanti)
• Margarina.
• Caffeina. (Caffè, tè nero, cioccolato)
• Alcool.
• Tabacco. (Sigarette)
• Antibiotici e medicina in generale.
• Qualsiasi cibo cotto. (la cottura elimina l'ossigeno aumentando l'acidita' dei cibi)
• Tutti gli alimenti trasformati, in scatola, contenenti conservanti, coloranti, aromi, stabilizzanti, ecc.

Il sangue si 'autoregola' costantemente per non cadere in acidosi metabolica garantire il buon funzionamento e ottimizzare il metabolismo cellulare. Il corpo deve ottenere delle basi minerali alimentari per neutralizzare l'acidità del sangue nel metabolismo, ma tutti gli alimenti già citati (per lo più raffinati) acidificano il sangue e ammorbano il corpo.
Dobbiamo tener conto che CON il moderno stile di vita, questi cibi vengono consumati almeno 3 volte al giorno, 365 giorni l'anno e tutti questi alimenti sono anti-fisiologici.


Gli alimenti alcalinizzanti:


* Tutte le verdure crude. (Alcune sono acide al gusto, ma all'interno del corpo avviene una reazione è alcalinizzante.
Altre sono un po acide, tuttavia, forniscono le basi necessarie per il corretto equilibrio). Le verdure crude producono ossigeno, quelle cotte no.
* I Frutti, stessa cosa. Ad esempio, il limone ha un pH di circa 2,2, tuttavia, all'interno del corpo ha un effetto altamente alcalino. (Probabilmente il più potente di tutti - non fatevi ingannare dal sapore acidulo)
* I frutti producono abbastanza ossigeno.
* Alcuni semi, come le mandorle sono fortemente alcalini.
* I cereali integrali: l'unico cereale alcalinizzante è il miglio. Tutti gli altri sono leggermente acidi, tuttavia, siccome la dieta ideale ha bisogno di una percentuale di acidità, è bene consumarne qualcuno. Tutti i cereali devono essere consumati cotti.
Il miele è altamente alcalinizzante.
* La clorofilla la pianta è fortemente alcalina.
(Da qualsiasi pianta) (in particolare aloe vera, noto anche come aloe)
* L'acqua è importante per la produzione di ossigeno. "La disidratazione cronica è la tensione principale del corpo e la radice della maggior parte tutte le malattie degenerative." Lo afferma il Dott. Feydoon Batmanghelidj.
* L'esercizio ossigena tutto il corpo. "Uno stile di vita sedentario usura il corpo."

L'ideale è avere una alimentazione di circa il 60% alcalina piuttosto che acida, e, naturalmente, evitare i prodotti maggiormente acidi, come le bibite, lo zucchero raffinato e gli edulcoranti.
Non abusare del sale o evitarlo il più possibile.
Per coloro che sono malati, l'ideale è che l'alimentazione sia di circa 80% alcalina, eliminando tutti i prodotti più nocivi.
Se si ha il cancro il consiglio è quello di alcalinizzare il più possibile.

Inutile dire altro, non è vero?
Dr. George W. Crile, di Cleveland, uno dei chirurghi più rispettati al mondo, dichiara apertamente: "Tutte le morti chiamate naturali non sono altro che il punto terminale di un saturazione di acidità nel corpo."
Come precedentemente accennato, è del tutto impossibile per il cancro di comparire in una persona che libera il corpo dagli acidi con una dieta alcalina, che aumenta il consumo di acqua pura e che eviti i cibi che producono acido.
In generale, il cancro non si contrae e nemmeno si eredita. Ciò che si eredita sono le abitudini alimentari, ambientali e lo stile di vita. Questo può produrre il cancro.

Mencken ha scritto: "La lotta della vita è contro la ritenzione di acido"."Invecchiamento, mancanza di energia, stress, mal di testa, malattie cardiache, allergie, eczema, orticaria, asma, calcoli renali, arteriosclerosi, tra gli altri, non sono altro che l'accumulo di acidi".

Dr. Theodore A. Baroody ha detto nel suo libro "Alcalinizzare o morire" (alcaline o Die):
" In realtà, non importa i nomi delle innumerevoli malattie Ciò che conta è che essi provengono tutti dalla stessa causa principale: Molte scorie acide nel corpo"

Dr. Robert O. Young ha detto:
"L'eccesso di acidificazione nell'organismo è la causa di tutte le malattie degenerative. Se succede una perturbazione dell'equilibrio e un corpo inizia a produrre e immagazzinare più acidità e rifiuti tossici di quelli che è in grado di eliminare allora le malattie si manifestano."


E la chemioterapia ?


La chemioterapia acidifica il corpo a tal punto che ricorre alle riserve alcaline del corpo immediatamente per neutralizzare l'acidità tale, sacrificando basi minerali (calcio, magnesio e potassio) depositati nelle ossa, denti, articolazioni, unghie e capelli.
Per questo motivo osserviamo tali alterazioni nelle persone che ricevono questo trattamento e tra le altre cose la caduta dei capelli. Per il corpo non vuol dire nulla stare senza capelli, ma un pH acido significherebbe la morte.
Niente di tutto questo è descritto o raccontato perché, per tutte le indicazioni, l'industria del cancro (leggi: industria farmaceutica) e la chemioterapia sono alcune delle attività più remunerative che esistano..Si parla di un giro multi-milionario e i proprietari di queste industrie non vogliono che questo sia pubblicato.
Tutto indica che l'industria farmaceutica e l'industria alimentare sono un'unica entità e che ci sia una cospirazione in cui si aiuta l'altro al profitto.
Più le persone sono malate, più sale il profitto dell'industria farmaceutica. E per avere molte persone malate serve molto cibo spazzatura, tanto quanto ne produce l'industria alimentare.
Quanti di noi hanno sentito la notizia di qualcuno che ha il cancro e qualcuno dire: "… Poteva capitare a chiunque …"
No, non poteva!

"Che il cibo sia la tua medicina, la medicina sia il tuo cibo".
Ippocrate (il padre della medicina )

Fonte: pmbeautyline.wordpress.com

 


“La frode dei vaccini: perché continua l’accanimento?”

mattinonline.ch

“La frode dei vaccini: perché continua l’accanimento?”

 

VACCINAZIONI - Il dottor Guido Bronner: “I vaccini non contribui­scono alla prevenzione di alcuna malattia e data la loro composizione sono uno strumento di intossica­zione di massa che possono gene­rare malattie definite ufficialmente inguaribili ed indurre un mercato miliardario per farmaci sintomatici anch’essi tossici”.

Le fonti ufficiali continuano a ripe­terci che le vaccinazioni sono molto importanti per prevenire le malattie senza mai fornire alcun dato ogget­tivo. Se si vanno a ripescare le regi­strazioni annuali delle diverse malati per gli ultimi 100 anni, si nota che tutte le malattie erano già regredite di più del 50% prima che fosse stato commercializzato alcun vaccino. La febbre scarlattina è scomparsa addirittura senza che nes­sun vaccino fosse mai stato pro­dotto. Furono i programmi per l’approvvigionamento con acqua potabile a tutta la popolazione, il miglioramento delle condizioni igie­niche e nutrizionali che hanno fatto regredire le malattie. Durante le guerre, le malattie aumentarono temporaneamente a causa del peg­gioramento dell’approvvigiona­mento.

Perchè allora questo accanimento a vaccinare? Prima di tutto bisogna rendersi conto che le vaccinazioni fanno parte degli affari dell’indu­stria farmaceutica che sono società per azioni e quindi per definizione non hanno il minimo interesse alla salute della gente ma solo al profitto annuale. Secondo dobbiamo capire come sono composti i vaccini.

Fra gli additivi più comuni che sono stati o sono tutt’ora utilizzati tro­viamo solamente sostante altamente tossiche come il mercurio etilato (ti­merosal), l’idrossido di alluminio e il formaldeide. I primi due sono neu­rotossici, e il formaldeide è il pro­dotto di degradazione in ragione del quale il metanolo è classificato tos­sico. L’aggiunta di queste sostanze tossiche è stata tenuta ben nascosta per molti decenni. Essendo tutti i vaccini prodotti brevettati, la legge (anticostituzionale) prevede che gli studi che le ditte farmaceutiche sot­tomettono all’autorità siano tenute sotto chiave e dunque la gente deve credere a quello che le ditte farma­ceutiche dicono: in altre parole le ditte potrebbero metterci qualunque delle sostanze più cancerogene che conosciamo o delle sostanze che ri­ducono la fertilità (p.es. Octoxynol 10, polysorbate 80) e nessuno avrebbe il diritto di saperlo a meno che faccia fare un’analisi a sue spese.

Si è comunque venuto a sapere che il mercurio non sarebbe affatto ne­cessario se i vaccini fossero messi solamente in confezione monodose e che l’idrossido di alluminio è ne­cessario per avere una reazione del sistema immunitario il quale altri­menti non si curerebbe minima­mente di alcuni virus o pezzetti di battere che circolano nel sangue. Le autorità si sono poi arrampicate sui vetri per cercare di darla a bere che comunque però il sistema immuni­tario reagisce al virus e non all’allu­minio tossico.

Per mascherare ulteriormente la frode molti studi sui vaccini vengono comparati con un liquido che non ha nulla a che ve­dere con un placebo (pseudopla­cebo) siccome esso contiene l’alluminio che è accertato che è tos­sico. Abbiamo dunque la situazione che nella valutazione dei risultati appare sempre che il vaccino non ha maggiori effetti collaterali dello pseudoplacebo proprio perché una delle componenti più tossiche, e cioè l’alluminio, è contenuta sia nel vaccino da testare che nello pseudo­placebo.

Il mercurio è un’altra sostanza estre­mamente tossica ed ha il brutto vizio di restare intrappolata nel sistema nervoso. Dopo che negli Stati Uniti sono state rese obbligatorie alcune decine di vaccinazioni entro i primi anni di vita, si è registrato un im­provviso e forte aumento di reazioni allergiche, disturbi dello sviluppo e persino autismo. Nonostante nes­suno ammetta ufficialmente che il mercurio o l’alluminio presente o una combinazione dei due causi di­sturbi neurologici (benché siano chiaramente neurotossici) il pro­gramma di compensazione per i danni dalle vaccinazioni (VICP) ha già elargito dal 1989 al 2013 2.7 mi­liardi di dollari di soldi del contri­buente a famiglie con figli che hanno contratto, encefalopatie, gravi ritardi dell’apprendimento o l’auti­smo in seguito a vaccinazioni subite.

Dunque negli USA le ditte farma­ceutiche si sono comprate il diritto di fare danni per poi scaricare i costi sulla collettività ed ora di attuare questo modello di successo anche qui da noi in Svizzera con la nuova legge anticostituzionale sulle epide­mie che la maggior parte dei votanti ha approvato dopo una campagna terroristica e menzognera delle ditte farmaceutiche e dell’Ufficio fede­rale della sanità.

D’altronde non ci si deve aspettare nient’altro, se l’au­torità facesse quello che è giusto e dichiarasse i vaccini inutili e perico­losi, da un mese all’altro verrebbero cancellati quei posti federali lauta­mente pagati e i funzionari si bec­cherebbero varie denunce. La ragione perché è stato messo un po­litologo a capo del dipartimento sa­nità e socialità è che il capo non debba avere nessun presupposto per leggere e capire un solo foglio di do­cumentazione tecnica e per pensare con la propria testa.

Per concludere si può dire con cer­tezza che i vaccini non contribui­scono alla prevenzione di alcuna malattia e data la loro composizione sono uno strumento di intossica­zione di massa che possono gene­rare malattie definite ufficialmente inguaribili ed indurre un mercato miliardario per farmaci sintomatici anch’essi tossici.

DR. GUIDO BRONNER



Protesta al Dipartimento della Sanità e la Socialità (DSS)

LA COMMISSIONE TICINESE SUGLI ESPERIMENTI ANIMALI NON È IN REGOLA

vivisezione

Abbiamo appreso dalla stampa – e le notizie non sono state smentite – che in Ticino abbiamo un consigliere di Stato - Paolo Beltraminelli, il veterinario cantonale - Tullio Vanzetti, il medico cantonale - Giorgio Merlani e il farmacista cantonale - Giovan Maria Zanini, che agiscono e lavorano nell'illegalità.
Dal 2008, infatti, in questo cantone viene apertamente ignorata la legge e la relativa ordinanza che vieta a un collaboratore delle autorità di far parte della commissione che sorvegli gli esperimenti sugli animali.
A tutto ciò si aggiunga il fatto che, in Ticino, vengono uccisi quasi 40 mila esseri viventi all'anno in esperimenti convalidati dalla commissione di cui sopra. Anche se un solo animale utilizzato nella cosiddetta ricerca è un animale di troppo, l'enormità del numero (ed in particolare il fatto che questa cifra sia in aumento nonostante buona parte degli esperimenti condotti non sono obbligatori e, anzi, facilmente sostituibili coi metodi alternativi) ha sollevato persino le perplessità di osservatori moderati.

Fermo restando che tali commissioni sono una farsa, in Ticino lo sono ancora di più: su cinque membri che la compongono, tre sono fuori posto: Vanzetti, Merlani e Zanini.
Il direttore del Dss, Paolo Beltraminelli, ha dichiarato che "la composizione attuale non ha mai creato problemi di alcun genere e tutto si è sempre svolto nel rispetto delle regole". Il signor Beltraminelli mente. E per questo noi ne chiediamo le dimissioni.
Le ridicole e patetiche dichiarazioni di Vanzetti ("non ho mai recepito nemmeno una minima ombra di influenza da parte dell'autorità dipartimentale nei confronti della commissione di vigilanza") e quelle di Beltraminelli sono un'onta sul cantone, degradato da questi personaggi a Staterello africano dove  persino i massimi rappresentanti cantonali si fanno beffe delle più elementari norme e leggi. Non vuol dire nulla il fatto che fino ad oggi ciò non abbia mai creato problemi: semplicemente, fino ad oggi, il fatto era sconosciuto ai più.

Scriviamo tutti a questi indegni funzionari pubblici, invitandoli alle dimissioni per manifesta incapacità e indegnità nel rappresentare i cittadini, oltre che gli animali.

Ricordiamo inoltre che è tutt'ora in corso di accertamento il motivo per il quale la responsabile dei diritti animali, sempre appartenente alla commissione, sia pressoché sconosciuta e di dubbia rappresentatività.
Il compito principale di questo personaggio è quello di fare in modo che gli esperimenti diminuiscano e vengano messi in atto sistemi più innovativi, efficaci ed etici. Ci risulta però difficile credere che gli sforzi necessari siano stati fatti, visti gli scarsi, per non dire nulli, risultati.

Indirizzi a cui scrivere:

[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]


Per saperne di più:

sezione vivisezione

legislazione:
risposta all'Interrogazione parlamentare presentata da Patrizia Ramsauer il 25 settembre 2007: Sperimentazione su animali

interrogazione parlamentare presentata da Sergio Savoia il 08 giugno 2012:
Vivisezione in Ticino

articoli:
Tio.ch: "Troppi esperimenti sugli animali. È un mistero tutto ticinese."
Cdt.ch: Troppi esperimenti su animali
Tio.ch: "Esperimenti sugli animali, Offensiva Animalista: "Beltraminetti dimettiti!"

 


PROCESSO VASELLA/NOVARTIS contro
ERWIN KESSLER/VEREIN GEGEN TIERFABRIKEN


L'animalista Erwin Kessler, dell'associazione Verein Gegen Tierfabriken (VgT), a cui esprimiamo tutta la nostra solidarietà, affetto e amicizia,  dovrà comparire in tribunale martedì 13 settembre 2011, alle ore 13.30, presso l'Obergericht del Canton Zurigo, in Klausstrasse 4, a Zurigo (Seefeld) per affrontare il boss della casa farmaceutica Novartis, diretto responsabile dallo sfruttamento,prigionia, tortura e morte di centinaia di migiaia di animali ogni anno, sacrificati in nome di una falsa scienza.

Erwin Kessler, in proposito,  ha messo a punto un documento sulle scomode verità taciute dai mass media e che vi invitiamo caldamente a visionare: www.vgt.ch/doc/vasella

 

Per chi volesse assistere al processo, nel caso venissero decisi cambiamenti o eventuali rinvii, si consiglia di visitare il sito www.vgt.ch
o telefonare  al seguente numero:
052 378 23 01

 

 


L'opinione pubblica sa che all'IRB si pratica la vivisezione?


"Affermazioni drastiche vengono abitualmente presentate dai sostenitori della vivisezione come dati di fatto, come certezze. Sono invece delle semplici opinioni. Esse debbono essere discusse una per una. Il fatto fondamentale è che queste affermazioni sono accomunate dallo scopo che si prefiggono: dimostrare un preconcetto e piegare la verità ad un fine prestabilito."

Prof. Bruno Fedi, primario di anatomia patologica.


I cittadini bellinzonesi hanno decretato una vittoria chiara e netta a favore dell'Istituto di ricerche in biomedicina (IRB) di Bellinzona. Anche chi si è opposto a ciò che nove cittadini su dieci hanno invece approvato, non ha mai messo in discussione quello che avviene tra le mura di un istituto osannato e contro il quale non sono ammesse critiche: la sperimentazione animale.

Ciò è molto grave. Come se la vivisezione fosse un dettaglio insignificante, sul quale non vale neppure la pena discutere.

La sperimentazione sugli animali non è solo aberrante da un punto di vista etico e morale, ma lo è anche e soprattutto sotto il profilo scientifico. Come dimostrano le migliaia di medici contrari a questo tipo di pseudoricerca - per rendersene conto basterebbe mettersi in contatto con qualcuno di loro, invece di riprendere, pari pari i comunicato stampa dell'IRB – i modelli animali sono totalmente inattendibili, inutili e pericolosi ai fini stessi della ricerca.

Per questo motivo Offensiva animalista invita sia i contrari che i favorevoli all'ampliamento dell'IRB a informarsi e riflettere, invece di gloriarsi per un presunto fiore all'occhiello in cui vengono usati come oggetti e uccisi centinaia di animali in nome di una falsa scienza.

 

GLI ESPERIMENTI SUGLI ANIMALI:
UNA TECNOLOGIA FALLITA


Riportiamo la traduzione dell'articolo di Robert Sharpe intitolato "Animal Experiments - A Failed Technology" estratto dal libro "Animal Experimentation: the consensus changes" Traduzione: Dott.ssa Manuela Giasi.
Questo saggio venne scritto mentre l'autore era consigliere scientifico per la British Union for The Abolition of Vivisection (Unione Britannica Per L'abolizione della Vivisezione).
"L'idea per come io l'ho intesa, è che le verità fondamentali vengano rivelate negli esperimenti di laboratorio sugli animali inferiori e, in seguito, applicate ai problemi del malato. Avendo io stesso lavorato come fisiologo, mi sento piuttosto competente per giudicare tale affermazione. E' una pura assurdità."
Sir George Pickering, Professor of Medicine, Università di Oxford. In: Pickering, G. (1964). Phisician and scientist, Br. Med. J., 2, 1615-19.

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L'industria farmaceutica segna una grossa vittoria

Gaia Health 26 Settembre 2010

Le erbe medicinali spariranno dall'Unione Europea


L'industria farmaceutica ha quasi tagliato il traguardo della sua decennale battaglia per spazzar via qualsiasi concorrente.

All'arrivo del 1° di aprile 2011 - fra meno di otto mesi cioè - praticamente tutte le erbe medicinali diventeranno illegali nell'Unione Europea. Negli USA la situazione è gestita in modo diverso, ma avrà lo stesso effetto devastante. Le gente non è diventata niente più di un lavandino dove l'industria farmaceutica e quella agroalimentare scaricano qualsiasi brodaglia della quale debbano disfarsi, e la gente non può che pagare il prezzo che loro decidono.

L'industria farmaceutica e quella agroalimentare hanno quasi completato il loro arrembaggio a tutti gli aspetti della salute, dai cibi che mangiamo al modo col quale ci prendiamo cura di noi stessi quando stiamo male. Non dubitate: questo arraffamento ci deruberà di quel poco di salute che ci era rimasto.


1° aprile 2011 L'inizio


Con il più beffardo pesce d'aprile di tutti i tempi, la European Directive on Traditional Herbal Medicinal Products (THMPD) è stata emanata il 31 marzo 2004 (1) rendendo operative regole per l'uso dei prodotti erboristici che erano precedentemente commercializzati liberamente.

Questa direttiva richiede che tutte le preparazioni di erbe debbano superare lo stesso tipo di procedure dei farmaci. Non fa differenza se un'erba sia stata liberamente utilizzata per millenni. I costi di queste - nuove - procedure sono ampiamente superiori a quelli affrontabili dalla maggior parte dei produttori - esclusa ovviamente le grandi industrie farmaceutica ed agroalimentare. Per avere un'idea, si parla di costi oscillanti fra i 100.000 ed i 150.000 € per erba; se poi si tratta di un composto, ogni erba deve essere trattata separatamente.

Non conta se un'erba sia stata usata con sicurezza ed efficacia per migliaia di anni, dovrà essere trattata come fosse nuovo farmaco di laboratorio. Naturalmente, le erbe sono ben lungi da essere farmaci di laboratorio, sono invece preparati ottenuti da fonti biologiche che non sono necessariamente purificati - perchè la cosa potrebbe modificarne natura ed efficacia - così come avviene per gli alimenti.

Trattarle come prodotti di sintesi è distorcere la loro natura e la natura delle erbe medicinali. La cosa ovviamente non fa la minima differenza dentro le mura dell'Unione Europea controllata da BigPharma (la grande industria farmaceutica) un'Unione che ha inglobato il corporativismo nella sua costituzione.

Il dottor Robert Verkerk della Alliance for Natural Health, International (ANH), così descrive il problema di richiedere procedure di tipo farmacologico per preparazioni di erbe come segue:

«Ottenere una classica erba medicinale, se proveniente da una zona tradizionalmente nota per la sua coltivazione di erbe medicinali ma non-europea, dato il - nuovo - protocollo di registrazione europeo diventerà facile come infilare un cubo in un buco tondo. Questo sistema di regole ignora le tradizioni, e quindi non è stato adeguato a tenerne conto. Questi adeguamenti sono invece urgentemente necessari se la regolamentazione non è volta a discriminare le culture non-europee, violando così i diritti umani» (2).


Leggi sul commercio


Per meglio comprendere cosa potrebbe succedere, vale la pena inquadrare il fatto che il sistema delle leggi sugli scambi commerciali è stato al centro di manovre per mettere sotto il controllo di BigPharma e dell'industria agroalimentare tutti gli aspetti relativi ad alimenti e medicinali.

Se avete seguito quanto sta accadendo negli Stati Uniti relativamente al latte fresco ed alle affermazioni da parte della FDA (Food and Drug Administration) secondo le quali degli alimenti diventano magicamente delle medicine nel momento in cui ne vengono semplicemente citati effetti sulla salute, avrete notato che nella questione è stata coinvolta la Federal Trade Commission (FTC, Commissione Federale sugli Scambi Commerciali, ndt).

Piuttosto di occuparsi degli alimenti e della medicina tradizionale dal punto di vista dei diritti umani, li hanno gestiti come tematiche inerenti il commercio. Così, al centro della legislazione sugli alimenti e le erbe, sono finiti i desiderata della grande industria invece dei bisogni e dei desideri dei popoli.

E' questo ribaltamento che ha prodotto quelle affermazioni assurde ed oltraggiose fatte dalla FDA del tipo che i Cheerios e le noci diventano automaticamente medicine nel momento in cui vengono specificati i loro effetti sulla salute. E' questo spostamento - da alimento a farmaco - che ha fatto sì che la FDA potesse fare quelle dichiarazioni offensive del tipo che i Cheerios fossero medicine solo perchè ci sono indicazioni relative alla salute.

Lo scopo di tutto questo è di rendere il mondo ben sicuro per i commerci dei colossi industriali. I bisogni e la salute della gente non sono assolutamente un fattore del quale tengano conto.


Come combattere contro questo attacco alla nostra salute e benessere


L'affare non è concluso, perlomeno, non ancora. Se ci tieni a poter usare erbe medicinali, o se ci tieni a poter prendere vitamine ed altri integratori, per favore, agisci. Anche se queste tematiche ti sembrano prive di importanza, pensa alle persone che ti sono care: meritano che sia loro negato il diritto ad un trattamento medico e ad una assistenza scelta da loro?

La ANH (Alliance for Natural Health, ndt) è attiva nel combattere queste violazioni, attualmente è in causa per cercare di fermare la direttiva THMPD. Speriamo ci riescano, ma la storia recente mostra che nessuna manovra legale riesce a fermare questi carri armati. Tuttavia non possiamo permetterci di starcene seduti ad attendere l'effetto dei nostri sforzi, dobbiamo considerare questo loro scenario come uno nel quale ognuno di noi possa giocare un ruolo.

Tocca a noi - ad ognuno di noi - agire. Se vivi in Europa, per favore, manda una lettera, un messaggio al tuo rapresentante al Parlamento Europeo. Vai a questa pagina e cerca chi sia costui ed il modo di contattarlo. Poi spedisci una lettera che affermi, senza ombra di dubbio, che tu sostieni in modo forte le azioni dell'ANH, azioni miranti a sospendere l'entrata in vigore del THMPD e che ti auguri si alzino anche a favore del diritto delle persone a scegliere trattamenti erboristici.

Se ti risulta difficile scrivere una simile lettera, clicca qui per un esempio (nel formato universale rtf) suggerito dalla ANH; sei libero di utilizzarlo.

Pensa a cosa dirai ai tuoi figli e nipoti se ti chiederanno perchè non lo hai fatto. Come potrai spiegare loro che non eri così interessato nella loro salute? Come potrai dire loro che era più importante seguire i finti reality in televisione piuttosto che scrivere quella semplice lettera?

E' solo con la protesta attiva che possiamo fermare questa congiura contro la nostra salute. Se ce ne stiamo seduti apatici, vinceranno loro. Il nostro diritto di proteggere la salute nostra e dei nostri figli è in gioco. Se ci tieni alla salute dei tuoi figli e nipoti, allora devi agire. Fatti sentire, il momento della verità è ora. Puoi star lì seduto e non far nulla o puoi farti sentire forte.

Poi, una volta fatto, parla con tutti quelli che conosci. Dì loro che è il momento di agire, non c'è assolutamente tempo da perdere.

Heidi Stevenson

 


In un anno 396 vittime del vaccino

Danni alla salute invece di prevenire l'influenza: inchiesta della Procura

A cura di Raphaël Zanotti
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/313882/

Nel giro di un anno le reazioni violente ai vaccini stagionali contro l'influenza, con danni alla salute dei pazienti, sono più che raddoppiate. Un dato preoccupante che il procuratore vicario di Torino, Raffaele Guariniello, ha deciso di indagare con l'apertura formale di un'inchiesta. La preoccupante statistica è dell'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, obbligata per legge alla sorveglianza sanitaria. Parla di 161 casi nella stagione 2008-2009 e di ben 396 in quella 2009-2010. Un dato che, in qualche modo, può essere spiegato dalla maggiore attenzione dovuta all'esplodere, nell'anno appena trascorso, della fobia per il virus A/H1N1, ma non solo.

L'indagine prende spunto da due querele, arrivate nei giorni scorsi sulla scrivania del magistrato, presentate da due donne (entrambe di una cinquantina d'anni, la prima torinese, la seconda di una cittadina della cintura) che lamentano di aver subito gravi conseguenze a seguito della somministrazione del vaccino.

La prima dichiara di essere stata colpita da Polimiosite, patologia che fa parte di un gruppo di malattie muscolari e che rientra nel novero delle malattie rare. All'inizio la signora non riusciva a chiudere i pugni e pensava a un'artrite. Ottenuta la diagnosi, ha fatto ulteriori controlli: i suoi consulenti medici sono sicuri che ci sia un nesso tra la somministrazione del vaccino antinfluenzale e la malattia insorta.

La seconda, invece, dichiara di aver contratto una mielopatia che la costringe a camminare appoggiata a un girello con quattro ruote. All'inizio ha dichiarato di avvertire un senso di spossatezza e stanchezza che è andato via via peggiorando fino a darle la sensazione di non riuscire a governare il proprio corpo.

Se queste patologie siano l'effetto collaterale non voluto del vaccino lo giudicheranno i tecnici, ma dall'indagine su questi due casi è emersa una situazione generale che merita approfondimenti.

Secondo l'Aifa nella stagione 2009-2010 due persone sono morte a seguito della vaccinazione (erano tre nel 2008-2009), ma sono aumentati i casi di gravi conseguenze (39 nel 2008-2009 e 72 nel 2009-2010) e di bambini piccoli di età compresa tra i sei mesi e i due anni (4 nella stagione 2008-2009 e addirittura 12 in quella 2009-2010).

L'inchiesta della procura di Torino è su un prodotto specifico, il Vaxigrip della Sanofi Aventis. Una delle due querelanti lamenta il fatto che nel foglietto delle istruzioni non sia contenuto, tra le controindicazioni, la possibilità di contrarre la polimiosite.

Una circostanza che potrebbe sfuggire al classico cittadino che di rado si sofferma a leggere il cosiddetto «bugiardino», ma che potrebbe tornare utile ai medici e agli specialisti quando somministrano questo genere di farmaci.

Guariniello ha già affidato una consulenza medica per accertare se le due malattie contratte dalle signore torinesi possano essere in qualche modo essere messe in collegamento con il vaccino antinfluenzale. Solo una volta arrivati gli esiti l'indagine prenderà corpo in una direzione piuttosto che un'altra.


Autore:
Raphaël Zanotti / Fonte: lastampa.it

 


La vivisezione è solo buisness

di Eleonora Pigliucci

Marco Mamone Capria, professore di matematica dell’Università di Perugia, ha raccolto l’eredità morale del padre dell’antivivisezionismo scientifico Hans Ruesch. Nel suo libro del 1976 “Imperatrice nuda”, Ruesch lanciò un radicale atto di accusa alle presunte basi scientifiche della vivisezione, arrivando alla conclusione che non esista alcun motivo valido, oltre al carrierismo dei ricercatori e al profitto delle case farmaceutiche, per continuare a sperimentare su animali.
Il testo influì sulla politica e diede una forte scossa al movimento animalista mentre l'autore incappò in infiniti boicottaggi, persino da parte del suo stesso editore. Mamone è il curatore dei due ultimi libri di Ruesch, "La medicina smascherata" e "La figlia dell'imperatrice".


Prof. Mamone, è davvero possibile, al di là delle ragioni etiche, combattere sul piano scientifico la metodologia più usata dalla ricerca medica in tutto il mondo?

Decisamente sì, la vivisezione è solo un inganno crudele e questo appare evidente a chiunque approfondisca un po' l'argomento. In primis per le differenze biologiche tra le specie che rendono i risultati mai univoci: si può scegliere, ad esempio, che animale usare per ottenere il risultato voluto e far commercializzare un nuovo composto chimico, senza sapere in realtà nulla della sua eventuale tossicità per gli umani. Nella ricerca medica, poi, si tratta di curare patologie non naturali, ma indotte artificialmente e solo superficialmente simili a quelle umane.

Si leggono spesso notizie che parlano di cure trovate per malattie umane riprodotte nei topi. Ma poi si aggiunge che mancano anni alle applicazioni umane o che, visto il successo nei roditori, gli stessi test ripartono su altri animali. Ma qual è il criterio con cui si decide che animale usare?

Le ragioni sono economiche e organizzative, lo ammettono anche loro. In Italia si usano più i roditori che le scimmie, che sono evolutivamente più vicine all'uomo, ma anche più costose. E' comune che i ricercatori sacrifichino migliaia di vite e ingenti fondi pubblici per "curare" i topi, dopodiché sono così consapevoli dell'inutilità del risultato che ripartono da zero con i primati. Ma intanto possono allungare la loro lista delle pubblicazioni.

E con le scimmie il risultato è sempre valido?

No e lo dimostra il fallimento più clamoroso e drammatico della vivisezione, quello della talidomide. Il farmaco fu dato alle donne in gravidanza e provocò la nascita di migliaia di bambini focomelici, senza gambe o braccia. La prova della vivisezione era stata brillantemente superata: il farmaco risultava sicuro per varie specie di primati e di topi, conigli, cani, gatti, maiali e armadilli, tra i quali solo rari individui mostravano reazioni avverse. Su questo argomento grandi nomi della sperimentazione animale come Rita Levi Montalcini e Silvio Garattini si sono dimostrati in maniera imbarazzante incoerenti e reticenti, quando li hanno incalzati gli abilissimi autori di un'inchiesta del programma Rai "Report" dal titolo "Uomini e topi" (disponibile all'indirizzo www.report.rai.it , ndr) alla quale ho collaborato.

E cosa è emerso?

Le argomentazioni dei ricercatori crollano ad una ad una. Alla faccia della trasparenza, nessun laboratorio lascia entrare i giornalisti, neanche quello dell'Istituto Superiore di sanità, ente pubblico, che dovrebbe essere la frontiera ultima della garanzia in ambito sanitario. Addirittura il responsabile della ricerca su animali, Rodolfo Lorenzini, dichiara candidamente di fungere allo stesso tempo da controllore e controllato avendo la facoltà di firmare i moduli per le autorizzazioni alle proprie sperimentazioni. Lorenzini inoltre ricopre un ruolo per il quale, secondo l'interpretazione naturale del decreto legislativo 116/92, sarebbe auspicabile essere iscritti all'Ordine dei Veterinari cosa che lui non è. Ed emergono anche situazioni clamorosamente illegali, che però nessuno ha denunciato.

Ad esempio?

I corsi di formazione di chirurgia laparoscopica dell'Università Cattolica di Roma in cui si fanno esperimenti illegali sui maiali. Sono esercitazioni vietate dalle legge italiana perché, data l'esistenza di metodi sostitutivi altrove utilizzati, non sussiste la condizione di "inderogabile necessità" prevista dalla legge.

Chi dovrebbe denunciare questo abuso gratuito sugli animali?

Credo che dovrebbe essere il compito specifico delle associazioni antivivisezioniste. Così come dovrebbero denunciare le facoltà scientifiche italiane che quasi ovunque disattendono l'obbligo di dare massima pubblicità alla legge 413/93 sull'obiezione di coscienza alla vivisezione nella didattica. Si configura il reato di omissione di atti d'ufficio, per il quale è stata già denunciata nel 2004 l'Università di Perugia che, mesi dopo, si è messa in regola.

Lei crede che le associazioni non si muovano in questo senso?

Ne "La medicina smascherata" Ruesch parla di come le associazioni nate antivivisezioniste, almeno alcune, abbiano perso l'obiettivo di combattere, appunto, la sperimentazione animale e si siano invece convertite più genericamente alla difesa dei "diritti degli animali" insistendo su argomenti solo etici e concentrandosi su altri temi come mattatoi, pellicce, ecc. Ma è solo dimostrando le basi fallaci e truffaldine sulle quali poggia la vivisezione che si può pensare di liberare le sue vittime. Del resto le argomentazioni etiche non cambiano di una virgola le politiche dei governi, né tantomeno quelle delle multinazionali, nemmeno quando in ballo ci sono le persone. Non appare ingenuo pensare che far leva sulla morale possa salvare gli animali quando dall'altra parte ci sono interessi economici?

Negli ultimi anni però il movimento antivivisezionista è riuscito a recuperare molti animali, ci sono centri in cui si fa riabilitazione...

Il fronte più attivo infatti è quello della riabilitazione. Di certo utile per i pochi animali che riescono a uscire dai laboratori, che si salvano però solo per un'operazione discrezionale dei vivisettori, che ad esempio non consegnano mai cani o gatti malmessi su cui abbiano "lavorato", ma solo quelli in esubero, per evitare di fare brutta figura. E' necessario che almeno parallelamente si lavori per smascherare la truffa.

Promuovendo anche i metodi alternativi?

Li chiamerei sostitutivi o, semplicemente, scientifici. Funzionano, e sono economici, rapidi e certi. Eppure restano anni in attesa di essere validati perché la pietra di paragone sono i risultati della vivisezione, che invece non è mai stata validata e che a seconda delle specie dà risultati diversi. Le nuove procedure invece, come i chip genetici, che indicano direttamente come una sostanza chimica interferisce con il dna umano, danno risposte inoppugnabili.

E allora, se costano anche meno perché non decollano?

Il loro guaio è proprio che danno risultati univoci. Oggi per ottenere il via a un prodotto basta trovare l'animale che lo tolleri, con metodi veritieri questo business sarebbe impossibile.


Leonora Pigliucci

Fonte: www.liberazione.it

 


INCHIESTA DI FALÒ (RSI1) in onda mercoledì 24.02.2010 :

Il fantasma della pandemia

a cura di Serena Tinari e Isabelle Moncada

Pandemia suina, uno spettro che nei mesi scorsi ha preoccupato il mondo intero. L'onda ora sembra passata. Dietro di sé ha lasciato un numero ridotto di vittime e una valanga d'interrogativi. Il Consiglio d'urgenza dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che si è riunito proprio ieri a Ginevra, ha ammonito che è ancora troppo presto per affermare che il picco dell'influenza A H1n1 è stato superato. Tuttavia è un fatto che le previsioni dei catastrofisti non si sono realizzate: il pianeta l'ha vissuta come una comune Influenza. Gli Stati hanno però acquistato milioni di dosi di vaccino pandemico, rimaste per lo più inutilizzate. L'hanno fatto su indicazione dell'OMS. Al Consiglio d'Europa di Strasburgo, la Commissione Sanità ha accusato l'OMS di avere creato una "falsa pandemia", che ha trasformato una comune influenza in un business miliardario – diffondendo paura nella popolazione e nei governi di tutto il mondo che, per prepararsi e difendersi da quella che sembrava una imminente emergenza sanitaria, hanno speso un patrimonio. Il Consiglio d'Europa vuole sapere se l'OMS si è fatta condizionare dall'industria farmaceutica, che grazie alla pandemia ha registrato incassi record. L'inchiesta di Falò ha raccolto le voci dei protagonisti internazionali di questa controversia e ripercorre le tracce di un anno di pandemia in Svizzera. Ci sono avanzati disinfettanti, mascherine e undici milioni di dosi di vaccino che nessuno ha voluto. Le abbiamo pagate 70 milioni di franchi. Inoltre la puntata propone un reportage dal villaggio messicano dove sembra essersi innescato il contagio e un altro contributo per capire in che modo questo virus sia entrato nella nostra catena alimentare.

guarda il video:

http://la1.rsi.ch/_dossiers/player.cfm?uuid=18d78f7c-c2a8-4422-acd0-17f9d56c1f0a

 


MERCURIO E SQUALENE NEI VACCINI MULTIDOSE CONTRO LA "SUINA": vogliono avvelenarci tutti?

prima parte: http://scienzamarcia.altervista.org/suina.html
seconda parte: http://scienzamarcia.altervista.org/suina2.html

 


L’H1N1? Una truffa colossale

14 gennaio 2010

L'influenza A, le cui conseguenze per settimane hanno tenuto in allarme milioni di persone, in realtà era una "falsa pandemia" orchestrata dalle case farmaceutiche pronte a fare miliardi di euro con la vendita del vaccino: l'accusa arriva da Wolfang Wodarg, il presidente tedesco della commissione Sanità del Consiglio d'Europa.

Wodarg ha anche accusato esplicitamente le industrie farmaceutiche di aver influenzato la decisione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità di dichiarare la pandemia. Pesante il j'accuse di Wodarg, ex membro dell'Spd, medico ed epidemiologo, secondo cui le multinazionali del farmaco hanno accumulato "enormi guadagni" senza alcun rischio finanziario, mentre i governi di tutto il mondo prosciugavano i magri bilanci sanitari spendendo milioni nell'acquisto di vaccini contro un'infezione che in realtà era poco aggressiva.

Wodarg ha fatto approvare una risoluzione nel Consiglio d'Europa che chiede un'inchiesta sul ruolo delle case farmaceutiche; e sulla questione il Consiglio d'Europa terrà un dibattito a fine mese. La denuncia, riportata con grande evidenza dal Daily Mail, arriva qualche giorno dopo quella secondo cui i governi di mezzo mondo stanno cercando di sbarazzarsi delle milioni di dosi di vaccino, ordinate all'apice della crisi. Il Mail ricorda che, in Gran Bretagna, il ministero della salute aveva previsto 65.000 decessi, creato una linea-verde e un sito web per dare consigli, sospeso la regola che vieta di vendere anti-virali senza prescrizione medica; furono allertati gli obitori e persino l'esercito, che doveva essere pronto a entrare in campo qualora si fossero verificati tumulti tra la popolazione a caccia dei farmaci.


Secondo Wodarg, il caso dell'influenza suina è stato "uno dei più grandi scandali sanitari" del secolo. Le maggiori aziende farmaceutiche, secondo Wodarg, sono riuscite a piazzare "i propri uomini" negli "ingranaggi" dell'Oms e di altre influenti organizzazioni; e in tal modo potrebbero aver persino convinto l'organizzazione Onu ad ammorbidire la definizione di pandemia, il che poi portò, nel giugno scorso, alla dichiarazione di pandemia in tutto il mondo.

"Per promuovere i loro farmaci brevettati e i vaccini contro l'influenza, le case farmaceutiche hanno influenzato scienziati e organismi ufficiali, competenti in materia sanitaria, e così allarmato i governi di tutto il mondo: li hanno spinti a sperperare le ristrette risorse finanziari per strategie di vaccinazione inefficaci e hanno esposto inutilmente milioni di persone al rischio di effetti collaterali sconosciuti per vaccini non sufficientemente testati".

Wodarg non fa alcun nome esplicito di persona in conflitto di interessi; ma lo scorso anno il Daily Mail aveva rivelato che Sir Roy Anderson, uno scienziato consulente del governo britannico sull'influenza suina, fa parte del consiglio d'amministrazione della GlaxoSmithKline. L'azienda farmaceutica, che produce antinfluenzali e vaccini, ha immediatamente replicato alle accuse, definendole "sbagliate e infondate".

Fonte: AGI
http://temi.repubblica.it/micromega-online/lh1n1-una-truffa-colossale-il-jaccuse-del-responsabile-sanita-del-consiglio-deuropa/

 


Influenza A. Terrorismo mediatico e gruppi di resistenza al vaccino

di Maria Melania Barone

ROMA - Mentre l'Organizzazione Mondiale della Sanita' decide sulla strategia da applicare per i vaccini di massa contro l'influenza A dopo aver inspiegabilmente innalzato il livello d'allarme per la pandemia da 5 a 6 nel mese di Maggio e mentre la giungla mediatica ripropone a raffica in tv, sui giornali il medesimo melodramma che racconta preventivamente della sciagura imminente, la comunita' di internet e' ormai in allerta.

Da diversi mesi, infatti, sta attuando la sua forza propagandistica per ostacolare questo vaccino che sembra avere tutte le sembianze di un ''terrorismo mediatico'' attutato a fini politici ed economici ai danni delle popolazioni mondiali.

L'ALLARME: Le proteste non sono nate da un popolo di visionari del web, ma dalle denunce di alcuni esponenti della comunita' medico-scientifica in primis della Dott.sa Jane Burgermeister del mese di Giugno e poi un articolo apparso sul Daily Mail che riferiva di una lettera intercettata e inviata dal Governo Inglese a 600 neurologi in cui si allertava la comunita' scientifica sulla probabilita' di riscontrare casi di Sindrome di Guillem-Barre' nelle persone vaccinate.

In realta' questo sintomo non e' un semplice sospetto, ma e' stato gia' riscontrato nel 1976 quando improvvisamente una influenza suina che semino' il panico nella popolazione anche grazie all'appoggio dei media, indusse numerose persone a vaccinarsi. Morirono piu' persone a causa del vaccino rispetto a quante ne morirono a causa della pandemia. In quell'anno pero' sfortunatamente le case farmaceutiche produttrici del vaccino non riuscirono ad incassare quanto avevano pronosticato perche' la Sindrome fu subito ricondotta alle sostanze di cui era composto il materiale vaccinico ed il Governo Americano fu costretto a rimborsare con milioni di dollari le persone colpite.

Molte sono le reazioni della comunita' scientifica che nel frattempo si e' divisa in due tronconi: da una parte coloro che appoggiano il vaccino e che lo descrivono come necessario al fine di bloccare una presunta ''pandemia'' lanciata dall'OMS e appoggiati anche dal mondo politico. Dall'altro invece medici, immunologi, neurologi, giornalisti medico-scientifici come la Burgermeister che parlano non solo di pericolo e di materiale vaccinico contaminato, ma di denunce contro il Governo Americano, contro la Bexter (azienda farmaceutica che ha prodotto il vaccino) e contro l'OMS. Secondo la Burgermeister anche in questo caso i fondi vengono dalla Rockefeller Foundation come avvenne negli anni '70 e nei primi anni '90 quando si vaccino' la popolazione delle Filippine cntro il ''tetano'' in realta' le categorie che furono vaccinate erano soltanto ''donne incinte'' che poi abortirono ispiegabilmente. Si scopri' poi che il vaccino conteneva l'ormone della gravidanza o hCG che produceva un effetto anticoncezionale. Dunque anche questo progetto di vaccinazone di massa fa parte di un unico progetto da analizzare nella storia delle vaccinazioni di massa e che fino ad oggi e' costato centinaia di milioni di dollari tutti derivanti dalla Rockefeller Foundation.

Nel frattempo Kathleen Sebelius ha firmato un decreto che garantisce l'immunita' giuridica alle case produttri del vaccino.
Perche' tutto questo? Si pronostica forse un'Apocalisse?

Sulla base di cio' sono nate numerosissime resistenze al vaccino in tutto il mondo sia da parte dei cittadini sia da parte della comunita' scientifica:

Resistenza Austriaca: la dott.sa Jane Burbermeiser che lavora come giornalisa in ambito medico scientifico ed ha collaborato per numerose testate scientifiche come ''The Scientist'', il ''Reuter's Healt'', il ''British Medical Journal'', ''Nature'', si e' impegnata a sporgere denuncia prima presso l'ambasciata statunitense a Vienna e poi all'FBI.

Resisenza Francese: Il Professor Debre' parla in un'intervista televisiva di un'influenza blanda e denuncia il governo di terrorismo mediatico per fini politici. Debre' e' Direttore del servizio di Urologia presso l'ospedale di Cochin, membro del comitato nazionale di etica e parlamentare francese.

Resistenza Italiana: Il Dottor Serravalle ha scritto un'aperta lettera ai genitori dando il suo parere di pediatra in merito al vaccino e raccomandando i genitori a non vaccinare i propri figli poiche' non solo il vaccino non e' stato testato e non si conoscono di specifico gli effetti collaterali sui bambini, ma poiche' ''gli antivirali possono dare a vlte effetti collaterali importanti. Il 18% dei bambini in eta' scolare del Regno Unito a ci e' stato somministrato l'Oseltamvir in occasione dell'epidemia, ha presentato sintomi neuropsichiatrici ed il 40% sintomi gastroenterici. Con lui si schiera anche l'Associazione Culturale dei Pediatri Italiani.

Composizione del vaccino. Quel che si sa e' che questo vaccino e' stato adiuvato con ''MS 59 un derivato dell'MF 59 della Chiron ideato per la Guerra del Golfo e modificato per l'influenza H5N1. Secondo alcuni esperti della sanita' i coadiuvanti fanno parte della nuova generazione di armi biologiche'' in quanto possono ''rompere la ''tolleranza'' cioe' la capacita' dei globuli bianchi di ignorare cio' che e' auto e attaccare cio' che e' straniero''. Quesa capacita' viene ostacolata dai coadiuvanti e il pericolo di una vera e propria autodistruzione sale poiche' viene messo in bilico il sistema immunitario del corpo umano. Fin dal 1930 l'utilizzo dei coadiuvanti a base di olio (MS 59) fu limitato alla ricerca sugli animali a causa dell'elevata pericolosita'.

Influenza stagionale: Sul sito del Ministero della Salute invece e' comparsa una circolare che informa sulla composizione del vaccino contro l'influenza stagionale 2009/2010. Il vaccino sara' trivalente come ogni anno, dunque proteggera' contro tre ceppi virali che si sono diffusi l'anno precedente, in questo modo si cerca di immunizzare contro eventuali modificazioni del virus. Come si legge nella circolare un antigene utilizzato e' analogo al ceppo A/BRISBANE/59/2007 (H1N1) e questo ci induce a pensare che qualora le persone decidano di non vaccinarsi contro l'influenza suina, saranno comunque immunizzati grazie al vaccino contro l'influenza stagionale. Non a caso Fazio, viceministro della salute, parla di evitare ''sovrapposizioni'' tra le due vaccinazioni.

Il piano del Governo: Il vaccino non e' stato sufficientemente testato e dunque sara' privo di ''bugiardno''. Questa e' la ragione per cui non sara' distribuito attraverso le farmacie. Il costo del vaccino sara' a carico del governo e sara' distribuito attraverso i medici di medicina generale, pediatrici e medici competenti. Il governo Italiano ha come obbiettvo quello di vaccinare da un minimo di 8,6 miloni di italiani fino a 24 milioni e poiche' ogni persna dovra' assumere due dosi di vaccino il Governo s e' impegnato ad acquistare un totale di 48 milioni di dosi. La campagna partira' il 15 Novembre ma, qualora il siero dverre raggiungere anticipatamente il mercato italiano, la campagna comincera' il 15 Ottobre.

Il piano Europeo: Il 12 Ottobre i ministri della sanita' UE si riuniranno in via straordinaria per fare il unto sull'influenza A, come riferisce il minstro svedese alla sanita', Maria Larsson. In particolare si decidera' su un accordo tra i vari paesi per dispensare il vaccino anche alle aree in via di sviluppo come l'Africa in quanto, la scarsita' delle risorse impedisce ai Governi africani di acquistare il vaccino o autoprodurlo come sta facendo l'India attravers 4 o 5 aziende locali.

L'obbiettivo dell'OMS e' quello di vaccinare un totale di 4,9 milioni di persone e la campagna di vaccinazione prevede due ondate: la prima che ha come obbiettivo quello di vaccinare almeno 2,5 miliardi di persone e la seconda invece a come obbiettivo quello di immunizzare almeno 2,4 miliardi di persone nel mondo.

Questa dunque e' una guerra combattuta semplicemene sulla base dell'informazione tra i media manipolati dai Governi che disseminano terrorismo e la comunita' scientifica che si sfoga su internet coivolgendo sempre piu' persone.

fonte: http://www.dazebao.org/news/index.php?option=com_content&view=article&id=6636:influenza-a-terrorismo-mediatico-e-gruppi-di-resistenza-al-vaccino&catid=92:sanita&Itemid=171

 


NON SENTIVA PIU' LE URLA DEGLI ANIMALI,
NE' VEDEVA IL SANGUE SCORRERE

Ecologia DI JASON MILLER
Thomas Paine's Corner

 

Nota dell'autore: dedico questo pezzo ai coraggiosi difensori degli animali e ai salvatori che costituiscono l'ALF, il Justice Department, l'Animal Liberation Brigade e altri gruppi militanti di azione diretta che stanno lottando contro i vivisettori e il resto della loro genia, i quali costituiscono il complesso dello sfruttamento animale. Data l'incessante natura del tormento sistematico e del massacro di milioni di altri esseri senzienti che ha luogo giorno dopo giorno, sono inevitabili delle risposte violente da parte di persone che amano gli animali non umani, in quanto mezzo moralmente accettabile di auto-difesa allargata per conto delle vittime senza voce ed indifese. Come ha supposto il mio stretto collaboratore, dottor Jerry Vlasak -- e sono d'accordo al 100 % -- l'omicidio di uno o due vivisettori salverebbe probabilmente milioni di vite di animali non umani. E, data la sempre più incandescente situazione presso l'UCLA, chissà cosa potrebbe accadere?

 

Impiegando una miriade di tattiche e strategie, quelli di noi che vogliono vedere le gabbie vuote prevarranno. Come ha dichiarato un altro mio fermo alleato, il dottor Steve Best, durante una conferenza che ha tenuto ad Oxford nel 2005: "rendiamo la vivisezione un tabù". Sogno quel giorno.

"Il fisiologo non è un uomo del mondo. E' uno scienziato, ossia un uomo preso e assorbito da un'idea scientifica che persegue; non sente più le urla degli animali, nè vede il sangue scorrere; vede solo la sua idea: organismi che gli nascondono problemi che vuole scoprire. Non si sente nel bel mezzo di un'orribile carneficina; sotto l'influsso di un'idea scientifica, ricerca con piacere un filamento nervoso dentro della carne livida e maleodorante, che per un'altra persona sarebbe oggetto di disgusto ed orrore".
–Claude Bernard

Per vivisezione si intende l'anacronistica pratica di condannare animali non umani alla sterilità, l'isolamento e la prigionia in gabbie di laboratorio, sottoporli ad amputazioni, punture, bastonate, shock elettrici, bruciature, avvelenamenti e che, inoltre, sembra essere molto più vicina alla tortura medioevale che alla ricerca scientifica del 21esimo secolo. Appropriatamente, la storia della vivisezione ha le sue radici negli editti religiosi medievali, che proibirono la dissezione di cadaveri umani (1). E l'antropocentrismo è così profondamente inculcato nella nostra psiche che, pur vivendo in un'era "illuminata", continuiamo con la nostra barbarie collettiva basata su una dottrina clericale per cui dei cadaveri umani in decomposizione erano più sacri di esseri senzienti respiranti e vivi.

Approposito di dottrina clericale, Claude Bernard, il "Padre della Fisiologia", il cui principale mezzo di indagine era la vivisezione, ricevette un'educazione gesuita e crebbe nella Francia del 19esimo secolo (2). Bernard era ossessionato dalla nozione per cui tutti i progressi scientifici significativi, in particolare nella medicina, potevano venire solo dal laboratorio.

"Come la mette lo storico della medicina Brandon Reines: l'effetto reticolare delle pubblicazioni di Bernard sul pancreas servì a canonizzare l'elemento vivisezionista della sua medicina sperimentale, a spese delle analisi cliniche. I suoi successivi lavori pedagogici portarono ad una ulteriore diminuzione nell'impatto degli studi clinici, e un corrispondente aumento del dramma dei già allora allettanti esperimenti su animali" (3).

Il laboratorio di Bernard era una casa degli orrori per animali non umani, pieno di grottescherie e dolore oltre ogni immaginazione, tra cui forni in cui arrostiva le sue vittime ancora vive (4). Sfortunatamente, l'influenza di Bernard restò potente fino al giorno d'oggi, portando molti scienziati ad affidarsi quasi esclusivamente alla vivisezione - con un'enfasi virtualmente nulla sugli altri metodi di ricerca.

Come le primitive religioni e i dogmi scientifici che l'hanno generata, la vivisezione è una reliquia del passato che è sopravvissuta alla sua utilità, se mai ne ha avuta una. Da una prospettiva di liberazione animale, non ci sono giustificazioni morali per torturare e assassinare animali non umani in modo da far "avanzare la scienza", ma anche se considerata da una inveterata ma intelligente prospettiva specista, la vivisezione è una pratica deleteria, per il suo tremendo spreco di tempo, denaro e sforzo, ed è più una minaccia alla salute umana che una salvaguardia della stessa.

A causa delle molte differenze anatomiche, fisiologiche, genetiche e comportamentali tra specie (differenze che Bernard ha scartato nel suo zelo per dimostrare che "tutta la materia vivente obbedisce alle stesse leggi fisiologiche") (4), i test condotti su animali non umani sono solo dal 5 % al 25 % accurati nel prevedere l'impatto che avranno sugli umani le sostanze testate o i trattamenti (5), e uno studio del 1994 che è apparso nel rapporto SCRIP ha determinato che solo 6 delle 114 sostanze considerate, tossiche per gli umani, lo erano anche per gli animali non umani (6). Gli animali non umani sono un pessimo termine di riferimento rispetto alle persone.

Secondo Pro Anima (Francia), oltre un milione di persone sono morte prematuramente quest'anno nell'Unione Europea per via di sostanze tossiche introdotte nel loro cibo o ambiente che erano state testate su animali e considerate sicure (7).

Milioni di animali non umani vengono vivisezionati ogni anno per assicurare la nostra "sicurezza" quando prendiamo dei farmaci. E noi, quanto sicuri siamo? Considerato che le reazioni avverse ai farmaci sono la quarta principale causa di morte, e alla base del 15 % degli ingressi in ospedale, i farmaci uccidono oltre 100.000 persone all'anno (più delle droghe) e le reazioni avverse ci costano oltre 130 miliardi di dollari in spese mediche all'anno (8).

Nel dicembre 2003, il dottor Allen Roses, vice-presidente a livello mondiale del dipartimento genetico della GlaxoSmithKline, il più grande produttore farmaceutico della Gran Bretagna, ha ammesso le gravi limitazioni dei farmaci per cui vengono sacrificati gli animali non umani, dichiarando "La grande maggioranza dei farmaci - oltre il 90 per cento - funziona solo nel 30 o 50 per cento delle persone", ha detto il dottor Roses. "Non direi che la maggior parte dei farmaci non funziona. Direi che la maggior parte dei farmaci funziona per il 30-50 percento delle persone. I farmaci sul mercato funzionano, ma non funzionano per tutti" (9).

Per un mucchio di altri esempi (troppo numerosi per citarli qui) che rivelano l'antiquata e cruda natura dei risultati provenienti dalla vivisezione, si veda il rapporto del 2007 intitolato "Do No Harm" che è stato redatto dalla AD-AV Society della British Columbia nel settembre 2007 (10).

Nonostante i suoi dimostrabilmente pessimi risultati, e nonostante gli eccitanti progressi in genetica e in altre aree della scienza, e il rapido sviluppo che rende la vivisezione antiquata ed obsoleta, essa persiste, non perchè porti la "verità", ma piuttosto perchè offre ampie occasioni di profitto su e giù nella lunga catena della "ricerca". C'è una tremenda pressione tra colleghi ed una profonda inerzia accademia affinché si continui a imprigionare e torturare altri esseri senzienti. Le ragioni sono molte, ma a parte il fatto che la vivisezione è un'ortodossia profondamente radicata che viene tramandata da una generazione di ricercatori ad un'altra, e a parte che la ricerca su animali non umani viene pubblicata facilmente (non sono pochi gli incentivi per praticarla negli ambienti "pubblica o muori" delle università), la vivisezione – soprattutto – produce e garantisce denaro. Continua ad essere tenuta in grande considerazione e pesantemente promossa nelle comunità mediche e scientifiche, in quanto molte università sono arrivate a dipendere fortemente dalle garanzie multi-milionarie che ricevono per finanziare la ricerca su animali non umani, anche quella che è frivola o ridondante.

Big Pharma, tra i più grandi sostenitori e beneficiari della ricerca su animali non umani, usa la sua ampia influenza - un'influenza derivata da ricche tasche e ancora più ricche relazioni incestuose con legislatori, controllori del governo, giornali medici, istituzioni a finanziamento pubblico, e dottori (11) - per sostenere la menzogna secondo cui sarebbe impossibile innovare e commerciare nuovi farmaci senza la vivisezione. Poison Pill, un libro di Tom Nesi, fornisce una decostruzione da una prospettiva interna all'industria di come la Merck fu in grado di portare in commercio il Vioxx, un farmaco che ha potenzialmente ucciso decine di migliaia di persone (12). Per queste leviataniche aziende farmaceutiche, la barbarie della vivisezione e l'inefficienza sono irrilevanti. Per assicurare il flusso ininterrotto dei loro immensi profitti, hanno bisogno della vivisezione per accelerare il processo di approvazione, in modo da dare ai consumatori l'illusione della sicurezza, e per proteggersi dalle ripercussioni legali (13).

E non dimentichiamo la quantità di affaristi subordinati che raccolgono bei soldi dall'industria della vivisezione. Tra questi ci sono le aziende che allevano (o catturano) e vendono animali non umani ai vivisettori (14), le compagnie che praticano la vivisezione come forma di appalto (15), i produttori di gabbie, i produttori di equipaggiamento scientifico, e molti altri.

La biologia evoluzionista predice, mentre la contemporanea biologia molecolare conferma, che differenze molto piccole tra specie, al livello genetico, invalidano la nozione storica per cui gli esperimenti su animali possono portare a cure e trattamenti per malattie umane.
–Ray Greek, MD

Quando avremo riacquisito i nostri cuscinetti morali, superato i dogmi ed il denaro, e buttato la vivisezione nel cestino della storia, come faremo avanzare la nostra conoscenza medica e come determineremo quali terapie mediche, farmaci e prodotti di consumo sono ragionevolmente sicuri?

C'è una miriade di modi, e mentre gli Stati Uniti hanno dimostrato una feroce resistenza a disfarsi del paradigma vivisezionista (con una commissione del Congresso che ha approvato solo 4 delle potenziali 185 alternative ai testi su animali non umani), possiamo guardare all'Europa, che ha approvato 34 alternative e ne sta sviluppando altre 170 (16).

Se ponessimo fine all'abominevole pratica della vivisezione oggi stesso, le scienze mediche e biologiche continuerebbe a progredire con gli studi clinici ed epidemiologici, che hanno collegato fumo e cancro ai polmoni dopo che anni di vivisezione non avevano dimostrato la relazione di causa ed effetto; autopsie, biopsie, studi post-mortem, che hanno aiutato enormemente i ricercatori nell'identificare e capire molte malattie; studi sugli effetti collaterali dopo l'immissione nel mercato; lastre, che hanno permesso importanti scoperte sull'anatomia e fisiologia umana; test su cellule in vitro e su culture tessutali; modelli informatici, utilizzabili per testare potenziali nuovi farmaci; cromatografia e spettroscopia (17).

E dal generale, ci spostiamo a qualche esempio specifico: nel febbraio 2008, lo NIH e l'EPA hanno iniziato un progetto di cinque anni per ridurre l'uso di animali non umani nei test di tossicità. I loro sforzi congiunti impiegheranno tecnologia robotica e test in vitro al posto della vivisezione (18).

Due biochip, chiamati Metachip e Datachip, sono stati sviluppati nel 2007. Ognuno contiene degli enzimi umani e delle cellule che possono essere usati per predire come un corpo umano risponderà ad un farmaco (19).

Negli ultimi mesi, dei bioingegnieri alla Brown University hanno creato con successo delle "strutture cellulari tridimensionali a partire da "blocchi di costruzione" di cellule viventi". Il loro scopo finale è creare dei "modelli tessutali" per replicare gli organi umani (20).

Al MIT, l'ingegnere biologico Linda Griffith, sta lavorando verso altre vie di simulazione degli organi umani. Piazzando un chip nel tessuto del fegato umano, ha dato agli scienziati un mezzo potente per studiare l'interazione del fegato con farmaci e prodotti chimici (21).

Nel dicembre 2008, la professoressa Christine Mummery del Leiden University Medical Center, nei Paesi Bassi, si è rivolto alla British Pharmacological Society e ha spiegato come i ricercatori potrebbero coltivare cellule del cuore umano a partire dalle cellule staminali embrionali, testandole su quelle anzichè su animali non umani (22).

Queste sono solamente alcune delle molte opzioni che i ricercatori possono scegliere al posto dei test su animali non umani. Eppure, nonostante abbiano numerosi strumenti a loro disposizione, e nonostante il fatto che la prigionia e la tortura di altri esseri senzienti sia un abominio morale, la comunità scientifica, guidata dall'ortodossia, il denaro, e il complesso dell'industria animale, abbraccia saldamente la vivisezione.

Quanto a lungo permetteremo al fantasma di Claude Bernard di continuare a praticare il suo sadismo e la sua scienza malata?


riferimenti:
vedi pagina sorgente
fonte: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5884
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CARLO MARTINI

 


Risposta del Cantone ticino all'interrogazione: "SPERIMENTAZIONE ANIMALE"

inoltrata da Patrizia Ramsauer

• testo interrogazione (14 giugno 2007)
• risposta del Cantone (25 settembre 2007)

 


Un delirio chiamato vivisezione

di Stefano Cagno

"Il primo di questi mostri era una scimmia di tessuto che, a comando o secondo un programma, emetteva aria compressa ad alta pressione in grado di staccare la pelle dal corpo
dell'animale. Cosa fece il cucciolo? Si aggrappò sempre più stretto alla madre, come un bambino spaventato che si attacca a tutti i costi alla madre. Non è stata riscontrata alcuna forma di psicopatologia. Ma non ci siamo arresi. Costruimmo una nuova madre surrogata mostruosa che avrebbe ruotato su se stessa così violentemente da fare tremare i denti e il capo del cucciolo. Il cucciolo si aggrappava lo stesso a lei quanto più forte poteva. Il terzo mostro che creammo aveva al suo interno una struttura di fili di ferro che al momento decisivo fuoriusciva e respingeva il cucciolo staccandolo dal ventre. Il cucciolo aspettava a terra che il filo metallico rientrasse nel corpo del mostro per poi riabbracciare la madre surrogata. Per ultima costruimmo una "madre porcospino", in grado di far fuoriuscire dalla sua superficie ventrale una serie di aculei metallici. I cuccioli ne erano terrorizzati ma aspettavano semplicemente che gli aculei rientrassero per abbracciare di nuovo le madri" (P. Singer, Liberazione Animale, Mondatori, 1991).

Qualcuno potrebbe pensare che questa descrizione sia frutto di un regista di film dell'orrore. Sono invece le parole di Hanry Harlow, uno dei ricercatori più stimati nel campo della psicologia, tanto che i libri di testo universitari sono pieni di descrizioni dei suoi lavori.
Harlow ha studiato in particolare gli effetti della deprivazione materna e dell'isolamento, soprattutto nei cuccioli di scimmia. Nel primo caso ai neonati veniva tolta la madre e lasciati soli o in compagnia di "mostri" come quelli sopra descritti. Nel secondo caso le piccoli scimmie erano messe in isolamento sociale e sensoriale, ossia erano chiuse in stanze buie e insonorizzate, quando non venivano loro cucite le palpebre.

Di tanto orrore, per cui non esistono parole sufficienti per descriverlo, l'aspetto che lascia più esterefatti è la constatazione che tali sadiche e criminali nefandezze vengano ancora fatte studiare nelle università.
Eppure, a prescindere dagli aspetti etici, la vivisezione in campo psicologico o psichiatrico è ancora più irrazionale e priva di qualsiasi fondamento scientifico rispetto agli altri campi di applicazione medico, farmacologico o industriale.
Se con le altre specie animali non condividiamo anatomia, genetica, microbiologia, fisiologia, meccanismi patogenetici, in campo psicologico e psichiatrico non condividiamo nemmeno lo strumento della comunicazione, assolutamente indispensabile per capire quanto sta accadendo a livello psichico a quanti stiamo studiando o cercando di curare.

Ma c'è di più. Agli animali mancano i lobi frontali, ossia quella parte del cervello responsabile del particolare sviluppo cognitivo degli esseri umani che li rende superiori alle altre specie per quanto riguarda l'intelligenza (e solo per quella).

Eppure voci anche prestigiose si sono levate contro l'impiego degli animali nella ricerca psicologica e psichiatrica. Tra le tante, possiamo ricordare Nancy Andreasen, una psichiatra americana, considerata uno dei massimi esperti al mondo della schizofrenia.

"Un aspetto fondamentale del problema - dice Nancy Andreasen - è rappresentato dalla mancanza di modelli animali. Molti sintomi della schizofrenia rappresentano alterazioni delle funzioni cognitive e comportamentali che si verificano solamente negli esseri umani, almeno ad un livello elevato di sviluppo. Poiché solo gli esseri umani sono dotati di linguaggio, non è possibile avere modelli animali per il disturbo del pensiero formale. Analogamente, anche per le allucinazioni uditive, che di solito comportano un contenuto verbale, non esistono modelli.

L'ipervigilanza indotta dalle anfetamine costituisce un modello poco valido per lo studio delle complesse aberrazioni del pensiero deduttivo che caratterizzano il pensiero delirante dei pazienti schizofrenici. Anche i modelli animali utilizzati dalle case farmaceutiche per testare l'efficacia terapeutica degli antipsicotici (ad esempio, catalessia, stereotipia, comportamento rotatorio) non sono validi" (Andreasen N. C. e altri. I meccanismi neurali dei fenomeni mentali. In "Schizofrenia. Dalla mente alle molecole." Andreasen N.C. Centro Scientifico Editore, 1998).

Nonostante ciò la vivisezione continua, fino ad arrivare al grottesco. Un esempio per tutti. Nei manuali diagnostici si legge che, per porre diagnosi di schizofrenia, bisogna escludere che la sintomatologia sia provocata dall'assunzione di sostanza psicoattive o da malattie fisiche o traumi cranici. Allo stesso tempo però, i vivisettori ottengono animali, secondo loro utili per capire la schizofrenia, proprio somministrandogli sostanze psicoattive (anfetamine o allucinogeni), oppure distruggendogli parte del cervello. Quindi creano una situazione che, se si verificasse in un essere umano, sarebbe condizione proprio per escludere quella malattia che i vivisettori invece si illudono di studiare.

Ma allora perché continua questa follia? Credo che meglio di tante spiegazioni personali, per capire le motivazioni di quanti continuano a compiere tanti inutili ed esecrabili esperimenti, valgano le parole di un vivisettore che, dopo tanti anni di esperimenti sugli animali, ebbe il coraggio di rinnegare quanto da lui compiuto.

"Inizialmente la mia ricerca era alimentata dal desiderio di capire ed aiutare a risolvere il problema dell'aggressività umana, - scrive Ulrich su Monitor, la rivista degli psicologi americani - ma in seguito mi resi conto che i risultati del mio lavoro non giustificavano la continuazione delle prove. Cominciai invece a domandarmi se non fossero i riconoscimenti finanziari, il prestigio professionale, la possibilità di viaggiare, eccetera a spingermi e se noi della comunità scientifica (sostenuta dal sistema burocratico e legislativo) non fossimo parte integrante del problema. Analizziamo i seguenti dati: la privazione del cibo o di altri fattori di sostentamento producono aggressività negli animali; se pensiamo che gli Stati Uniti, che contano meno del cinque per cento della popolazione mondiale, consumano il quarantacinque per cento delle risorse e dell'energia mondiali, allora noi diventiamo causa dell'aggressività e della rabbia dei popoli affamati. Quando ebbi terminato di scrivere la mia dissertazione sull'aggressività scatenata dal dolore, mia madre, che è Mennonita, mi chiese di cosa si trattasse. Dopo averle spiegato mi rispose: "Beh, lo sapevamo. Papà ci ha sempre detto di stare lontano dagli animali sofferenti perché possono attaccarci". Oggi, guardo indietro con amore e rispetto a tutti i miei amici animali, dai ratti alle scimmie, che per anni furono sottoposti a torture e come mia madre posso dire: beh, lo sapevamo" (Ulrych R. Monitor, Journal of The American Psychological Association, 1978).

Beh, anche noi lo sappiamo che la vivisezione provoca sofferenze e morte negli animali, danni per la salute umana e rovina la personalità di chi la compie, ma poteri forti e interessi personali e privati non permettono di prendere la decisione più sensata e conseguenziale: abolirla!

Stefano Cagno
Dirigente Medico Ospedaliero
Ospedale Civile di Vimercate (MI)



Se la scienza diventa crudele


UN GIORNO degli anni Sessanta, dieci soldati degli Stati Uniti vennero imbarcati su un aereo nella base militare di Fort Hunter Liggett, in California (Usa) per quella che credevano una missione di routine. Ma quando l'aereo fu in volo la voce frenetica del pilota annunciò: "Siamo in emergenza, un motore si è fermato e il sistema d'atterraggio è fuori uso. Tenterò comunque di ammarare nell'oceano. Preparatevi al peggio". Passarono pochi minuti durante i quali i militari furono preda della più angosciante paura. Mentre ormai pensavano a come sarebbero morti, ecco apparire un'hostess che chiese loro di riempire un modulo per l'assicurazione. Obbedienti, fecero quanto loro richiesto. Una volta ritirati i moduli ecco la voce del comandante: "E' stato uno scherzo da ragazzi. Il volo è perfetto, preparatevi all'atterraggio nelle migliori condizioni". In realtà non era stato proprio uno scherzo, bensì un esperimento per verificare il comportamento dei soldati sotto uno dei peggiori stati di stress, un esperimento voluto dalla United States Army Leadership Human Research Unit.

Questo terrificante esperimento è uno dei dieci che la rivista scientifica New Scientist ha classificato come i più terribili che siano mai stati realizzati dall'uomo. Un lavoro enorme su migliaia e migliaia di riviste scientifiche che nel corso degli anni hanno riportato gli esperimenti e i relativi commenti. Ma quale è stata la conclusione dell'esperimento della Human Research Unit?
Semplice: "Lo stress estremo danneggia l'abilità cognitiva".


Qui sotto alcuni esperimenti tra i dieci ritenuti più crudeli:


- nel 1962 il direttore del Lincoln Park Zoo di Oklahoma City (Usa) sparò un proiettile utilizzato per narcotizzare gli elefanti con una dose di LSD 3.000 volte superiore a quella che prendevano normalmente i drogati. Voleva verificare gli effetti della droga sull'animale. Per alcuni minuti l'elefante divenne estremamente aggressivo e pericoloso, poi cadde a terra e nell'arco di pochi minuti morì.
Risultato: Gli elefanti sono altamente sensibili all'LSD".

- Nel 1933 Clarence Leuba, professore di psicologia all'Antioch College in Yellow Springs, Ohio (Usa), realizzò un lungo esperimento sul proprio figlio sottoponendolo a ripetute prove di solletico per verificare se il riso che ne scaturiva era direttamente collegato al solletico o era un fatto psicologico.
Risultato: la risata è strettamente collegata con il solletico.

- Nel 1924 Carney Landis dell'Università del Minnesota volle verificare se le espressioni facciali del disgusto siano sempre le stesse. E allora sottopose vari volontari a respirare ammoniaca, a rovistare in un secchio dove, all'insaputa dei volontari, erano state messe delle rane e a guardare immagini pornografiche.
Risultato: il disgusto non ha una semplice espressione, ma ve ne sono di vario tipo.

- Nel 1939 Robert Cornish, della University of California (Usa) volle tentare di riportare in vita animali morti senza che fossero danneggiate parti interne importanti, introducendo in loro anticoagulanti e adrenalina. Prese vari cani, li chiamò tutti Lazzaro, e dopo averli asfissiati li sottopose all'esperimento: alcuni morirono, altri si ripresero, ma rimasero ciechi.
Risultato: alcuni animali possono ritornare in vita, ma rimanere cechi.

- Nel 1954 il chirurgo Vladimir Demikhov diede vita a un cane con due teste. Volendo mostrare al mondo intero il suo esperimento, chiamò i giornalisti che poterono osservare come il cane con la propria testa prendeva il latte da una ciotola, mentre la seconda non sentiva il bisogno di mangiare. Ma nell'arco di pochi giorni la sua bocca si seccò completamente e dopo 6 giorni il cane a due teste morì.
Non contento Demikhov riprovò l'esperimento per 19 volte.
Risultato: animali con due teste risultano incompatibili.

Gli altri esperimenti riguardano tentativi di insegnare a ragazzi durante il sonno, prove su tacchini maschi per verificare se si eccitano sessualmente di fronte a femmine senza testa, prove di assunzione di vomito di pazienti affetti da febbre gialla per verificare la trasmissibilità della malattia e prove per verificare fino a che punto una persona è in grado di dormire in condizioni disagiate, fino a tenere aperti gli occhi.

Luigi Bignami
Fonte: www.repubblica.it

 


Bambini iperattivi, gli psicofarmaci provocano allucinazioni

di Adele Sarno

fonte: http://www.italiachiamaitalia.net/news/132/ARTICLE/13771/2009-08-21.html

 

Allarme della FDA, l'agenzia americana per il farmaco, sui farmaci usati per trattare il disturbo da iperattività e deficit di attenzione per i gravi effetti collaterali. Meglio un approccio psicoterapeutico

Provocano allucinazioni e alcuni possono creare danni epatici. Sono i farmaci per curare il disturbo da iperattività e deficit di attenzione. Uno studio effettuato dai ricercatori della Food and Drug Administration, l'Agenzia americana per il farmaco, ha rilevato che le molecole usate per trattare la sindrome ADHD, ovvero il disturbo da iperattività e deficit di attenzione, possono dare allucinazioni ai bambini. Alcuni hanno avuto la sensazione allucinatoria di vermi, serpenti e altri animali striscianti sul loro corpo. Secondo i risultati del progetto di screening "PRISMA" promosso dal ministero della Salute, in Italia162.000 bambini sono potenzialmente destinatari di terapie a base di psicofarmaci utili a trattare la sindrome da iperattività e da deficit di attenzione.

"Prima di somministrare un farmaco – spiega Emilia Costa, titolare della prima Cattedra di Psichiatria dell'Università di Roma La Sapienza – bisogna fare una diagnosi. Per curare un bambino affetto da ADHD occorre un progetto terapeutico specifico e personalizzato che tenga conto del cervello in via di evoluzione nell'infanzia e nell'adolescenza, e di tutti quei fattori che possono produrre alterazioni anche irreversibili. In tutti i casi la diagnosi va formulata da uno psichiatra o da un neuropsichiatria infantile con accertata esperienza sul campo e non certo come spesso avviene da genitori o insegnanti".

I sintomi della malattia. Si distraggono facilmente e sembra che abbiano altro in mente. Sono impulsivi, hanno difficoltà a organizzare azioni complesse e si stancano subito. Sono bambini e potrebbero essere affetti da ADHD, disturbo da iperattività e deficit di attenzione. Il loro comportamento si rivede in ogni situazione: a scuola mentre seguono una lezione, a casa se fanno i compiti, in un ambiente ludico, cioè quando giocano con i genitori e con i coetanei, se sono davanti alla televisione o a tavola. Per modificare e 'normalizzare' il comportamento di alcuni pazienti iperattivi e con deficit d'attenzione si utilizzano psicofarmaci.

"È necessario ricordare – continua la Costa – che il nostro cervello è effetto e causa del divenire umano e che questo significa che la cultura di oggi diventerà il patrimonio genetico dei bambini di domani, cioè che pensieri, atteggiamenti e comportamenti di oggi vengono trasmessi alle future generazioni e se noi influenziamo il cervello in evoluzione con sostanze o interventi inappropriati creiamo bambini disturbati. Quindi chi ha potere decisionale in campo di Psicofarmacologia deve rendersi conto che se sbaglia anziché favorire l'evoluzione favorisce l'involuzione".

Lo studio della FDA: attenzione al rischio allucinazioni. Sono stati analizzati 49 studi clinici, che riguardano questi prodotti farmaceutici, in uno studio pubblicato su Pediatrics e diretto dal professor Andrew Mosholder. Secondo quanto riportato dall, l'FDA ha analizzato il Ritalin della Novartis AG, il Focalin XR, i cerotti dermici Adderall XR e Daytrana della Shire Plc, Concerta della Johnson & Johnson, Strattera della Eli Lilly e Metadate CD della CoCelltech Pharmaceuticals Inc.
"Il numero di casi di psicosi o mania nei trial clinici pediatrici era basso - ha tranquillizzato Mosholder - ma comunque non trascurabile, abbiamo notato infatti la completa assenza di simili eventi nel gruppo placebo di questi studi". Fatto sta che alcuni bambini avevano allucinazioni.

Anche danni epatici. Ancora una volta è la FDA a lanciare l'allarme. Ha infatti emesso una comunicazione sui danni epatici (anche mortali) che hanno riportato i piccoli in cura con la molecola atomoxetina (nome commerciale Strattera). E così, ha emesso una comunicazione per i medici americani, sollecitandoli a informare immediatamente le famiglie dei loro pazienti circa i rischi associati all'uso del medicinale. Infine chiedevano "di contattare il proprio medico al primo sintomo di fatica, perdita di appetito, nausea, vomito, prurito, urine scure, ittero della pelle, gonfiori dell'area epatica o inspiegabili sintomi influenzali". L'atomoxetina è stata approvata nel 2002 come psicofarmaco per trattare i bambini iperattivi, distratti ed agitati e da pochi mesi è in commercio anche in Italia.

L'FDA nella sua comunicazione scrive che "mentre nella fase di pre-commercializzazione non erano stati evidenziati segnali circa possibili danni gravi al fegato, i report successivi alla commercializzazione hanno identificato nell'atomoxetina un elemento causante malattie epatiche, anche gravi ed a volte mortali".

Le terapie possibili. L'alternativa all'approccio farmacologico è quello psicoterapeutico. Un farmaco elimina il sintomo ma non risolve il disturbo profondo, spesso causa della malattia. "Fermo restando che ogni storia è a se e non possiamo generalizzare, il successo delle psicoterapie è noto in letteratura scientifica, ma troppo spesso ignorato in terapia. Vengono utilizzati con una certa leggerezza psicofarmaci e si crede che le terapie non farmacologiche non funzionino: il problema invece è che sono state 'snobbate' per lungo tempo a favore di soluzioni dagli effetti più immediati".

Insomma se è vero che il farmaco ha una sua dignità d'utilizzo, nei casi 'limite' in cui è appropriato (cioè quando il bambino può fare del male sia a se stesso sia agli altri) va detto però - sottolinea l'esperta - la psicoterapia modifica anch'essa realmente la struttura cerebrale e influisce concretamente e positivamente sul comportamento, e tali miglioramenti sono tangibili e misurabili. "Non comprendo quindi come si possa continuare ad ignorare questi fatti – conclude Emilia Costa – prediligendo sempre l'approccio biologico, organicista e farmacologico e declassando superficialmente la psicoterapia a 'quattro chiacchere' tra terapeuta e paziente'.

 


PAPILLOMA VIRUS: ennesimo fallimento della sperimentazione animale

dott. Stefano Cagno, marzo 2009

Il vaccino, sicuro sugli animali, ha avuto risultati disastrosi sulle persone

Il papilloma virus umano è molto diffuso: ne esistono oltre cento sierotipi, ma di questi solo alcuni sono capaci di provocare alterazioni della mucosa dell'utero che possono portare al tumore. Cercare una cura per eliminare il papilloma virus, e quindi per evitare che molte donne contraggano un tumore all'utero, è sicuramente un'iniziativa condivisibile.

La strada per il momento percorsa è stata la creazione di un vaccino che naturalmente, come tutti gli altri, è stato sperimentato sugli animali, giudicato efficace e sicuro e quindi commercializzato e somministrato, soprattutto alle ragazze di 12 anni. Se andiamo a visitare i siti dove si parla della vaccinazione, possiamo leggere come sia sicura e in grado di provocare rarissimi effetti collaterali di scarsa importanza.

Tuttavia, nonostante questo idilliaco quadro che ci testimonierebbe dell'eccellente risultato ottenuto anche grazie agli animali vivisezionati, nei giorni scorsi è stata diffusa la notizia che in Spagna, in base ai dati del Sistema di Farmacovigilanza, dall'inizio della campagna di vaccinazioni contro il papilloma virus umano fino allo scorso 10 febbraio, sono stati almeno 120 i casi di adolescenti con possibili reazioni avverse al vaccino, dei quali 45 considerate gravi.

Sette delle giovani in questione sono state ricoverate, cinque con convulsioni, mentre un terzo del totale ha riportato problemi neurologici come nausea, sincopi o perdita di conoscenza. Curiosamente, fonti del Ministero della Sanità assicurano, invece, che si sono registrati solo cinque casi di possibili effetti avversi al vaccino.

Se però abbiamo la pazienza di cercare in giro per il mondo quelle informazioni, che i cultori della vivisezione non amano sentire, possiamo trovare che negli Usa il Washington Time riporta 20 Stati nei quali si sono verificate reazioni avverse che vanno dalla perdita di coscienza al collasso e 13 casi di Guillame-Barré; il National Vaccine Information Center segnala 5 casi di morte, 51 di invalidità e 1358 ricoverate d'urgenza, L'Emea (European Medicines Agency) ha comunicato che due giovani donne sono morte improvvisamente dopo aver ricevuto la vaccinazione contro il papilloma virus. Una delle morti è avvenuta in Austria e l'altra in Germania. La causa dei decessi non è stata identificata, ma queste due morti fanno seguito al decesso di altre tre ragazze di 12, 19 e 22 anni, avvenute negli Stati Uniti, alcuni giorni dopo la somministrazione del vaccino.

Per questo motivo è stato lanciato nel mondo un appello da parte di oltre 4mila ricercatori spagnoli, di cui il primo firmatario è Alvarez-Dardet, direttore del Journal of Epidemiology and Community Health, per una moratoria delle vaccinazioni contro il papilloma virus, sicurissime negli animali, ma evidentemente non negli esseri umani.

L'opinione pubblica è da sempre sottoposta ad una costante cattiva informazione riguardante gli esperimenti sugli animali. Quanti sono favorevoli a questo tipo di ricerche condizionano sistematicamente le persone a ritenere gli animali da laboratorio indispensabili per il progresso scientifico.

Il campo dove è impiegato il maggior numero di animali è proprio quello dei test per i farmaci e i vaccini. Gli studi sugli animali dovrebbero stabilire se le sostanze in fase sperimentale sono terapeutiche, ossia in grado di guarire la malattia per la quale saranno impiegate e innocue, ossia non provocheranno gravi effetti collaterali. Così periodicamente i mezzi di comunicazione di massa sparano in prima pagina gli eccezionali risultati ottenuti nei laboratori di vivisezione, ma sistematicamente tralasciano di informare la gente tutte quelle volte, e sono l'assoluta maggioranza, nelle quali la somministrazione di queste sostanze innocue per gli animali si dimostrano poi tossiche o, nel migliore dei casi, inutili negli esseri umani.